Settembre: in Europa centro-orientale sarà un mese nervoso. Il 14 settembre la Russia libererà quello che potrebbe essere il suo più grande esercito militare da dopo la guerra fredda. In Polonia, Ucraina, Lituania, Lettonia, Estonia e altrove, i funzionari sono apertamente preoccupati per il fatto che le “esercitazioni di Zapad 2017”, che si terranno nei pressi delle loro frontiere, possano essere utilizzate come una copertura per un attacco militare.

Dal canto suo, il presidente russo Vladimir Putin considera sia la posa convenzionale, che quella nucleare, come utili strumenti per riaffermare lo status di Mosca quale potere mondiale e intimidire sia i nemici che i vicini. I tre anni dall’annessione russa della Crimea ucraina hanno visto un drammatico aumento dell’attività militare di Mosca.

Il crescente scontro della Russia con l’Occidente però, non si ferma qui. Mosca, Washington e altri governi occidentali capiscono che qualsiasi conflitto diretto tra Russia e Occidente potrebbe essere disastroso; ma stranamente, pur sapendo che stanno ampliando il divario, vanno avanti a testa bassa, spesso in modi molto noiosi. Contemporaneamente, mentre molti occidentali biasimano Mosca, tanti in Russia la vedono diversamente.

Parte della visione russa, deriva dalla macchina dei media del Cremlino che spinge il messaggio che Mosca debba affermarsi per evitare di essere circondata e impoverita – mentre dipinge l’Occidente come caotico, corrotto e machiavelliano. Tali visioni sono profondamente incorporate nella mentalità nazionale della Russia. Nel mese di giugno, una relazione non classificata rilasciata dall’Agenzia di Difesa dell’Organizzazione Usa, è arrivata alla conclusione che i maggiori leader russi sono veramente convinti che Washington intenda rovesciarli, in particolare, questo era percepito come più vero sotto il presidente Barack Obama.
Questa convinzione, mentre crea percezioni di pericolo che danneggiano e destabilizzano entrambe le parti, non da segno di cessazione.

Nonostante la molta retorica che il presidente Donald Trump vuole essere nelle buone grazie di Putin, il Congresso e gran parte del governo statunitense non sembrano interessati a lasciar “semplicemente libero” il presidente di fare ciò che vuole – anzi, diventeranno sempre più minacciosi, in particolare, proprio perché, nel stesso momento in cui c’è un incremento di piccole e costanti accuse e rivelazioni, si stanno anche frammischiando e amalgamando chiacchiere relative all’elezione del presidente russo e i collegamenti di Mosca nella campagna di Trump.

Il 2 agosto, Trump si è sottomesso alla pressione bipartitica ed ha ratificato il disegno di legge che ha imposto le nuove sanzioni richieste dal Congresso. È stato un segno di come Capitol Hill, non il presidente, ora sta decidendo i passi successivi – Trump ha denunciato via Twitter che le sanzioni potrebbero mettere in pericolo i rapporti con la Russia, ma che lui ora è politicamente incapace di bloccarle.

Alla fine della guerra fredda, per cementare la pace, i leader occidentali hanno deliberatamente deciso di inglobare la Russia nelle strutture economiche dell’Occidente. L’ultimo ciclo di sanzioni e le ultime scaramucce diplomatiche, con la chiusura di sedi consolari russe in America, potrebbero rappresentare l’ultimo chiodo della bara di questo approccio. Scrivendo sulla sua pagina di Facebook, il primo ministro russo Dmitri Medvedev ha descritto le sanzioni come una “guerra economica”, sostenendo che hanno messo la parola fine alle speranze di un ravvicinamento all’amministrazione Trump.

E, anche se la guerra di proxy che Washington e Russia stanno portando avanti in Siria sembra essere verso un accomodamento, quella in Ucraina sembra intensificarsi. Due settimane fa il segretario alla difesa americano, James Mattis, ha annunciato che il governo sta considerando di fornire armi difensive letali all’Ucraina, da utilizzarsi nella guerra in corso contro i separatisti russi sorretti dalla Russia.
Nel frattempo, Mosca si sta sempre più profondamente inserendo nel confronto di Washington con la Corea del Nord. La scorsa settimana, i bombardieri nucleari russi hanno sorvolato lo spazio aereo giapponese e sudcoreano: Mosca incoraggia il turismo russo nella Corea del Nord, complicando inevitabilmente ogni decisione statunitense.

La sospetta interferenza russa nella politica occidentale va ben oltre gli intermittenti hacking e il rilascio di informazioni potenzialmente sensibili, come si è visto nelle elezioni americane, francesi e in altri sondaggi elettorali. Gli esperti di social media testimoniano che c’è un esercito di feed Twitter russi sospetti e di altri siti web e social media che stanno ora energicamente spingendo proprie turbative narrazioni nel discorso politico americano ed europeo.

Equivoci “bot” russi – in gran parte automatizzati – sono stati diffusi come messaggistica, sia prima che dopo le dimostrazioni dei suprematisti bianchi a Charlottesville, in Virginia. Molti messaggi diffondono voci e critiche al consulente nazionale per la sicurezza nazionale americano, H.R. McMaster.
Tattiche simili, anche se più mirate, si notano, non solo sui social media, ma sulle principali piattaforme di Mosca rivolte all’Europa, come la stazione televisiva Russia Today e Sputnik. Il 6 agosto, McMaster ha accusato Mosca e in particolare Putin di cercare di “rompere l’Europa” con la propaganda e la disinformazione: “La natura del regime è una sola persona”, ha affermato in riferimento al presidente russo.

Tutto ciò è in diretto contrasto con i primi anni della presidenza di Obama, quando l’amministrazione sperava di mettere da parte Putin e di operare principalmente con il presidente Medvedev. Questo meccanismo – insieme al percepito sostegno occidentale per i gruppi dell’opposizione e dei diritti umani in Russia – sembra continuare ad alimentare la paranoia del Cremlino, esplosa in particolare nel 2011 dopo le proteste di strada anti-Putin.

La maggior parte degli esperti concorda che Putin privilegi soprattutto la sua sopravvivenza personale. Nei suoi primi anni di potere, l’autorità di Putin è stata fortemente stabilita dalla prosperità e dalla stabilità economica della Russia; ora, però, la macchina propagandistica del Cremlino si concentra sul suo ruolo nel ripristinare l’orgoglio militarista e nazionale del Paese, e, se le sanzioni inizieranno a minare l’economia russa, questo aspetto potrà solo che intensificarsi.

Per ora, tutte le parti preferiscono confrontarsi con tattiche economiche, politiche e non ortodosse, piuttosto che forze aperte. Il prossimo esercizio di Zapad, tuttavia, probabilmente proseguirà con quello che è un modello russo tradizionale: un simulato attacco nucleare su una città nemica o contro una forza militare. L’ultimo esercizio “Zapad” 2013, ha avuto come bersaglio simulato Varsavia, sostengono i funzionari occidentali, con altri tracciati che erano destinati alla Svezia e ad una flotta militare NATO in mare aperto. È il modo di Mosca per ricordare ai suoi vicini e ai potenziali avversari ciò che è in gioco se le tensioni si alzassero troppo; ma l’ironia è che porterà semplicemente un mondo già nervoso, ad esserlo sempre di più.

Gabrielis Bedris