Comportamenti eroici e santi ad un tempo

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«Il recente Motu Proprio di Papa Francesco che stabilisce un’altra via di santificazione accanto ai tradizionali modi del martirio e della “eroicità delle virtù” è un altro tassello verso la svolta che il vescovo di Roma sta imprimendo alla Chiesa. Con “Maiorem hac dilectionem” il Papa canonizza il donare la propria vita con amore: naturalmente questa legge esiste da sempre nel Vangelo ma l’azione del Papa la manifesta con una particolarissima sottolineatura». Così scrive il prete e scrittore Mauro Leonardi in un interessante articolo apparso su agi.it del 14 luglio. E più avanti: «Il vescovo di Roma perciò con il suo decreto canonizza in potenza tutti quelli che danno la vita per gli altri correndo il rischio di morire. Tutti quelli che vanno fino in fondo nel loro dovere, nella loro missione, in ciò che ritengono essere il senso e la giustificazione della loro vita. Mi vengono in mente i 343 pompieri che l’11 settembre 2001 diedero la vita per salvare moltissima gente intrappolate tra le fiamme dell’attentato delle Torri Gemelle. Furono loro a salire in cima, a entrare e rientrare tante volte per cercare di salvare vite umane. E sapendo benissimo che era a prezzo della loro… Santità è dare la vita per gli altri».

Non è la prima volta che ho la piccola soddisfazione di vedere espressi da altri, più di una volta da Papa Francesco stesso, cose da me scritte anni prima. Il 5 ottobre del 2004 sul quotidiano Liberazione: “La santità è chiara, semplice, evidente; non ha nulla di misterioso. La santità è somiglianza a Cristo. Più si somiglia a Gesù più si è santi. E per realizzare questa conformità, non c’è altra strada che quella da lui stesso indicata (potrebbe essere altrimenti?): «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi». Per essere santi bisogna amare il prossimo, anche a rischio di rimetterci la vita (Gv 15,13). Alla luce di questo concetto, si può senz’altro affermare che un esempio di santità lo hanno dato le due volontarie italiane Simona Pari e Simona Torretta, le quali hanno rischiato la vita per il bene del prossimo bisognoso”. E su La Stampa del 14 ottobre 2009: “Il comportamento del sottocapo di prima classe della Marina, Simone Neri, che a Giampilieri è morto nel tentativo di salvare un bambino, dopo che già aveva tratto in salvo otto persone, è l’esempio di un vero atto di eroismo. Dico questo perché, specialmente negli ultimi tempi, il termine “eroe” è stato usato spesso impropriamente. Ma pochi credo si siano resi conto che l’atto compiuto dal giovane, è anche un esempio di sacrificio cristiano, riguardo al quale pure si fa non poca confusione. Si commette l’errore di  ritenere qualsiasi sacrificio, anche perfettamente inutile, imitazione di Cristo. Errore commesso persino da alcuni santi, i quali tra estenuanti digiuni, cilici sulle carni, rinunce, e mortificazioni varie, in qualche modo hanno abbreviato la loro vita. Un sacrificio inutile e non richiesto dal Vangelo. Si può invece senz’altro affermare che Simone Neri ha compiuto un atto eroico e santo ad un tempo”.

Renato Pierri

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