Condannato a duemila frustate perché ateo

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Continuano a segnalarci una notizia di qualche mese fa, purtroppo non è una bufala ma una notizia vera. Abbiamo quindi deciso di spiegare qui cos’è successo e perché.

Arabia Saudita, si proclamò ateo su Twitter: condannato a duemila frustate

 

Il simbolo della Commissione per la propagazione della Virtù e la prevenzione del Vizio

Un uomo di ventotto anni, utente di Twitter, ha scritto centinaia di tweet che criticavano la politica religiosa del suo paese, l’Arabia Saudita. I tweet sono stati giudicati offensivi per il Corano e la Commissione per la propagazione della Virtù e la prevenzione del Vizio, altrimenti nota come Polizia Religiosa, ha emesso una sentenza di condanna per l’uomo.

Purtroppo la notizia è vera, usando un generosissimo eufemismo nel Paese in cui soggiornò il profeta Maometto la situazione della libertà di espressione non è tra le migliori. Nel 2014 fu emessa una legge secondo la quale chiunque si renda promotore di un atteggiamento critico verso la religione è considerato alla stregua di un terrorista, queste sono le linee-guida per definire un “terrorista”:

Articolo 1: “Chiunque faccia appello al pensiero ateista in qualsiasi forma, o dubiti dei fondamenti della religione islamica su cui si basa questo paese”.

Articolo 2: “Chiunque ripudi la propria lealtà ai legislatori del paese o che si leghi a qualsiasi partito, organizzazione, corrente (di pensiero), gruppo o individuo all’interno o all’esterno del Regno”.

Articolo 4: “Chiunque aiuti un’organizzazione, gruppo, corrente (di pensiero), associazione o partito, o dimostri di esservi affiliato, o di essere un simpatizzante, o promotore, o partecipante a un incontro, sia all’interno che all’esterno del Regno; questo include qualsiasi espressione: una registrazione audio, una scrittura o un’attività su un social network (in ogni forma) o su un sito internet; facendo circolare dei contenuti legati a queste entità, usando slogan o simboli che li supportino o dimostrino la simpatia per queste entità”.

Aricolo 6: “Chiunque contatti o corrisponda con qualsiasi gruppo, corrente (di pensiero) o individuo ostile al Regno”.

Articolo 8: “Chiunque cerchi di danneggiare il tessuto sociale o la coesione nazionale, istituendo, partecipando, promuovendo o incitando a sit-in, proteste, incontri o comunicati in ogni forma, o chiunque minacci l’unità e la stabilità del Regno in ogni forma”.

Articolo 9: “Chiunque partecipi a conferenze, seminari, o incontri all’interno o all’esterno del Regno, mirando alla sicurezza della società o creando discordia nella società”.

Articolo 10: “Chiunque inciti dei Paesi, comitati o organizzazioni internazionali a diventare antagonisti al Regno”.

Non è la prima volta che la polizia religiosa si rende colpevole di un vero e proprio attentato alla libertà di espressione in rete contro l’ateismo, un altro celebre caso fu quello di Raif Badawi, blogger saudita che si “macchiò” di queste colpe, venendo condannato a una pena simile.

cattura

Federico M.

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