L’Eremo di San Sebastiano

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Da conventuolo a casino ottocentesco

BITONTO – In agro di Bitonto, nella frazione di Palombaio, sull’antico tracciato “Megra” che portava alla località “ad Veneris”, si notano sparse, al centro di estesi corpi fondiari, grancie rurali ed antiche possessioni degli ordini monastici che nei secoli si insediarono a Bitonto. Di queste ultime grancie, a seguito della riconversione agraria, acquisizione di terre vacue e successivo frazionamento, attualmente rimangono soltanto ruderi.

A “Primignano” (Palombaio), al confine con il territorio della città di Palo del Colle, anticamente vi era un “conventuolo” denominato “Eremo di San Sebastiano”, sui cui ruderi quattrocenteschi fu innalzato nei primi dell’Ottocento il Casino Losito. Palazzina neoclassica, di proprietà dell’omonima famiglia patrizia bitontina, opera dell’architetto Comes, caratterizzata da una struttura in pietra a secco e tufi, con pianta quadrangolare, si sviluppa su due livelli collegati attraverso una scala interna in muratura. Al primo livello è presente un porticato con numerosi ambienti voltati a botte a vario uso. Il secondo livello, destinato ad alloggio, è caratterizzato invece dalla presenza di numerose “garitte”, abbellite da ornamenti architettonici floreali e da capitelli corinzi. Su ogni lato, vari affacci panoramici, un tempo cintati da una caratteristica balconata in ferro battuto (oggi purtroppo depredata), abbellivano l’antica struttura. A pianterreno attraverso il caratteristico ingresso, costituito da due colonne con cancellata, si giungeva nel grande patio racchiuso nelle mura perimetrali.

Qui al suo interno inglobata al casino, a memoria del “conventuolo”,  vi residua l’antica chiesetta di San Sebastiano. Quest’ultima, dipendente dai Minori Osservanti di Bitonto, preceduta da un proano sul quale campeggiava l’emblema francescano con data 1670, è composta da un’aula unica con volta acuta compressa, interamente affrescata ma più volte scialbata a calce, con altare di tipo gotico sovrastato dalla classica conchiglia situato sulla parete di fondo. Qui al suo interno in passato si poteva ammirare la statua di San Sebastiano, asportata sul finire degli anni 60, di cui attualmente residua il piedistallo su cui è inciso il nome del committente e la firma dello scultore che nientemeno è Stefano da Putignano “HOC OPUS FIERI/ FECIT SOLLICITER DE/ ELECTIS 1491 – STPHAN(U)S DE POET(INIANU)S. Stefano da Putignano, eletto a rappresentare la scultura rinascimentale pugliese tutt’intera, fu impiegato per lo più da esponenti del piccolo clero e degli Ordini mendicanti.

Tra le sue numerosissime opere devozionali in pietra policromata, Madonne in trono con bimbo, Santi, Presepi, ecc, ritroviamo un San Sebastiano, coevo e simile nelle sembianze a quello asportato dal Palombaio, attualmente esposto nella chiesa matrice di Putignano. Attualmente il complesso, più volte assalito e depredato da vandali, versa in condizioni statiche alquanto precarie. All’interno della chiesetta l’altare è stato distrutto ed il pavimento in maioliche del settecento completamente asportato. Urge recuperare urgentemente il prezioso piedistallo un tempo posto alla base della statua di San Sebastiano sistemandolo in un apposito museo  prima che scompaia per sempre.

Pasquale Fallacara

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