La lezione della beffa di Catania

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(Gabriele Adinolfi)

La beffa di Catania come quella di Buccari, i ragazzi di Generazione Identitaria come gli uscocchi di D’Annunzio. E il trionfo spettacolare è assicurato. Ma non è tempo di selfies e di un like, anche se si sprecheranno immancabilmente, perché i ragazzi di questo movimento a-politico ed a-partitico per ora stanno esprimendo un’altra cosa rispetto al narcisismo e all’esibizionismo che imperano nella politica: al momento sono trasversali, impersonali ed europei, fieri di  esserlo, con la coscienza delle radici. E sono operativi. Pare che siano tutti sotto i trent’anni con buona pace di quelli per cui tutto è finito e che al disastro tecnocratico, invece della volontà di potenza e del Mito d’Europa, contrappongono nostalgie macabre per De Gaulle o Forlani, per Bankitalia e tutti i giolittismi delle epoche buie.

Non siatene gelosi

Questi ragazzi imbarcatisi nella C-Star per inchiodare da presso il traffico d’uomini delle Ong,  non so quanto amore ispirino e quante gelosie suscitino considerata l’implosione generale per la quale si è perduta la coscienza del Tutto. In primis quella della guerra padre di tutte le cose, guerra alla quale si è offerti e che non è un mezzo per consentire a chi ha menato le mani di prevalere nei fori e nelle agorà. Guerra per la guerra, contro il Nemico, per i Patres e per la propria trasfigurazione.

Quando qualcuno sotterra l’ascia non ci si dovrebbe perciò chiedere a quale tribu appartiene, né mantenere le distanze da lui perché non è della nostra. Questo piglio guerriero e l’azione in sé richiedono mobilitazione di tutti gli spiriti, così come avrebbe dovuto essere il caso verso i ragazzi di CPI magnificamente espostisi a Casal San Nicola e oggi perseguiti con richieste di condanna da banda armata! Come avrebbe dovuto essere il caso dei condannati per Stormfront, lasciati vergognosamente soli. E non è solo nei momenti della difficoltà che la gelosia, per giunta vile, si fa notare. Lo è anche nel quotidiano, basti pensare ai vergognosi happening di Acca Larentia, agli sfilamenti dalla bella azione del 29 aprile a Campo X guidata da Lealtà Azione e a mille e mille atomizzazioni non solo nella politica mercantile (le elezioni) ma anche per quelle che implicano destini da decidere, come lo Ius Soli. Dalla tribù in giù è però la sola maniera in cui oggi si concepisce tutto, quindi mancano ai nostri orizzonti la Polis e la Nazione. Invertiamo dunque la rotta e ricominciamo dall’organicità e dall’impersonalità! Non siamo in competizione per stabilire chi è il migliore tra noi. E, quand’anche lo fossimo, impariamo da quel Lacedemone che, considerato il migliore alla vigilia della proclamazione del titolo, il giorno di questa fece salti e capriole per essersi classificato quindicesimo in quanto il sapere che Sparta potesse contare su quattordici uomini migliori di lui lo rendeva felice.

Azione e Ironia

L’impresa di questi ragazzi ci consente di metterci alla prova, di uccidere la parte peggiore di noi, quella che si alimenta di protagonismo, di narcisismo, di egoismo, individuale o tribale.Ci permette di guardare al futuro con ottimismo perché se ci sono in Europa giovani così determinati, freschi, coraggiosi e consapevoli, abbiamo la riprova del fatto che la Natura è più forte delle culture perverse e che si può davvero tornare ad essere Polis, Nazioni e Impero. In prima linea se la vedono con i soviet di Soros, quelli che forzano golpisticamente la mano ai governi borghesi, già ampiamente infiltrati. Con il loro coraggio, la loro determinazione, il loro incrociare le spade con i commandos sovversivi, essi stanno assumendo oggi l’indispensabile funzione squadrista che, sola, può permettere di vincere in ogni Biennio rosso e d’imporre le volontà popolari ai governi.

Disertiamo o li sosteniamo?

Ciascuno a modo suo, chi con loro, chi individualmente, chi in gruppo, organizzazione, tribu, realizzando magari qualcosa di sinergico e di complementare che vada a sostenere questa Difesa d’Europa. Non si tratta di idolatrare questi ragazzi che, immagino, nemmeno lo vorrebbero, né di sottomettersi a loro, se questo è il timore per qualcuno. Si tratta di fare ognuno la sua parte per essere insieme popolo e destino. Magari, per chi ce la fa, anche avanguardie. Il tempo ci dirà quanto le premesse di oggi siano veritiere e quanto davvero valgano questi giovani, dai quali per ora c’è solo da imparare. A rendermi fiducioso non è soltanto il loro piglio combattivo unito ad un’indubbia capacità organizzativa e ad una selettività metodica che promettono bene. Lo è il fatto che nella sfida sono sempre ironici, quindi hanno l’anima, non fanno finta.

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