La storia di Maria Bellizzi in un lettera a Mattarella in visita in Uruguay

Attualità & Cronaca

Di

MONTEVIDEO 

Al Ecc.mo Presidente della Repubblica

Sergio Mattarella,

Caro Presidente,

E’ per me un onore incontrarLa e consegnarLe questa lettera, mediante la quale voglio darLe il benvenuto in Uruguay, la nostra seconda patria. La ringrazio inoltre per essere oggi tra di noi italiani, in questa nostra casa.
Mi chiamo Maria Bellizzi, sono nata a San Basile (CS). Sono arrivata in Uruguay quando non avevo ancora compiuto i due anni. Correva l’ anno 1928. Mi ci ha portata mia madre per raggiungere mio padre che era già emigrato in questo paese.
Lui purtroppo è morto giovane e anch’ io essendo molto giovane ho dovuto prendermi cura dei miei fratelli per aiutare mia madre a sostenere la famiglia.

Ho studiato, ho lavorato e con vent’ anni mi sono sposata con Andrés Bellizzi, anche lui oriundo di San Basile. Abbiamo avuto un figlio e una figlia.
Avevamo messo su una bella famiglia. I nostri figli studiavano e lavoravano ma il 19 aprile 1977, la nostra vita è cambiata radicalmente.

In Uruguay nell’ anno 1973 si era installato un regime dittatoriale. Mio figlio, Andrés Humberto, come tanti altri lavoratori e studenti, ha dovuto andarsene del paese per non essere arrestato. Dal 1974 abitava nella città di Buenos Aires dove studiava e lavorava.
La mattina del 19 aprile dell’ anno 1977 come tutti i giorni è uscito per recarsi a lavorare ma non è mai arrivato, perché é stato sequestrato e fatto scomparire dai militari argentini ed uruguaiani.

Da quel momento per me e per mio marito è iniziata una battaglia senza sosta, nella denuncia e nella ricerca, dentro e fuori delle frontiere, di notizie, che ci portassero a conoscere il destino del nostro figlio.
Dalla notte alla mattina sono passata da essere una casalinga ad un’ attivista e militante per i diritti umani. Mi sono subito vincolata agli altri familiari, che soffrivano le mie stesse condizioni, e insieme abbiamo costituito il gruppo di Madri e Familiari di detenuti-scomparsi e abbiamo lottato instancabilmente nella ricerca della verità e la giustizia.
Nell’ anno 1999 insieme ad altri familiari di origine italiana, mi sono recata a Roma per denunciare il sequestro e la sparizione di mio figlio, perché il Pubblico Ministero Giancarlo Capaldo, stava valutando la possibilità di avviare un processo, per questi fatti, contro i militari delle dittature del cono sud che agivano nell’ ambito del chiamato Piano Condor.

Con me si sono presentate ad esporre la denuncia la signora Marta Casal, moglie di Gerardo Gatti , italo-uruguaiano scomparso a Buenos Aires , Luz Ibarburu , madre di Pablo Recagno italo-uruguaiano anche lui scomparso a Buenos Aires, Cristina Mihura, moglie di Bernardo Arnone, italo uruguaiano scomparso a Buenos Aires e Aurora Meloni, moglie di Daniel Banfi cittadino italo-uruguaiano assassinato a Buenos Aires. Abbiamo presentato una denuncia contro i militari uruguaiani ed argentini, per il sequestro, la sparizione e la morte dei nostri cari.

L’ elenco non si è fermato e successivamente si sono aggiunte altre denunce di sequestro e sparizione di cittadini italo-uruguaiani.
In questo processo, tra i repressori denunciati, si trova il Capo dei Servizi d’ Intelligenza della Marina Jorge Nestor Troccoli, anche lui cittadino italo-uruguaiano e attualmente residente in Italia, dov’ è arrivato dopo aver fuggito dalla giustizia uruguaiana.
Durante l’ anno 2016 nell’ aula bunker di Rebibbia, nella Terza Corte di Assise si sono tenute le udienze contro gli integranti del Piano Condor e il 17 gennaio 2017 è stata dettata sentenza.
Tanto il governo italiano come quello uruguaiano si sono costituiti parte civile in questo processo.
La sentenza purtroppo non ha raggiunto pienamente le nostre aspettative, ma per fortuna il giorno 10 c.m. la Procura di Roma ha presentato istanza di appello a detta sentenza.

Io ringrazio con tutto il cuore quanto ha fatto e continuerà a fare la giustizia italiana per trovare la verità e condannare i colpevoli. Ringrazio il popolo italiano per la solidarietà che ci ha sempre manifestato e al governo italiano che ci ha sempre sostenuto.
Nel mese di settembre dell’ anno scorso, con i miei 91 anni, ho dichiarato formalmente a Roma davanti alla III Corte di Assise.
Caro Presidente nei giorni che hanno presieduto la visita in Uruguay ho seguito attentamente le sue attività in Argentina. L’ ho visto insieme a Lita Boitano, madre italiana anch´essa che ha perso due figli , e altri familiari, visitando il Parco della Memoria.
Anche in Uruguay, quand´è tornata la democrazia, col sostegno del governo municipale e della gente è stato costruito un Monumento in vetro con incisi i nominativi di tutti i nostri scomparsi che superano i 140.

Il Monumental (cosí si chiama) s’ innalza in un bel parco di un quartiere popolare e abitato da molti immigranti, chiamato “El Cerro”. Anche qui, come in Argentina il Monumental è stato costruito guardando il Fiume de la Plata.
Se legge i nominativi che lì sono ricordati capirà quanto italiano è questo paese.
Abbiamo anche un Museo della Memoria e il 20 Maggio, oramai da ventidue anni, si realizza la manifestazione nazionale chiamata Marcia del silenzio per verità e giustizia.

Anche a San Basile c’ è uno spazio in una piazza che è stato denominato Il Largo dei Desaparecidos. E’ stato dedicato a tre figli di San Basile scomparsi in Argentina. Uno è mio figlio Andrés Humberto e gli altri due sono Hugo Scutari Bellizzi e Francisco Scutari Bellizzi, nati in Argentina.
Queste sono iniziative importanti, quasi come un tesoro da custodire per le giovani generazioni. Perché nella memoria collettiva di questo paese vivranno per sempre i nostri figli, i nostri mariti, i nostri cari congiunti.

Caro Presidente fino all’ ultimo respiro della mia vita continuerò a lottare per conoscere la verità e fare giustizia per mio figlio e per tutti i detenuti scomparsi, figli di questa bella nazione. Molti di loro anche figli della nostra cara Italia.

grazie ancora di essere venuto .

Maria Bellizzi

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