Chagall e i ciociari, violino e piffero

Senza categoria

Di

Inaudito quanto grande e profonda sia l’opera di Marc Chagall pur dando apparentemente solo godimento e piacere e gioia: fondamento della sua poetica è la ‘giudeità’: sradicamento perpetuo, fuga e esilio  permanenti, vincolo indissolubile con la propria stirpe e con la propria religione, continua precarietà e bisogno, persecuzioni e odio e oppressione  sempre ribollenti e possibili da parte di tutti: nati ormai alla libertà e alla autonomia e alle vie del mondo anche quando  nella sofferenza e indigenza  e ghettizzazione, inclini e quasi obbligati a coltivare in gran parte l’arte quale espediente e mezzo di sopravvivenza: non solo scrivere e dipingere e scolpire e commerciare e comporre ma allo stesso modo esibirsi per le strade del mondo, cantare, ballare, mimare….con strumenti leggeri, facili al trasporto: il violino, quella specie di corno detto  shofar, la trombetta, la lira… ma lo strumento principe dal suono gradito universalmente, il violino: dalle sue quattro corde gli artisti girovaghi traevano  -e traggono- note strazianti e sconvolgenti ma anche allegre e piacevoli: il mitico ebreo errante era ed è l’uomo del violino. Certamente ci si sarà chiesti: ma come si spiega che i più grandi violinisti, i più grandi pianisti, i direttori di orchestra più celebrati, i violoncellisti, grandi scrittori e artisti pittori e scultori, cantanti famosi, grandi mercanti d’arte, medici celebrati, sono di solito ebrei in tutto il mondo?

 La valigia sempre pronta dietro alla porta, da secoli, per tutti e quindi i mestieri e le professioni adatte in tutti i paesi: i medici, i dentisti, gli artisti, i banchieri e i venditori di soldi, gli scrittori, i mercanti…Sradicati da sempre dal territorio avito  ma da sempre guidati da una stella consolatrice mai ignorata, loro guida e forza: la Bibbia e la Palestina, la Terra Promessa della nostalgia e del ricordo e del rimpianto, ‘la terra del latte e del miele’, e la grande tradizione e storia e perciò sempre legati tra di loro e uniti. Questo e ben altro ancora è il mondo giudeo nell’opera di Marc Chagall: la sua opera apparentemente è tutta una sinfonia di colori e di scene e di invenzioni e di irrealtà e di fantasia, sempre quei galli, quelle capre, quei cavalli e asini, quei fidanzatini, quei libri sacri, quei tetti sempre presenti, quei violinisti, e poi quei colori strabilianti, quegli accostamenti cromatici unici e tipici, eppure quanti significati dietro ad ognuna delle scene  e simboli: tutta la storia dell’ebreo errante, del violinista sulle nuvole, del suonatore sui tetti delle case: la fuga, la disperazione, la libertà, il coraggio: quindi normalmente mettono assieme cristo e marx, tutti e due  ebrei: due mondi che ancora oggi non si sono capiti e appresi  pienamente!! Ma qui ci arrestiamo e passiamo ad un altro mondo, parecchio simile, direi fraterno, per quanto riferito all’aspetto tipico: la fuga, la emigrazione...

Se togliamo da quanto sopra detto per gli Ebrei quelli che sono gli aspetti tipici e noti della loro stirpe ed ethos, tutto il resto lo verifichiamo uguale nella esistenza dei ciociari per le strade del mondo: l’oppressione, la miseria, il buio davanti e perciò se non il pogrom e la diaspora, certamente la emigrazione forzata e liberatoria, che è lo stesso: nuovi orizzonti, nuove possibilità, libertà totale. E anche i poveri ciociari avevano i loro contrassegni che li hanno resi eterni: le vestiture divenute il loro costume, amato da tutti gli artisti europei per quasi duecento anni, gli strumenti musicali, non raffinati quali quelli degli Ebrei ma primitivi ed elementari eppur amati da tutti e ovunque: il piffero, l’organetto, il tamburello…

E anche coi poveri ciociari si parla di canti di balli di colori di divinità: il cromatismo smagliante e sfavillante delle vestiture indossate, nessun rosso uguale all’altro, nessun azzurro uguale all’altro, un nero uguale all’altro: una sinfonia autentica che faceva uscir di senno i giovani artisti inizialmente a Roma e poi nel mondo: la medesima sinfonia  delle composizioni di Chagall: citiamo questo pittore perché, come detto più sopra,  impersona e ha fatto rivivere pienamente un certo ethos che in parte rinveniamo, analogo, nel personaggio ciociaro.  E poi, per i ciociari, i canti e le nenie nella danza e nella devozione, divenuti appannaggio del folklore e della tradizione e lo stesso il ballo, come il saltarello e le altre danze popolari, ma non solo questo, anche esso patrimonio della tradizione e della vita sociale e elemento unificatore.

La emigrazione, quella per necessità e bisogno esistenziali, ma per primi e, anche per loro quale soluzione e espediente di vita, è stata fondamentalmente e sostanzialmente inventata dagli Ebrei e dai ciociari: con una sola differenza determinante: i primi sono stati in grado di darsi, o ricevere, visibilità e apparenza, a dispetto delle violenze ed atrocità inenarrabili di cui sono stati  vittime nei secoli, da sempre; i secondi sono restati nel buio: in effetti manca al povero ciociaro la componente interiore, etica, direi filosofica e religiosa, la educazione dunque, perché vissuto sistematicamente ai margini e isolato e quasi segregato, quindi perennemente analfabeta e illetterato ed individualista.  E sulla loro via grandi ed inaudite sofferenze e disagi ma allo stesso tempo successi quasi miracolosi, dovunque nel mondo. I ciociari, non si sono distinti nelle grandi avventure capitalistiche (banche, ferrovie, finanza, industrie…)  né, salvo non poche eccezioni sparse per il mondo, nelle arti e nelle professioni come invece è avvenuto per gli Ebrei, perché mancavano loro i presupposti di partenza e cioè le aperture mentali e gli orizzonti ampi, perché privi dell’ethos religioso convissuto, dell’ethos tradizionale, sociale donatore di ideali e di speranze, quindi  cani solitari, perciò tutto ancora più arduo, sottoposti a soprusi e angherie: però in aggiunta a qualche eccezione anche nel contesto dell’alta industria e del grande balzo,  la totalità si è risolta ed ha avuto successo oltre che nel lavoro dipendente, anche nelle piccole e grandi attività commerciali e imprenditoriali, tanto che in alcuni settori sono divenuti per così dire  gli esclusivisti nazionali con particolare riguardo nei paesi di prima emigrazione e cioè  Regno Unito e Francia. Al riguardo raccomandiamo caldamente di scorrere le pagine di “ORGOGLIO CIOCIARO/Ciociaria Pride”.

Michele Santulli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube