Per un paese in guerra, un tale simbolo manda un messaggio importante; ma per un paese che ospita il Concorso canoro Eurovision, un fenomeno annuale abbracciato e celebrato da milioni di spettatori, spesso vinto da artisti lgtb, la raffigurazione è ancora più rimarchevole.
“La libertà è la nostra religione”, riporta il cartellone.

Significativamente, alla Russia è stato vietato di partecipare alla competizione di quest’anno, perché ha scelto come suo rappresentante per Eurovision un concorrente che visitando la Crimea occupata dai russi, aveva violato la legge ucraina; ma probabilmente, merita maggior nota, il fatto che il governo del presidente Vladimir Putin, che sta sostenendo i secessionisti che combattono nell’Ucraina orientale, è anche notoriamente omofobico. La “Libertà” non è la religione del Cremlino, anzi come ha ricordato Igor Yakovenko, su Kasparov.ru, la religione di Putin è la “guerra”.

Tuttavia l’atmosfera nel centro a Kiev non è così serena e spassionata come vorrebbero i concorrenti o molti ucraini: i nazionalisti di destra e i leader religiosi stanno criticando come troppo liberali alcune decorazioni della città.
“Il simbolo della catena rotta rappresenta la nostra lotta per liberarci dalla Russia, ma proprio dietro l’angolo c’è un’altra forte metafora che sta rendendo rabbiosi i nazionalisti” ha spiegato un dirigente lgtb dell’Ucraina, Zoryan Kis, mentre in via Kresciatik indicava un enorme arco dipinto con i colori dell’arcobaleno.

Infatti, quando le autorità hanno deciso di dipingere il gigantesco monumento sovietico, l’Arco dell’Amicizia dei Popoli, con i colori dell’arcobaleno, sono subito nati i malumori e le tensioni tra i liberali sociali del municipio di Kiev e i politici conservatori di destra.
I nazionalisti radicali hanno minacciato i lavoratori e hanno bloccato le opere di tinteggiatura rilasciando una dichiarazione: “Noi, il Settore Destro, Svoboda e altre organizzazioni nazionaliste non siamo d’accordo con queste cosiddette decorazioni”.

La comunità lgtb ucraina ha accolto con favore l’idea di ricoprire l’arco con i colori felici dell’arcobaleno e il monumento è stato reso il simbolo dell’evento Pride di Kiev, che gli organizzatori lgtb prevedono di presentare per giugno.
“L’arcobaleno mostra che la nostra rivoluzione non è ancora finita”, ha sorriso Kis.
Anche se il livello di omofobia in Ucraina non è così drammatico come in Cecenia o in altri altri stati post-sovietici, i gay locali sono preoccupati per l’incremento del nazionalismo.

Il mese scorso, le tre principali forze politiche nazionaliste – Settore Destro, Svoboda e Corpo Nazionale, hanno proposto alla Verkhovna Rada, un memorandum che si propone di costituire una nuova Unione dei paesi dal Mar Baltico al Mar Nero. “I nazionalisti pensano di poter trascinare l’Ucraina in un discorso lontano dall’Europa, ma sarebbe un suicidio – ha dichiarato Timur Levchuk, il leader del gruppo lgtb, Fulcrum – I nazionalisti hanno solo un piccolo sostegno in Ucraina, ma sono pericolosi perché spesso le autorità rientrano nella loro influenza e affermano: “questo è quello che pensano i patrioti”.

La prossima settimana i visitatori europei potranno godere della città di Kiev in tutta la sua bellezza, con musica dal vivo, feste di strada e cocktail serviti su verande aperte. La primavera è scoppiata e i parchi sono spruzzati di fiori di ciliegio, castagno e lilla.
Ma i visitatori potranno anche vedere in Piazza Maidan, i drammatici ritratti di soldati ucraini lasciati senza gambe e braccia dalle armi delle forze ibride russe. Vedranno anche l’arcobaleno, e capiranno che ancora una volta hanno vinto gli ultra-nazionalisti ucraini.

Giovedì il sindaco di Kiev, Vitaliy Klichko, in televisione ha affermato che il vuoto lasciato sull’arcobaleno sarebbe stato dipinto con i colori delle insegne nazionaliste.
“È ancora una dichiarazione fredda per un Paese che ha appena avuto la sua prima sfilata di orgoglio pacifico – ha sottolineato Mustafa Nayem, un membro del parlamento – Immaginiamo un enorme arcobaleno nelle attuali e sempre più conservatrici città di Parigi o Budapest – ha insistito Nayem – Sì, abbiamo problemi, le ali di destra e di sinistra discutono, ma Eurovison è la nostra chance per dimostrare quanto siamo cambiati: l’Ucraina non è mai stata così tanto vicina all’Europa, quanto non lo sia oggi”.