Benevento e la sua promozione: che sia da esempio per il Bari

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                                                                foto proveniente dal sito BeneventoCalcio.it

Quando la volontà, la voglia, la fame, il sacrificio e l’organizzazione portano dritti alla promozione: così la Spal, così il Chievo, il Sassuolo, l’Empoli ed altre tanti anni fa, così il Crotone lo scorso anno, così oggi il Benevento, squadra record che ha compiuto il doppio salto tutt’altro che mortale dalla C alla A passando per la B al primo tentativo e in A anche qui al suo primo tentativo. Perché di squadre che hanno fatto il doppio salto in A ce ne sono tante (Bari di Bolchi incluso oltre trent’anni fa) ma che ci arrivassero per la prima volta sia in B che in A, no. Ed il Benevento di Vigorito ce l’ha fatta. Onore, dunque, ai sanniti, una promozione meritata e studiata a tavolino attraverso il “progetto”, questa parola strana e poco masticabile dalle nostre parti dove, ormai, da anni si procede con approssimazione e superficialità nonostante tutti gli alibi di questo mondo.

Sicché dopo la favola pitagorico-nicolaiana del Crotone, il calcio italiano saluta con ammirazione il Benevento, altra matricola terribile dopo la Spal, che sbarca nella massima serie. Il merito va equamente suddiviso tra l’allenatore, mister Baroni, artefice di questo ennesimo miracolo, ai suoi ragazzi, Ciciretti, Viola, Cragno, Puscas & C., al suo straordinario pubblico che ha cominciato a sognare ad occhi aperti sin dall’inizio del campionato, e ovviamente alla società composta da gente preparata e non da avventurieri assetati di potere.

Insomma, tutto ciò che è mancato, per il terzo anno consecutivo, al Bari, tranne Puscas che, considerate le sue timide apparizioni, non fece male, anzi.

La promozione del Benevento ha dimostrato che a prevalere son le squadre che mantengono entusiasmo e mettono in atto il progetto tecnico-tattico, a differenza del Bari che, come il Novara, la Salernitana, il Cesena e tante altre squadre, vanno avanti per inerzia vivacchiando a centro classifica non avendo né capo, né coda.

Dunque, con la promozione del Benevento si fa più arduo arrivare a Baroni quale nuovo allenatore del Bari. Adesso tocca a Sogliano scegliere l’uomo giusto per la panchina biancorossa, un uomo che, senza piangersi troppo addosso, sappia a cosa va incontro, un allenatore che sappia dell’altalenante umore dei suoi tifosi capaci di andare in estasi per due vittorie consecutive, e di cadere nella depressione più acuta alla prima sconfitta, un allenatore che non incolpi i tifosi di mancanza di equilibrio (anche se è vero) e che lavori pedissequamente senza sbavature. Possibilmente facendoci vedere del buon calcio perché i tifosi baresi, abituati e viziati alla “crema” di Conte e Ventura, sono dal palato fine.

Ma non c’è tempo da perdere. Occorre trovarlo quanto prima così da poter studiare a tavolino la rosa che metterà a disposizione dell’allenatore, scartando, possibilmente, quanti sono stati al di sotto delle aspettative, i malati cronici, i giovani poco ruspanti, quelli dalle eterne belle speranze, quelli vicini alla pensione, quelli che dovrebbero essere già in pensione e quelli dal “crack” fisico facile, inserendo gente motivata e affamata di calcio e soprattutto sana.

Siamo ad inizio giugno, per il ritiro di Bedollo si partirà il giorno 11-12 luglio, dunque, di tempo per organizzare ce n’è. Basta solo volerlo. Altrimenti non si farà altro che cadere dalla padella nella brace. Aspettando, inermi, un Foggia, un Venezia e, forse, un Parma (se sale in B) che ci facciano marameo sbarcando in A.

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