Le minoranze linguistiche in Italia

Arte, Cultura & Società

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Esiste una galassia di parlate in Italia più di quanto non si possa immaginare in un primo momento. Pensiamo alle parlate alloglotte, di tipo germanico, alle minoranze create, albanesi e greche ed ancora al franco-provenziale, all’occitano, al ladino dolomitico e il friulano, alle parlate gallo italiche nel Sud, alle lingue zingare, giudaiche-italiane e più in generale alle lingue di immigrazione recente, al sardo e al catalano. Per questi ultimi due, nello specifico, potremmo addentrarci in altre forme dialettali come quello logudorese con il nuorese ed il barbaricino, che occupa la fascia centrale dell’isola, il campidanese, nel cagliaritano, ed ancora il sassarese ed il gallurese dove si registra una maggiore influenza della parlata toscana da una parte e di quella còrsa dall’altra (gallurese). Questo influsso continentale fu la conseguenza del predominio pisano e genovese tra il secolo XII ed il XIV. Seguì una massiccia immigrazione proveniente dalla Corsica.

Nel XIX secolo si cercò, con l’insorgenza di un movimento di tipo regionalistico e nazionalistico, erede del “sadismo”, di dare una impronta unitaria alla parlata della regione. Con il Partito sardo d’azione si pose, man mano, sempre più il problema della tutela linguistica nei suoi programmi autonomisti. E’ appena il caso di ricordare che le varie dominazioni che succedettero nell’isola hanno avuto in comune la volontà d’intralciare in qualche modo il formarsi di un sardo standard unico. D’altra parte lo stesso recente tentativo dell’Amministrazione regionale di far valere il modello sovralocale di lingua scritta, la cosiddetta Limba sarda unificata non ha trovato consensi unanimi. Si ritiene più fattibile la messa punto di piani diversificati per la tutela e la valorizzazione delle diverse lingue locali. Oggi i sardofoni della regione sono circa un milione e seicentomila e ai quali si aggiungono alcune comunità di emigrati nella penisola italiana o all’estero. Il sardo presenta molte caratteristiche fonetiche, morfologiche, sintattiche e lessicali diverse dall’italiano. Le più note sono, tra le tante, la u finale latina e della s nei plurali per cui si dice béllu, bòstru (vostro) ecc. A livello locale, il sardo ha guadagnato molta visibilità nella toponomastica accanto a quella italiana.

(Riccardo Alfonso direttore centro studi letterari e sociali della Fidest)

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