Trump: poche mosse disponibili con la Corea del Nord. Cosa cercano Kim e la Cina

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Cari amici

mentre va avanti la guerra di parole con la Corea del Nord vediamo quali possono essere le mosse future e cerchiamo di capire le motivazioni per i comportamenti del Nord Corea e della Cina.

QUALI SONO GLI OBIETTIVI DI DELLA COREA DEL NORD. La finalità della Corea del nord è semplice: sopravvivere lei ed il suo regime. Per sopravvivere deve mantenere un fronte interno unito e proseguire con una politica intimidatoria verso gli USA, rivolta soprattutto a mantenere una Corea del Sud sotto controllo. Kim è vivo sino al momento in cui gli viene dato peso, e la sua speranza è di giungere ad un accordo simile a quello raggiunto nel 1994, con il quale Clinton scambio la fine , falsa, dello sviluppo delle armi strategiche Nord Coreane con aiuti economici. In questo caso il ricatto non è solo, e neppure soprattutto, verso gli USA, ma verso la Corea del Sud. Ricordate le classiche scene dei polizieschi in cui il rapinatore tiene la pistola alla tempia di un ostaggio e chiede un’auto ed un elicottero ? Ecco, avete la plastica immagine delle posizioni di Corea del Nord, Corea del Sud e USA.

LA CINA. Gli obiettivi della Cina sono due, quasi coincidenti :

  • non avere ai confini nazionali le forze armate USA;
  • staccare la Corea del Sud dall’alleanza con Washington.

Anche se apparentemente la Cina non appoggia Kim Jong Un, il realtà ha già comunicato a Trump che si opporrà, anche in modo attivo, ad un cambio di regime a PyongYang. In fondo la fa comodo , nei confronti di Seoul, fare la figuro dell’onesto sensale che tiene sotto controllo l’amico esagitato. Pechino, sottilmente , vuole far capire a Seoul che è più conveniente, sia sotto il punto di vista della sicurezza sia economico, entrare nella propria orbita piuttosto che rimanere in alleanza con gli USA. Se non succede nulla dal punto di vista militare questo gioco le riuscirà quasi certamente.

LA COREA DEL SUD è un po’ come l’Italia del dopoguerra, un gigante economico ed un nano politico. L’attuale presidente Mon Jae-in è subentrato dopo l’arresto per corruzione del suo predecessore, che sarà presto processato. Si tratta di un pacifista che preferirebbe assolutamente evitare uno scontro con il nord, anche perchè sarebbe lui, e non gli USA, a pagarne il conto. Nello stesso tempo il suo paese non è più quello del 1950, ma è un gigante economico, cn i 4 maggiori cantieri navali al mondo e la quinta forza armata dell’Asia, continuamente aggiornata e rinnovata. Il tallone d’Achille, enorme, è la capitale, alla portata dell’artiglieria Nord Coreana.

GLI USA. Gli USA non possono permettersi, per motivi principalmente di prestigio, che la Corea del Nord sviluppi armi nucleari strategiche in grado di minacciare il continente americano. La via della trattativa diplomatica è stata perseguita da Clinton nel 1994  si è rivelata un amaro inganno. Se ora Pyongyang possiede missili intercontinentali è proprio per gli errori del presidente democratico, che pensò di comprare la pace con un po’ di grano.  Trump ne ha fatta una delle questioni essenziali della propria presidenza, e, tra l’altro, le azioni verso l’esterno hanno una funzione di distrazione sui problemi interni. La maggioranza dei cittadini USA (62%) è favorevole ad un intervento in protezione della Corea del Sud, con cui gli USA hanno strettissimi legami economici e militari. Trump sicuramente preferirebbe cancellare Kim Jong Un dalla faccia della terra, ma questo provocherebbe , come nel 1951, la reazione della Cina a sostegno diretto del Nord, in un momento in cui ci sono diversi fronti attivi (Mar Cinese Meridionale e confine Sino Indiano). Trump non può perdere la faccia nei confronti di Taiwan , del Giappone, di Seoul e di Manila (dove gli USA intervengono direttamente contro gli estremisti musulmani), ma non possono andare a fondo.

IL CONVITATO DI PIETRA: IL GIAPPONE. Il Giappone, è un colosso economico, ma anche militare. Senza dare nell’occhio le “Forze di Autodifesa” sono la terza forza armata dell’Asia, estremamente ben equipaggiata. In caso di lancio missilistico contro Guam saranno i missili Aegis delle navi del Sol Levante nel marci del Giappone, e quindi i Patriot C stanziati a terra a fornire copertura , molto più dei THAAD nell’arcipelago del Pacifico. Il Giappone è lo scudo dell’America, letteralmente, e per motivi storico geografici è il miglior alleato di Washington, l’unico su cui Trump può fare veramente affidamento. Purtroppo in Corea del Sud viene ancora ricordata l’oppressiva occupazione di Tokio degli anni trenta-quaranta, quando la Corea era una colonia.

LE OPZIONI DI TRUMP. In realtà alla fine tutto si riduce, quasi certamente, ad una sola opzione militare: un intervento mirato con missili da crociera contro le installazioni militari strategiche e nucleari di Pyongyang, anche in modo prolungato. Un’azione mirata, che probabilmente non provocherebbe reazioni pratiche da parte di Pechino e che , nelle intenzioni di Washington, non dovrebbe provocare ritorsioni in larga scala verso Seoul. Quest’azione ha però diversi punti di incertezza :

  • difficilmente sarebbe risolutiva verso i centri di sviluppo di armi strategiche , perchè questi sono ben corazzata e protetti in impianti sotterranei e gli USA non posseggono testate convenzionali a penetrazione in grado di arrivare in profondità;
  • non ci sono riserve enormi di missili di crociera in grado di evitare un intervento diretto. Più o meno gli USA hanno in servizio 1500 Tomahwk e 2000 AGM 158 JASSM , chiaramente non possono utilizzarli tutti, e considerando la protezione degli obiettivi Nord Coreani sarebbero necessari molti missili per ogni singolo bersaglio per sperare di portare un danno apprezzabile;
  • ci si affida alla reazione di Pyongyang, che potrebbe anche alzare la posta e rifasi su Seoul. Ammettiamo che , dopo il primo attacco, anche solo 10 cannoni Nord Coreani sparino una  decina di proiettili ciascuno  contro la capitale del Sud, comunque questo comporterebbe centinaia di morti e di feriti. L Corea del Sud ha sempre risposto in modo più che proporzionale alle provocazioni dei comunisti, e non ci sarebbe da aspettarsi nulla di diverso questa volta. Si andrebbe verso una guerra piena, con coinvolgimento delle truppe sul campo e con un esito estremamente incerto.

Una vera patata bollente, i cui risultati sono incerti. Pechino spera di riuscirne vincitrice in ogni caso, ma questo dipenderà dall’azione di moltissimi agenti.  Vedremo presto quali saranno i risultati.

 

 

 

Cari amici

mentre va avanti la guerra di parole con la Corea del Nord vediamo quali possono essere le mosse future e cerchiamo di capire le motivazioni per i comportamenti del Nord Corea e della Cina.

QUALI SONO GLI OBIETTIVI DI DELLA COREA DEL NORD. La finalità della Corea del nord è semplice: sopravvivere lei ed il suo regime. Per sopravvivere deve mantenere un fronte interno unito e proseguire con una politica intimidatoria verso gli USA, rivolta soprattutto a mantenere una Corea del Sud sotto controllo. Kim è vivo sino al momento in cui gli viene dato peso, e la sua speranza è di giungere ad un accordo simile a quello raggiunto nel 1994, con il quale Clinton scambio la fine , falsa, dello sviluppo delle armi strategiche Nord Coreane con aiuti economici. In questo caso il ricatto non è solo, e neppure soprattutto, verso gli USA, ma verso la Corea del Sud. Ricordate le classiche scene dei polizieschi in cui il rapinatore tiene la pistola alla tempia di un ostaggio e chiede un’auto ed un elicottero ? Ecco, avete la plastica immagine delle posizioni di Corea del Nord, Corea del Sud e USA.

LA CINA. Gli obiettivi della Cina sono due, quasi coincidenti :

  • non avere ai confini nazionali le forze armate USA;
  • staccare la Corea del Sud dall’alleanza con Washington.

Anche se apparentemente la Cina non appoggia Kim Jong Un, il realtà ha già comunicato a Trump che si opporrà, anche in modo attivo, ad un cambio di regime a PyongYang. In fondo la fa comodo , nei confronti di Seoul, fare la figuro dell’onesto sensale che tiene sotto controllo l’amico esagitato. Pechino, sottilmente , vuole far capire a Seoul che è più conveniente, sia sotto il punto di vista della sicurezza sia economico, entrare nella propria orbita piuttosto che rimanere in alleanza con gli USA. Se non succede nulla dal punto di vista militare questo gioco le riuscirà quasi certamente.

LA COREA DEL SUD è un po’ come l’Italia del dopoguerra, un gigante economico ed un nano politico. L’attuale presidente Mon Jae-in è subentrato dopo l’arresto per corruzione del suo predecessore, che sarà presto processato. Si tratta di un pacifista che preferirebbe assolutamente evitare uno scontro con il nord, anche perchè sarebbe lui, e non gli USA, a pagarne il conto. Nello stesso tempo il suo paese non è più quello del 1950, ma è un gigante economico, cn i 4 maggiori cantieri navali al mondo e la quinta forza armata dell’Asia, continuamente aggiornata e rinnovata. Il tallone d’Achille, enorme, è la capitale, alla portata dell’artiglieria Nord Coreana.

GLI USA. Gli USA non possono permettersi, per motivi principalmente di prestigio, che la Corea del Nord sviluppi armi nucleari strategiche in grado di minacciare il continente americano. La via della trattativa diplomatica è stata perseguita da Clinton nel 1994  si è rivelata un amaro inganno. Se ora Pyongyang possiede missili intercontinentali è proprio per gli errori del presidente democratico, che pensò di comprare la pace con un po’ di grano.  Trump ne ha fatta una delle questioni essenziali della propria presidenza, e, tra l’altro, le azioni verso l’esterno hanno una funzione di distrazione sui problemi interni. La maggioranza dei cittadini USA (62%) è favorevole ad un intervento in protezione della Corea del Sud, con cui gli USA hanno strettissimi legami economici e militari. Trump sicuramente preferirebbe cancellare Kim Jong Un dalla faccia della terra, ma questo provocherebbe , come nel 1951, la reazione della Cina a sostegno diretto del Nord, in un momento in cui ci sono diversi fronti attivi (Mar Cinese Meridionale e confine Sino Indiano). Trump non può perdere la faccia nei confronti di Taiwan , del Giappone, di Seoul e di Manila (dove gli USA intervengono direttamente contro gli estremisti musulmani), ma non possono andare a fondo.

IL CONVITATO DI PIETRA: IL GIAPPONE. Il Giappone, è un colosso economico, ma anche militare. Senza dare nell’occhio le “Forze di Autodifesa” sono la terza forza armata dell’Asia, estremamente ben equipaggiata. In caso di lancio missilistico contro Guam saranno i missili Aegis delle navi del Sol Levante nel marci del Giappone, e quindi i Patriot C stanziati a terra a fornire copertura , molto più dei THAAD nell’arcipelago del Pacifico. Il Giappone è lo scudo dell’America, letteralmente, e per motivi storico geografici è il miglior alleato di Washington, l’unico su cui Trump può fare veramente affidamento. Purtroppo in Corea del Sud viene ancora ricordata l’oppressiva occupazione di Tokio degli anni trenta-quaranta, quando la Corea era una colonia.

LE OPZIONI DI TRUMP. In realtà alla fine tutto si riduce, quasi certamente, ad una sola opzione militare: un intervento mirato con missili da crociera contro le installazioni militari strategiche e nucleari di Pyongyang, anche in modo prolungato. Un’azione mirata, che probabilmente non provocherebbe reazioni pratiche da parte di Pechino e che , nelle intenzioni di Washington, non dovrebbe provocare ritorsioni in larga scala verso Seoul. Quest’azione ha però diversi punti di incertezza :

  • difficilmente sarebbe risolutiva verso i centri di sviluppo di armi strategiche , perchè questi sono ben corazzata e protetti in impianti sotterranei e gli USA non posseggono testate convenzionali a penetrazione in grado di arrivare in profondità;
  • non ci sono riserve enormi di missili di crociera in grado di evitare un intervento diretto. Più o meno gli USA hanno in servizio 1500 Tomahwk e 2000 AGM 158 JASSM , chiaramente non possono utilizzarli tutti, e considerando la protezione degli obiettivi Nord Coreani sarebbero necessari molti missili per ogni singolo bersaglio per sperare di portare un danno apprezzabile;
  • ci si affida alla reazione di Pyongyang, che potrebbe anche alzare la posta e rifasi su Seoul. Ammettiamo che , dopo il primo attacco, anche solo 10 cannoni Nord Coreani sparino una  decina di proiettili ciascuno  contro la capitale del Sud, comunque questo comporterebbe centinaia di morti e di feriti. L Corea del Sud ha sempre risposto in modo più che proporzionale alle provocazioni dei comunisti, e non ci sarebbe da aspettarsi nulla di diverso questa volta. Si andrebbe verso una guerra piena, con coinvolgimento delle truppe sul campo e con un esito estremamente incerto.

Una vera patata bollente, i cui risultati sono incerti. Pechino spera di riuscirne vincitrice in ogni caso, ma questo dipenderà dall’azione di moltissimi agenti.  Vedremo presto quali saranno i risultati.

 

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