Expo, la Procura chiede rinvio a giudizio per Sala per falso ma non turbativa

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La procura generale di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per falso ideologico e materiale del sindaco Giuseppe SALA, nell’ambito dell’inchiesta sui lavori della Piastra Expo. La vicenda riguarda la presunta retrodatazione da parte di SALA, allora commissario Expo, dei verbali di nomina di due membri delle commissioni per la gara del maxi appalto per la Piastra. E’ stata invece stralciata dalla richiesta l’accusa di turbativa d’asta per l’appalto sulla fornitura degli alberi per il sito Expo.

La procura generale di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio el sindaco di Milano Giuseppe Sala e di altri indagati nell’indagine sulla ‘Piastra’ di Expo, l’infrastruttura principale della manifestazione. Sala, all’epoca dei fatti era ad della societa’ dell’Esposizione universale. Rispetto alla chiusura delle indagini del 23 giugno scorso, cade una delle due ipotesi di reato contestate a Sala, quella di turbativa d’asta. Resta invece in piedi l’ipotesi di falso per le modalita’ con cui nel 2012 la societa’ sostitui’ un componente della commissione aggiudicatrice dell’appalto sulla ‘Piastra’.

Ora spettera’ al giudice per l’udienza preliminare Giovanna Campanile decidere se rinviare a giudizio Sala o proscioglierlo dall’accusa di falso materiale e ideologico. L’ipotesi di turbativa d’asta era maturata in seguito ad approfondimenti investigativi tra l’avocazione dell’inchiesta da parte della Procura Generale nell’autunno del 2016 e la chiusura delle indagini del giugno scorso. Ora, questo reato viene stralciato in vista dell’archiviazione non solo per Sala, ma anche per gli ex dirigenti di Ilspa Antonio Giulio Rognoni e per Pierpaolo Perez. In sostanza, viene ‘spazzato via’ tutto il capo d’accusa relativo alla presunta turbativa. Nella memoria difensiva depositata al pg Felice Isnardi nei mesi scorsi, gli avvocati del sindaco, Salvatore Scuto e Stefano Nespor, avevano sostenuto che questa imputazione sarebbe stata basata “su una ricostruzione dei fatti tendenziosa, errata e superficiale che non si e’ fatta carico del complesso reticolo normativo in cui la gara si e’ svolta, si pensi all’esistenza delle deroghe del Commissario Straordinario e ciononostante del tutto ignorate”. E’ probabile dunque che la Procura Generale abbia riconosciuto come lecita questa flessibilita’ di Sala a muoversi nel dedalo giuridico della gara sulla Piastra. Nelle chiusura delle indagini, Isnardi aveva sostenuto che l’appalto per il ‘verde’ sarebbe stato separato da quello per la Piastra e confezionato su misura per un vivaista lombardo dietro “pressioni” anche della Regione Lombardia. Quanto all’accusa di falso, Sala e’ sotto accusa per avere firmato l’atto di nomina dei commissari della gara della Piastra che sulla carta e’ datato 17 maggio 2013 ma in realta’ risulta scritto al computer il successivo 30 maggio. Ora il gup dovra’ valutare se Sala agi’ con dolo, cioe’ con la consapevolezza di inserire nell’atto pubblico un falso oppure no. Nella prima indagine poi avocata i pm avevano sostenuto la buona fede dell’attuale sindaco.

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