Vincere in Ucraina

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S’afferma che le cause senza speranza sono le uniche per le quali vale la pena di lottare: a prima vista, questa è l’Ucraina. Tutti i giorni udiamo dei problemi che affliggono questo paese, ma i due più gravi sono la corruzione e il conflitto in corso con la Russia. Due inezie!
La corruzione è onnipresente. Notoriamente, gli oligarchi ucraini hanno rubato enormi quantità di ricchezza e la stanno usando per controllare l’ordine politico del paese; ma la corruzione è anche nella vita quotidiana. Non è raro per gli studenti universitari dover pagare per superare gli esami, sostenere una tesi, o ottenere un diploma; i diabetici sono senza insulina, ai bambini mancano i vaccini e i pazienti affetti da HIV / AIDS muoiono perché non riescono ad ottenere i farmaci, mentre i medici depauperano i pazienti e il sistema; vuoi una licenza per questo o quello? Devi pagare sotto il tavolo. Transparency International pone l’Ucraina al 142° posto su 175 paesi della sua classifica mondiale. Questo è alla pari con l’Uganda, peggio della Nigeria (136), e lontano dall’esempio dell’ex-repubblica sovietica della Georgia, che è al 50 ° posto. Per stessa stima del governo ucraino, la “economia sommersa” del paese è pari al 50 per cento del dato ufficiale del PIL.
Il presidente Petro Poroshenko, è stato sotto costante fuoco sia in patria che all’estero perché con le riforme si sta muovendo troppo lentamente, l’economia è a rilento e non riesce a costruire la fiducia del pubblico attorno al governo; ma il problema centrale è il sistema giuridico. Il paese ha 18.000 pubblici ministeri e 10.000 giudici, con un buon numero di corrotti. I sondaggi mostrano che oltre i tre quarti del paese non si fida della magistratura, e praticamente, tutti vedono il corrente procuratore generale, Viktor Shokin, come uno che blocca le indagini contro i corrotti pubblici ministeri e giudici. L’ex KGB, ora il servizio di sicurezza dell’Ucraina, SBU, ha 4.000 agenti incaricati a combattere la corruzione. Non è chiaro quanti di loro lavorino e quanti semplicemente siano alle dipendenze a tempo pieno dei cekisti di Mosca. Più di una decina sono legati a schemi di corruzione. Mettere il paese sulla strada giusta è scoraggiante.
Tutto si muove, a quanto pare, a passo di lumaca. Ad esempio, Poroshenko non ha ancora toccato la riforma delle centinaia di imprese di proprietà statale, chiave del sistema di corruzione. I ministeri si puntano il dito l’un l’altro. I critici sostengono che il primo ministro Arseniy Yatsenyuk, non ha fatto abbastanza. Ognuno è alla ricerca di innovazioni: le persone sono stufe di incrementi mai eseguiti.
Niente di tutto questo però, dovrebbe essere una sorpresa. La storia ucraina sin da dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, è stata una delle deluse aspettative. Anche la precedente rivolta contro la corruzione politica ed economica, la rivoluzione arancione del 2004, non ha portato a nulla. Le “fatiche ucraine” però, non sono inaspettate sia a Washington che nelle capitali europee.
Sono passati solo due anni, da quando sono cominciate le pacifiche proteste in risposta alla non adesione all’Europa, e ancora meno tempo è passato, da quando le violente repressioni di piazza Maidan a Kiev hanno portato all’estromissione del vecchio presidente, all’elezione di Poroshenko nel maggio 2014 e all’elezione di un nuovo parlamento nell’ottobre successivo. Roma, come si dice, non è stata costruita in un giorno, in particolare una “Roma” con tanto letame.
In tanti vogliono fare dei paragoni con la Germania dell’Ovest e con la Estonia, ma non credo che sia così facile. La Repubblica democratica tedesca è stata acquisita dalla Germania occidentale che le ha parato praticamente tutti i colpi, e l’Estonia ha una piccola popolazione di 1,3 milioni di persone, in contrasto con l’Ucraina che ne conta 44,8 milioni.
L’Ucraina ha avuto dei progressi. La situazione fiscale è stata in gran parte stabilizzata; il PIL del paese ha smesso di essere amministrato; sono in corso le riforme nel sistema bancario; i giudici hanno cominciato ad essere licenziati; è stato nominato un procuratore anticorruzione; è in corso di realizzazione un piano per un sistema giudiziario indipendente; è stato messo in atto un sistema trasparente di appalti pubblici elettronici; sono state stabilite delle misure per ridurre i sussidi energetici domestici, i quali erano fonte di massicce corruzioni.
In autunno di quest’anno, sia a Kiev, che in altre importanti città, è stata messa in opera una nuova forza di polizia con il compito di reprimere le tangenti. Queste iniziative si sommano al successo che il paese ha tenuto con le tre elezioni nazionali libere ed eque dopo le proteste Maidan. E perché nessuno lo dimentichi: l’Ucraina è in guerra.
Vladimir Putin, attorno alla correzione di rotta ucraina, ha annesso la Crimea nel marzo 2014 e, subito dopo, ha iniziato il conflitto in Ucraina orientale, dove, fino a quel momento, i russi avevano vissuto piuttosto pacificamente a fianco degli etnici ucraini. Askold Krushelnycky, un ex giornalista della BBC, che ha trascorso più della metà dell’anno nelle zone dei combattimenti scrive: “La gente deve capire che questa è una vera e propria guerra, si usano i carri armati e l’artiglieria e i soldati feriti di ritorno dall’est sono senza arti e si trovano con le loro vite cambiate per sempre”.
A Putin non deve essere consentito di vincere in Ucraina. La prima ragione è di tipo morale. Certo, si tratta di un argomento difficile da affrontare ora, perché quello che sta succedendo in quest’angolo d’Europa mal si sposa con le pressanti questioni quotidiane degli europei; tuttavia, l’energia e l’idealismo dei giovani ucraini vanno considerati con rispetto e ammirazione. Con tutti i suoi problemi, la società civile in Ucraina è viva e vegeta.
Le ONG a Kiev sono piene di notevole entusiasmo, scopo e unità.
Putin vuole che il paese fallisca, il che significa una sola cosa: l’Ucraina non può essere una parte dell’Occidente nel vero senso della parola. L’adesione all’Unione europea, senza l’adesione alla NATO, non porterà nessuna evoluzione dello stato di diritto. L’Ucraina è un pezzo importante della scacchiera del Cremlino. Come ha ammesso Zbigniew Brzezinski alla fine del 1990, “se Mosca riacquista il controllo sull’Ucraina, con i suoi 52 milioni di persone e grandi risorse, nonché l’accesso al Mar Nero, la Russia automaticamente riprende di nuovo i mezzi per diventare un potente stato imperiale”. Questo è il motivo per cui a Kiev ci sono un buon numero di “stranieri vicini” che aiutano le forze filo-occidentali. Gli esteri delle ex repubbliche sovietiche sanno che, se l’Ucraina viene risucchiata nell’orbita russa, i paesi vicini sentiranno sul collo il morso del Cremlino ancora più forte di quello che ora percepiscono.
Ma alla base del conflitto, la lotta ideologica non è meno importante. Putin non si può permettere che un paese delle dimensioni dell’Ucraina, con la sua vicinanza e affinità culturale, possa creare un attraente modello alternativo al suo Stato di gangster in Russia. Non è mai stato chiaro se sia solo un problema di Putin o un problema della Russia; sappiamo, tuttavia, che questo boss del Cremlino gioca sul sicuro, imbavaglia i media, frena (o peggio) i dissidenti e soffoca tutte le aspirazioni liberali che emergono in Russia. Il successo in Ucraina non può che essere un problema per Putin.
Più in generale, il fallimento in Ucraina mette un paletto nel cuore dell’idea europea: “unita e libera”. È già abbastanza grave che l’Occidente, a tutti gli effetti, abbia subito la conquista militare e l’annessione della Crimea come l’annessione de facto dei territori georgiani dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud. La cosa che gli accomodanti non riescono a vedere, però, è che c’è qualcosa di più grande in gioco: abbandonando l’Ucraina e gli altri aspiranti euro-atlantisti si acconsente alle sfere di influenza, si concede la legittimità, la quale fornisce un’aura di successo ad una forma di nazionalismo autocratico che per debellarlo, l’America e i suoi alleati, hanno combattuto ben due guerre. In breve, non solo Putin non deve vincere in Ucraina, ma si deve far in modo che appaia un perdente sia a livello nazionale che internazionale.
Gli ucraini stessi, in ultima analisi, fanno la parte del leone delle responsabilità del proprio successo o fallimento; ma gli Stati Uniti, insieme con l’Unione europea, sono in grado di fare la loro parte attraverso aiuti economici, intelligence, sostegno militare e solidarietà diplomatica. E mentre Washington, Bruxelles e le altre capitali europee devono continuare a esercitare pressioni sul governo ucraino affinché prosegua con le riforme, non dovrebbero gettare le loro mani perché frustrati che le cose previste non si sono avverate in una notte. Vincere in Ucraina conta per entrambi, ucraini e Occidente.

Gabrielis Bedris

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