Recentemente i media mondiali hanno appreso della nuova nomina dell’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder a direttore indipendente del consiglio di amministrazione della ditta Rosneft, società energetica russa, totalmente controllata dallo Stato. Schroeder, dopo la sua uscita dalla scena politica nel 2005, era diventato il presidente del Consorzio Nord Stream. Ora, il direttore tedesco, che conta 73 anni, è dal 2016 che attivamente sta sostenendo la costruzione del progetto Nord Stream 2, un’opera che minaccia gli interessi dell’Ucraina quale principale fornitore per il transito del gas russo per l’Europa.

Va notato che il nome stesso dell’ex cancelliere tedesco è stato utilizzato per far coincidere la sua persona con il fenomeno noto come “Schroederizazione”, cioè la diffusione in Europa della tecnica di assunzione con la corruzione e le mazzette di noti politici ed imprenditori per farli operare in favore delle società russe.
Quindi, non è un caso che questo nuovo incarico abbia richiamato una marea di critiche da parte dei politici tedeschi e degli attivisti per i diritti umani. Secondo Deutsche Welle, alcuni politici e attivisti per i diritti umani della Repubblica Federale di Germania credono che l’ex cancelliere promuova per denaro gli obiettivi politici di Putin, mentre Rosneft, grazie alle connessioni di Schroeder, stia cercando che le vengano tolte le sanzioni occidentali.

“Egli è caduto talmente in basso da diventare un lacchè politico pagato da Putin”, ha sostenuto in particolare il deputato dei Verdi tedeschi, Reinhard Buetikofer, in una intervista con il media Funke Mediengruppe, pubblicato il 13 agosto. Buetikofer ha descritto il comportamento di Schroeder come spudorato, ed ha sollecitato il Partito socialdemocratico tedesco ad allontanarsi dal suo ex leader.

Da parte sua, l’ambasciatore d’Ucraina in Germania, Andrii Melnyk, ha definito la strumentalizzazione del Cremlino della figura dell’ex capo del governo tedesco, come “moralmente marcia”. I profitti di Rosneft finanziano “la sanguinosa guerra contro l’Ucraina”, ha sottolineato l’ambasciatore.

Per avere un commento su queste indecenti decisioni, sia del Cremlino che dell’ex capo del governo tedesco, abbiamo coinvolto alcuni esperti:

Edward Lucas, vicepresidente senior del centro per l’analisi politica europea

“È vergognoso, sia che il politico tedesco lo abbia fatto, come anche che l’establishment politico europeo non abbia detto nulla. Questa non è solo una questione geopolitica, ma riguarda principalmente la salute delle nostre democrazie. Quale segnale si invia agli altri politici che si stanno avvicinando alla fine delle loro carriere se il signor Schroeder si comporta così?”.

Andre Haertel, del dipartimento delle Relazioni Internazionali dell’Istituto di Scienze Politiche, dell’Università Friedrich Schiller, a Jena

“Non mi sorprende. Molti politici tedeschi alla fine della loro carriera politica accettano mandati di imprese private (vedi l’ex ministro Matthias Wissmann, che è il capo dell’associazione tedesca dell’industria automobilistica), senza dimenticare quei politici che, mentre sono ancora in attività, operano nei consigli di vigilanza di società parzialmente statali (vedi ad esempio il primo ministro della Bassa Sassonia, con la VW). Se noi consideriamo che il sistema politico tedesco è costituito da tre livelli piuttosto autonomi – federale, statale, comunale – l’interconnessione tra grandi attività e politica è particolarmente elevata nel nostro paese. I tedeschi sono acritici di un simile atteggiamento, e se lo contestano si tratta principalmente per delle considerazioni individuali, per dei conflitti di interessi, non a livello di sistema”.

“Si deve capire che per molti tedeschi il primato dell’economia sulla politica è un qualcosa che hanno appreso di cuore da molti decenni (specialmente nell’ex Germania occidentale ovviamente). Nell’ambito dell’ombrello di sicurezza statunitense, che non ha un ruolo molto importante per la responsabilità, hanno creato un tipico Handelsstaat, che innanzitutto guarda anche la politica estera da una posizione di interesse economico. Quindi per molti tedeschi, il dibattito sulle sanzioni è un qualcosa di completamente nuovo: è un dover decidere se la politica è più importante degli interessi economici a breve termine”.

“Il maggior punto di vista tedesco sull’intera situazione dell’Europa orientale e della Russia viene di conseguenza: non è buono quello che sta succedendo, occorre rispondere all’annessione e all’intervento russo, ma con Mosca devono anche continuare i dialoghi a tutti i livelli (vedi il molto spesso citato argomento di Steinmeier: “perché nessun conflitto è risolvibile senza i russi”). Le sanzioni non hanno un grande sostegno e vengono viste come un qualcosa di temporale (come dimostra la discussione sulle nuove sanzioni statunitensi). Che la Russia stia seriamente lavorando per distruggere l’Occidente (infiltrarsi nelle elezioni statunitensi, l’hacking ecc…) non è né visto, né realistico, ed è ignorato dal grande pubblico”.

“Il problema è che i tedeschi oggi sono più infastiditi da Trump che da Putin. Ciò sta rendendo facile, sia alla sinistra, che ai radicali di destra spingere per dei sentimenti antiamericani, o ridurre, o addirittura negare completamente le azioni di Putin. Ma il mio argomento principale per questa apparentemente politica schizofrenica è ancora storico: i tedeschi, a causa della profonda tradizione della Germania Occidentale per un Handelsstaat, non vedono alcuna contraddizione tra le sanzioni politicamente necessarie da una parte, e continuare o migliorare i buoni legami commerciali dall’altra”.

Lilia Shevtsova, giornalista russa, Mosca

“La perdita di immagine e una serie di errori dell’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder erano già avvenuti quando aveva accettato di diventare presidente del comitato azionisti di Nord Stream AG. Poi è stato nominato presidente del consiglio di amministrazione di Nord Stream 2 AG. Schroeder si è così trasformato tra le élite tedesche ed europee, nel simbolo di una tendenza di lunga data che apprezzava l’autocrazia del sistema russo, indipendentemente da chi ne fosse il beneficiario. Ora, ancora un decennio fa, si credeva che gli europei (in particolare i tedeschi) fossero pronti ad abbracciare il Cremlino perché si vedevano nella Russia “grandi speranze”. In Russia, si sperava che quest’abbraccio – ravvicinamento – potesse portare a dei “rinnovamenti”. Insomma, la popolazione sperava che il governo russo e la classe politica russa aiutassero a cambiare la Russia. Questa è stata la speranza che ha infuso il padre della Ostpolitik, Willy Brandt, il grande cancelliere socialdemocratico tedesco, e con lui, il padre spirituale di questa speranza, Egon Bahr”.

“Ma le speranze nell’ultimo decennio sono evaporate. Ed è stato Schroeder – con qualche aiuto del primo ministro italiano, Silvio Berlusconi e del presidente francese, Jacques Chirac – che ha seppellito sia la speranza, che l’abbraccio del Cremlino lo avrebbe portato ad una trasformazione, come anche la sensazione che questa stessa speranza fosse un prodotto dell’altruismo. Diventando un funzionario altamente pagato del Cremlino, Schroeder è diventato il simbolo della demoralizzazione della classe politica europea. Allo stesso tempo, ha anche sollevato domande sulla posizione morale dei socialdemocratici tedeschi”.

“Tuttavia, dopo gli avvenimenti del 2014, l’annessione della Crimea e la sanguinosa tragedia del Donbas, la classe politica tedesca, dopo aver sperimentato uno shock, ha ripensato alle sue precedenti speranze. Angela Merkel è diventata il fattore collante del pacchetto sanzioni europeo contro la Russia; ma nel frattempo, nuovi venti hanno cominciato a soffiare in mezzo ai socialdemocratici tedeschi. Sì, questi ultimi hanno difficoltà ad abbandonare l’eredità storica, ma cercano di evitare d’essere accusati di aver calmato in questi giorni il Cremlino: per loro, Schroeder è ora un problema morale ed etico”.

“Ormai non c’è alcun punto per determinare ciò che ha spinto Schroeder ad accettare il nuovo posto – di diventare membro del consiglio di amministrazione di Rosneft, il più grande gigante del gas e del petrolio della Russia. È stato il denaro? Apparentemente è così. Un colpo alla sua reputazione non spaventa più Schroeder. Dopo tutto, l’ha già persa. Anche la disposizione finanziaria per questa nuova posizione è molto bella. Per esempio, i direttori di Rosneft, in cambio dei loro sforzi mentali (?), sono stati pagati 0,5 milioni di dollari ciascuno nel 2016. Beh, perché rifiutare l’offerta?”

“Perché Rosneft e Igor Sechin hanno bisogno di Schroeder? È anche comprensibile: hanno bisogno di lui come lobbyista, in quanto si dovrebbe attivare per fare in modo che vengano revocate le sanzioni a Rosneft. Tuttavia, non è chiaro quanto Schroeder possa essere in grado di attuare un tale piano nella sua situazione attuale”.

“È chiaro che il nuovo incarico di Schroeder sta irritando gli ambienti politici tedeschi, e soprattutto i socialdemocratici. Ora, guarda quello che è veramente importante! Schroeder ha recentemente lanciato una forte campagna antiamericana, cercando così di bilanciare la sua vicinanza al Cremlino. E questo, in una certa misura, è stato un successo! Si può facilmente immaginare cosa stanno sostenendo le figure imprenditoriali tedesche e quelle forze politiche che sono sempre state a favore di un dialogo con il Cremlino: “Sì, ovviamente, il Cremlino, con la sua aggressività e ribollenti abitudini non è affatto un partner ideale. Però conosciamo i russi! Abbiamo lavorato per decenni in Russia e abbiamo ricevuto dividendi. Ora, c’è Donald Trump, basta guardarlo!”. Questo è ciò a cui dovresti prestare attenzione: le élite europee e gli interessi commerciali europei, che stanno adoperandosi per mantenere i legami con la Russia, ora cercheranno di “bilanciare” la loro posizione con un brusco anti-americanismo”.

Gabrielis Bedris