In particolare, secondo il presidente del consiglio Mario Mehren, Wintershall intende attuare il controverso progetto “Nord Stream – 2, perché l’Europa ha bisogno di più gas”. “Anche nelle difficoltà politiche, noi teniamo salda la nostra partnership economica tedesco-russa”, ha affermato Mehren in risposta ad una nostra richiesta dopo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha ratificato la legge sulle sanzioni anti-russe.

Wintershall, parte di BASF, è da lungo tempo che collabora con Gazprom. Il gas di Wintershall, per oltre il 50% proviene dalla Russia. Un anno e mezzo fa, entrambe le aziende hanno attirato l’attenzione di tutto il mondo per aver scambiato attivi di 10 miliardi di euro. I russi hanno poi ottenuto tutta la quota di Wintershall nell’impresa Wingas, quindi, matematicamente accedono ad un quinto di ogni consumatore di gas in Germania. BASF, a sua volta, ha ricevuto in cambio i diritti per sviluppare i depositi di gas in Siberia.
La nuova legge americana sulle sanzioni, criticata dalla Commissione europea e dal governo tedesco, tra l’altro cita il progetto “Nord Stream – 2”. La legge fa capire che la politica statunitense mira alla chiusura di questo progetto; ma allo stesso tempo indica che l’America vuole aumentare l’esportazione di risorse energetiche. In particolare, gli americani sono interessati alla vendita di gas di scisto liquefatto. 

Secondo Mehren, non si devono lasciar perdere i propri interessi economici per le sanzioni “in particolare promuovendo il GNL sul mercato europeo”, tali azioni sono contrarie alle regole del libero mercato. Gazprom e Wintershall sono partner, ha sostenuto il Ceo: “Gazprom può contare su di noi”. Non è chiaro però, se Trump deciderà effettivamente di applicare le sanzioni e quali conseguenze potranno avere queste “sanzioni extraterritoriali” sulle società coinvolte nei progetti congiunti. Per questo la Germania ha imposto un regime di silenzio.
Trump, nella sua prima dichiarazione alla stampa, dopo aver firmato la legge, ha ancora una volta apertamente espresso l’insoddisfazione per questa legge che, secondo lui, ha firmato “per preservare l’unità nazionale”. Quindi è possibile che queste possibili restrizioni anti-russe in realtà non entrino in vigore. Secondo le stime preliminari, Trump non è d’accordo con la legge adottata, e ne ha anche parlato con il suo Segretario di Stato, Rex Tillerson.

Negli Stati Uniti, almeno nell’amministrazione, sembra che le critiche UE siano sentite; pertanto, secondo l’Unione degli imprenditori tedeschi, è ancora probabile che gli effetti negativi delle nuove sanzioni, in particolare per le imprese europee dell’industria energetica, siano ridotte al minimo. Ora rimane solo da aspettare la reazione del Senato e della casa dei rappresentanti per questo “evidente schiaffo in faccia a Trump”.
In precedenza, la Commissione europea e il governo tedesco hanno dichiarato di rifiutare di riconoscere “le sanzioni extraterritoriali che violano le norme giuridiche internazionali”. “Condividiamo questa posizione” ha sostenuto Mehren. Le condizioni quadro per la cooperazione energetica tra la Russia e l’Europa sono determinate, secondo lui, dai paesi europei, e le forniture provenienti dalla Russia sono una parte importante dell’energia del vecchio continente. “Ogni tentativo di limitare queste forniture minaccia la sicurezza energetica della competitività europea”, ha sottolineato. Infatti, la costruzione del nuovo gasdotto sta causando molte controversie all’interno dell’UE. I sostenitori del progetto lo considerano come un ulteriore passo verso la sicurezza energetica.

Gli oppositori, soprattutto i paesi dell’Europa orientale e gli Stati baltici, vedono il secondo “flusso nordico” come un pericolo per loro stessi. Nel caso della costruzione del nuovo Stream, cesseranno di essere necessarie le attuali rotte di transito attraverso l’Ucraina e la Slovacchia, e anche la Polonia. Secondo le autorità polacche, questo progetto nega le sanzioni anti-russe e indebolisce le forze pro-europee in Ucraina. Nell’agosto del 2016, dopo l’inchiesta antitrust avviata dalla Polonia, sono apparse come co-fondatori di “Nord Stream -2”, cinque compagnie energetiche dell’Europa occidentale. Queste cinque società – insieme a Wintershall, Uniper, un’ex filiale del gruppo Eon, Royal Dutch Shell (Gran Bretagna-Paesi Bassi), OMV (Austria) e Engie (Francia) – hanno accettato di partecipare al progetto di 9,5 miliardi di euro, ognuna di loro per il dieci per cento.

Un terzo di tale importo, secondo i rappresentanti di Wintershall, è già stato trasferito dall’azienda all’operatore del progetto Nord stream. La maggior parte dei tubi per la condotta è già stata prodotta. Il prossimo anno la costruzione della pipeline dovrebbe arrivare a 1200 km e, se tutto va bene e gli Stati Uniti non continueranno con le sanzioni, nel 2019 la costruzione dovrebbe essere completata.

Gabrielis Bedris