Rinasce una scuola violinistica a Bari?

Cinema

Di

di Pierfranco Moliterni

Il punto di domanda compreso nel nostro titolo è soppesato ad una questione di poco conto per i non-addetti ai lavori, ma senza meno probante per chi si occupa di Musica Colta (o Musica d’Arte che dir si voglia). Essa riguarda la piccola storia del violinismo di casa nostra, quello pugliese doc, che, da anni, sembra al palo rispetto, ad esempio, alla scuola pianistica che invece ha sempre brillato di luce vividissima. Si pensi per un attimo a giovani pianisti locali i cui nomi oramai sono compresi nei programmi di note società concertistiche nazionali (se non addirittura internazionali); e parliamo della triade Lupo-Arciuli-Rana che, messa insieme, supera di poco i cento anni d’età e che è proiettata oramai sui palcoscenici tra i più prestigiosi al mondo! Purtroppo lo stesso non si può dire della scuola violinistica pugliese se si eccettui il caso, recentissimo, del barese Gabriele Ceci ora diventato con merito ‘spalla’ della orchestra del teatro Petruzzelli, ovvero, per andare un po’ indietro, al leccese Massimo Quarta vincitore, nel lontano 1991, del prestigioso Premio Paganini dopo essere stato allievo della barese Bice Antonioni. Ma poi, niente altro, e quindi ci chiediamo: che fine ha mai fatto la scuola violinistica pugliese che può dirsi tale, e magari fregiarsi di prestigiosi riconoscimenti tanto quanto quella pianistica di cui abbiamo detto?

Dunque il punto di domanda ce lo siamo portato dietro nella soddisfazione (per ora piccola, ma foriera di sviluppi qualitativi) d’aver noi ascoltato una giovane violinista, Sabrina Di Maggio, in un piccolo suo recital tenuto nella sede estiva del Circolo Unione di Bari laddove era accompagnata al pianoforte (e benissimo per altro) dal suo mèntore, il m°Mario Valentino Scaringella. Un concerto dimostrativo è stato, vista la giovane età della violinista allieva del Conservatorio di Bari ma già in possesso di alcune peculiarità legate all’arte di questo difficile strumento: intonazione, colpo d’arco, precisione, musicalità. Le due sonate mozartiane eseguite a memoria dalla Di Maggio, erano chiuse da alcuni ‘capricci’ del compianto e mai dimenticato m° Ignazio Civera (Danza delle spazzole e La Primavera), il quale, molti anni fa, fu tra i primi ad intuire e praticare la difficile predisposizione pedagogica rivolta alla musica. E quei frutti, ieri come oggi, si continuano ad apprezzare.

(Pierfranco Moliterni)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube