L’intervista di Maurizio Costanzo: deplorevole!

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Recentemente abbiamo potuto assistere in televisione, esattamente a “L’intervista” di Maurizio Costanzo, l’ennesimo “spettacolo deplorevole” a mio dire, di questo giornalismo da quattro soldi. Ovvero è andata in onda l’intervista a Pietro Masoovvero colui che nel non troppo lontano 1991 uccise i genitori.

Adesso mi domando: ma cosa c’è da capire e da approfondire nell’intervistare un assassino? A chi interessa? Veramente siamo arrivati al punto che la morte è cosi uno spettacolo da mettere in televisione o sui social senza più rispetto? Dare visibilità, compensi e la possibilità di dire la sua, in questo caso ad un cruento assassino, per garantirsi il picco dell’audience, è sia di una tristezza unica. Credo che sia l’ennesima misera pagina di giornalismo. A pensarla cosi per fortuna non sono solo Io, infatti molti sono stati i commenti negati apparsi sulla pagina Facebook di Maurizio Costanzo su questa vergognosa vicenda.

Per chi non lo sapesse, o lo avesse dimenticato, questo crimine è stato di una violenza inaudita. Vi riassumo brevente la dinamica prendendo un’estratto da Wikipedia: “Arrivato in cucina, viene subito colpito dal figlio, armato di un tubo di ferro, mentre Damiano lo colpisce a sua volta con una pentola. Poco dopo arriva Rosa e viene aggredita da Paolo e Giorgio, armati rispettivamente di un bloccasterzo e un’altra pentola. La madre di Pietro non muore sul colpo, così il figlio interviene e, oltre a colpirla lui stesso, cerca di soffocarla mettendole in gola del cotone e chiudendole la faccia in un sacchetto di nylon. Nel frattempo, Paolo si accanisce contro Antonio Maso, premendogli il piede sulla gola. Cinquantatré minuti dopo i primi colpi, le due vittime cessano definitivamente di respirare…” [Fonte WikipediaCondannato a oltre 30 anni di carcere, nel 2016 viene messo in libertà.

Il mio giudizio personale su Maurizio Costanzo è molto positivo e di immensa stima. Lo reputo un giornalista di spessore che nella sua carriera lo ha dimostrato, sopratutto quando si impegnò come uomo e giornalista nella lotta alla mafia. In seguito all’omicidio di Libero Grassi, appena un mese dopo Maurizio Costanzo e Michele Santoro realizzarono una maratona Rai-Fininvest contro la mafia. Memorabile rimase la scena in cui Costanzo bruciò in diretta una maglietta con scritto “Mafia made in Italy“. Proprio questo suo impegno sembra essere la causa, il 14 maggio 1993, di un attentato, ovvero l’esplosione di una Fiat Uno imbottita di novanta chilogrammi di tritolo in via Ruggiero Fauro.

La televisione è un potente strumento che deve essere messo a disposizione di cause giuste, per una libera informazione, non per creare una massa amorfa e condotta a credere ciò che questa “televisione decadente” vuole.

Claudio Lauretti

 

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