Sunita Narain: ambientalista indiana per la tutela del pianeta

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Sunita Narain (profilo wiki), 56 anni, è un’ambientalista indiana, ispirata a Gandhi, sostenitrice che il problema del clima e dell’ambiente è una questione di uguaglianza sociale e dell’enorme sviluppo di paesi emergenti. A New Delhidirige una piccola, ma efficiente e influente ONG denominata Centre for Science and Environment (CSE). La rivista TIME l’ha inserita tra le persone più influenti del mondo nel 2016, tanto è che anche Leonardo Di Caprio, nel suo documentario dedicato alla salvaguardia del pianeta “Before the Flood” è andata ad intervistarla.

Sunita Narain è convinta che i paesi occidentali e le loro economie basate sui combustibili fossili siano la causa di questa crisi ambientale evidenziata dai cambiamenti climatici. La globalizzazione, unito ai modelli di economia occidentali, ha estremamente aumentato la disuguaglianza all’interno del paese, rendendo i poveri più poveri e più numerosi, i ricchi più ricchi e sempre più distaccati dalla realtà popolare.

L’India dovrebbe costruire un percorso di crescita autonomo invece di imitare i paesi più ricchi. Al Festival di Jaipur, Sunita Narain è salita sul palco e ha detto: “Serve un nuovo paradigma di crescita di per il bene del paese. Non dobbiamo smettere di crescere, ma dobbiamo farlo in modo diverso“. Secondo i dati raccolti, c’è stato un incremento drastico delle temperature, infatti sono state registrate dei picchi che hanno portato alla morte di oltre 2.300 persone. Entro il 2030 le temperature dovrebbero aumentare tra l’1,7° e i 2°, creando dei danni ambientali al paese senza precedenti.

Gli indiani hanno una straordinaria capacità di proiettare il domani nell’oggi. Dimenticano che il paese, potenza nucleare dotata del secondo maggior esercito di terra del mondo, ha un PIL leggermente inferiore a quello dell’Italia e un reddito pro-capite che non raggiunge i 500 dollari annui. Le punte di eccellenza nell’Information Technology e i modernissimi campus tecnologici di Bangalore, convivono con una realtà rurale contrassegnata da un’economia di mera sussistenza. Servizi e infrastrutture sono quasi ovunque da terzo mondo: Bombay sogna Shanghai, e di questo passo potrebbe anche superarla, ma come, giustamente Sunita Narain ci tiene a precisare, senmpre nello spirito del rispetto dell’ambiente e del territorio.

Qui entra in gioco un elemento fondamentale della realtà indiana: il diverso senso della vita, l’importanza del karma nel definire percorsi che abbiano al centro non l’individuo bensì la circolarità dell’esistenza. L’accettazione della propria condizione è una componente inscindibile dell’etica dell’induismo e la vita è sempre e comunque un passaggio, eredità di comportamenti passati e promessa di un futuro che avvicini il momento del definitivo annullamento cosmico dell’individuo.

Ad un occhio occidentale tutto ciò può apparire come una paradossale giustificazione di condizioni di miseria e disuguaglianza che sarebbero altrimenti intollerabili, o anche come un ammortizzatore sociale in grado di rendere remota la possibilità di rivolgimenti violenti, per i quali sembrerebbero sussistere tutte le condizioni oggettive. Ma in India la prospettiva è diversa e né l’apertura del mercato, né i ritmi accelerati di crescita hanno inciso in maniera significativa sulla situazione, anche per quello che riguarda gli effetti ambientalisti. Come denuncia Sunita, bisogna controllare e monitorare la concentrazione di polveri sottili nell’aria. Negli ultimi mesi una nebbia grigia e opaca avvolge New Delhi, certe mattine il fumo è così denso che sembra di poterlo toccare. Gli edifici scompaiono, le macchine sbucano all’improvviso da strade invisibili. Il fumo entra nelle case da sotto le porte e dalle fessure delle finestre. L’ossigeno sembra rarefatto e costringe le persone a respirare profondamente. All’esterno l’odore di bruciato prende alla gola. Il mal di testa è continuo. Gli occhi bruciano.

Questo è ciò che accade in India. Speriamo che Sunita Narain possa dare il suo importante contributo per cambiare il mondo, partendo dalla sua India. 

Claudio Lauretti

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