Le conseguenze a lungo termine di una tale scelta politica, se effettivamente attuata, sono altrettanto gravi: i siti web che rientrano nel divieto spesso forniscono elementi fondamentali in materia di incriminazione, ad esempio l’impegno militare russo in Ucraina orientale – da Mosca sempre negato.
Il decreto di Poroshenko entrato in vigore si inserisce nella decisione del Consiglio nazionale di sicurezza e di difesa del 28 aprile 2017, “Sulle misure economiche e altre misure restrittive – sanzioni – personali”.

I fornitori di Internet sono ora obbligati a bloccare l’accesso a VKontakte, Odnoklasniki, Yandex e ad altri servizi russi. La nuova decisione prevede sanzioni contro 468 soggetti giuridici, tra cui VKontakte, ecc., Kaspersky Laboratory e Dr. Web. Le sanzioni economiche saranno applicate anche ai principali canali televisivi russi. Inoltre verranno inflitte sanzioni contro 1.228 persone, provenienti dalla Russia, Ucraina e altri paesi. L’applicazione delle sanzioni, così come il congelamento dei beni, nel caso del cittadino ucraino Olena Berezovska, potrebbero scontrarsi con realtà giurisprudenziali e problemi legali. Berezovska ad esempio, vive a Mosca e gestisce “Ukraina.ru”, un sito pro-russo creato in Russia e finanziato dal Cremlino; ma non appare chiaro come ad un cittadino ucraino possa venir vietato l’ingresso in Ucraina, o come gli si possa applicare “il blocco dei beni”, che è possibile solo sulla base di un ordine di un tribunale.

E oggi, mentre molti ucraini stanno reagendo con rabbia e accusano il governo di censura, altri, in quanto parte di una “questione di sicurezza nazionale”, ritengono che la disposizione doveva essere stata presa molto tempo fa.

Il politico Taras Berezovets, ha definito “inammissibile che nel terzo anno di guerra con la Russia esista una tale indignazione” quando Mosca da parte sua sta usando i suoi principali canali per sabotare e inficiare di falsità l’informazione ucraina. Non dobbiamo confondere la censura con la difesa della sicurezza nazionale. VKontakte, Odnoklasniki e Mail.ru sono utilizzati per trasmettere la propaganda, la contropropaganda e il servizio di sicurezza russa li usa per nutrire discredito e false informazioni sull’Ucraina. Berezovets afferma inoltre, che queste reti sono utilizzate “per coordinare attività e / o reclutare nuovi agenti per l’intelligence russa”, nonché altre “attività distruttive”.

Secondo quanto riportato, il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina [SBU] è da molto tempo che sta avvertendo i cittadini ucraini di allontanarsi da tutte le reti russe, e ci sono certamente dei buoni motivi: la FSB ha l’accesso diretto a VKontakte. L’attivista tartaro di Crimea, Remzi Bekirov, è stato recentemente incarcerato per un post che aveva scritto sette anni fa su una pagina VKontakte – lui stesso, dopo un giorno, lo aveva cancellato.
I social media incriminati sono tutti russi e abbondano di materiale anti-ucraino. Il giornalista Artur Hor, (https://apostrophe.ua/ua/article/society/media/2017-02-22/vk-i-ok-na-zamok-zachem-ukraintsev-spasayut-ot-sotssetey/10361 ) per fare una prova, ha digitato “anti-Maidan” e gli si è presentato l’incredibile numero di 2,5 mila gruppi. Quando invece ha digitato “Novorossiya” – il termine utilizzato dal presidente russo Vladimir Putin per sostenere che il Donbas e diverse regioni dell’Ucraina sudorientale non erano parte dell’Ucraina – gli sono apparsi 3,2 mila gruppi. In entrambi i casi, c’erano registrati in Ucraina oltre 100 mila iscritti.

Sulle reti sociali, ci sono molti gruppi che si “spacciano pro-ucraini”, invece sono minacciosi e sono amministrati da cittadini russi. Lo stesso vale per alcuni media, come l’agenzia di stampa Kharkov (nahnews.org) che, ogni visitatore suppone ragionevolmente che abbia la base a Kharkiv, in Ucraina; invece il sito è citato regolarmente dai media russi controllati dallo Stato quando vogliono fare dei riferimenti “a fonti apparentemente ucraine”. Nahnews.org è effettivamente gestito da San Pietroburgo ed è probabilmente una delle aziende di ‘troll factory’ di proprietà di Yevgeny Prigozhin, un milionario, spesso definito il “cuoco preferito del presidente russo Vladimir Putin”.

Altri sono rivolti a provocazioni deliberate o peggiori. L’SBU, per esempio, ha riportato le attività di un certo Serhiy Zhuk, che finge di essere un patriota ucraino che vive in Ucraina, invece vive in Russia, da dove ha creato, insieme ad altri, una serie di gruppi denominati “Patrioti d’Ucraina”, “Maidan-3”, “Tutti su Maidan”, chiaramente tutti volti a provocare proteste di massa.

I contro-argomenti sono tuttavia convincenti: è molto facile per la FSB – il servizio di sicurezza russo – controllare VKontakte e Odnoklasniki, che fanno parte di Mail.ru.Group, del quale l’oligarca russo, Alisher Usmanov, detiene la maggioranza delle azioni. Usmanov, è conosciuto per le sue strette relazioni e la sua assoluta fedeltà politica al presidente russo Vladimir Putin. La FSB, comunque, può raggiunere lo stesso scopo anche su Facebook, dove già opera tramite numerosi siti web ucraini che regolarmente utilizza per diffondere false storie separatiste e spingere le narrazioni pro-russe.

Nel frattempo, Il ministero degli affari esteri dell’Ucraina, nella persona di Marian Betz, in una sua nota su Twitter, ha definito cinismo la dichiarazione emessa dal ministero estero della Federazione russa in seguito alle sanzioni imposte contro le risorse web e le reti sociali russe in Ucraina.
“L’aggressore, che è contrario a tutte le norme, che ha occupato la Crimea e sta sostenendo la guerra nel Donbass, ci viene a parlare di legge e morale. Siamo al massimo del cinismo” ha scritto Betz. Si noti che le sanzioni contro le risorse Internet russe rimarranno in vigore per tre anni.
“Se stiamo parlando dell’attuale decreto presidenziale, questo si attuerà quando entrerà in vigore. Se stiamo parlando di ulteriori azioni, ci sarà bisogno di un anno o due, o forse più e circa di 1 miliardo di dollari da parte dello stato” ha spiegato il presidente del consiglio dell’associazione Internet d’Ucraina Alexander Fedenko, al canale televisivo “112 Ucraina”.

Certo che, quello che interessa in Ucraina, è prima di tutto capire la motivazione che ha portato ad una tale azione. In un messaggio su Vkontakte, il presidente Poroshenko ha scritto:
“La guerra ibrida richiede risposte adeguate alle sfide. Ecco perché, per influenzare l’avversario e condurre una contro-propaganda, il mio team ha utilizzato pagine su alcune reti sociali russe. Ma i cyberattacks russi sono enormi in tutto il mondo, in particolare nella recente interferenza con la campagna elettorale in Francia, e mostrano che è giunto il momento di agire in modo diverso e decisivo”.
Per Poroshenko, quindi, le piattaforme web russe sono fonti nemiche di informazioni media, non piattaforme tecnologiche oggettive. E questo non è sbagliato.

Yandex ad esempio, è orgoglioso della sua obiettività nell’aggregazione delle notizie – ma alla fine di marzo, quando decine di migliaia di russi in tutto il paese si sono recati in piazza per protestare contro la corruzione, non c’era niente delle proteste su Yandex News. La società ha spiegato che i suoi algoritmi hanno semplicemente raccolto ciò che è stato segnalato dai più grandi media: ha sostenuto che per legge può utilizzare solo storie di media ufficialmente registrati. Quindi, naturalmente, tutto è in gran parte sotto il controllo del governo. I gestori di Yandex lo sanno, ma se cercassero di riequilibrare i loro algoritmi, affidandosi a un mix più diversificato di fonti, potrebbero uccidere l’attività della società.

Anche le mappe di Yandex, un altro clone del servizio di Google, nei paesi dell’ex Unione Sovietica sono più accurate di quelle di Google, ma non sono immuni dal controllo russo. Ai suoi visitatori russi, il servizio mostra la Crimea come parte della Russia; a quelli ucraini, come una regione Ucraina. (Google ha trovato un compromesso su questo: in Russia, mostra un confine internazionale tra la Crimea e l’Ucraina, nel resto del mondo, una peculiare linea punteggiata).

Vkontakte ha storicamente avuto sempre un pubblico più giovane e pro-russo rispetto ad altre reti sociali. È il veicolo preferito dei separatisti ucraini orientali, che diffidano delle reti sociali degli Stati Uniti, come anche delle migliori interfacce russe di Vkontakte. E, come Facebook, i suoi algoritmi aiutano la gente ad auto-ordinarsi in bolle di filtri e silos informativi, dove tutti quelli che si incontrano la pensano più o meno come loro.

Le reti sociali – russe, americane o qualsiasi altra – sono ipocrite quando si descrivono come società puramente tecnologiche. Esse dirigono attivamente gli utenti a vedere una certa cosa, aiutano l’auto-selezione che alimenta campagne di propaganda e abilita le fonti della propaganda. Il clima politico dei loro paesi d’origine influenza il loro modo di operare: Facebook e Twitter rispondono regolarmente alle critiche dei politici e degli attivisti della società civile, rimuovendo gli account, proibendo o ripristinando i post, usando i fact-checkers, spesso con registrazioni partigiane, il tutto per eliminare le “notizie false”.

I divieti sulle piattaforme di contenuti sono riprovevoli in qualsiasi paese; ma lo sono anche le piattaforme di contenuti che hanno “false pretese di neutralità”. Con la sua azione, Poroshenko ha definito il bluff delle piattaforme russe.