Il Bari squadra di ottima, malefica ”fattura”

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BARI –  Qui nessuno mi leva dalla testa che qualcuno anzi più di uno abbia confezionato non da questo Campionato sin dall’anno della rinascita una “fattura” senza Iva ai danni del Bari. Che diavolo, gol preso all’ultimo minuto a Vercelli e gol preso al primo minuto contro il Cittadella. Non solo, ridicolo autogol a Brescia, quello della sconfitta con contorno di altri ben mirati malefizi. Per non dire dello spettacoloso autogol con perfetto colpo di testa di Cassani contro il Frosinone.  E potrei andare ancora più lontano, risalire alle lacune ovvero ai malefizi della prima giornata contro il Venezia lagunare.

Che volete di più? Ho detto tutto come in quel film se ne usciva Peppino rispondendo a Totò. Strano –  lo ricordate? – l’unica  volta che la “fattura” anti-Bari non abbia  funzionato è stato nel Campionato scorso quando i biancorossi andarono a vincere a Benevento proprio nella storica, tetra residenza  delle più abili, malefiche streghe del Mezzogiorno, insuperabili confezionatrici di filtri magici e di micidiali pozioni che in un amen ti lasciano stecchito.

Si è poi saputo che quella sera tutte le streghe del circondario stavano scioperando perché il Sindaco Mastella voleva portare sulle loro ”fatture” l’Iva dal 20  al 25%. Il Bari grato non mancò di ringraziare l’amico Clemente. Passando alle più recenti ditemi le “fatture” che fanno involontariamente o no quest’anno  “extra moenia” i nostri giocatori ai tifosi al seguito con minaccia alle loro coronarie, poi chi le  toglie, dove le mettiamo?

Non bastano le affannose vittorie “intra moenia” del San Nicola a dare continuità, solida tenuta  alla squadra  se la difesa  spesso è da condannare senza appello all’ergastolo; se Gyomber abituale, elegante frequentatore del centro me lo mandi in periferia ad  aprire faticose relazioni nei turbolenti quartieri di sinistra;  se Marrone puoi anche ridipingerlo con tutti gli altri colori dell’arcobaleno non diverrà mai un difensore puro all’altezza ed al passo d’un Caracciolo  Gambalunga.

Se non la smettiamo di discutere solo dei difetti e dell’aggressività eccessiva di Tonucci; se tranquilli dobbiamo limitarci ad aspettare Sabelli Godot;  se l’unico barese, il povero Scalera per giocare una partita una deve solo sperare nella convocazione nella Nazionale Under 20; se  Fiamozzi e Tello per me pari  sono visto che il  sudamericano se l’è cavata  benino anche da terzino allora cosa manca davvero a questo Bari per essere una squadra degna di tale nome?

Manca una spiccata personalità, l’autorevolezza di chi scende in campo, su qualunque campo, e alla maniera del Marchese del Grillo faccia intendere all’avversario, dimostrandolo con i gol, che  ”io sono io e tu non sei…”. Manca lo spirito di immediata  reazione ad ogni episodio avverso, la ferma volontà sorretta dalla tecnica e dall’esperienza di arrivare a tutti i costi, almeno provarci, al risultato prefisso. Mister Grosso, tutte cose che non possono darle Giancaspro e Sogliano che le hanno già dato tutto quello che chiedeva. Adesso tocca ai giocatori, a  lei che deve spronarli a dovere. Ma facciano presto perché i tifosi stanno perdendo la pazienza e cominciano a non credere più.

Ascoli, per il Bari   anche i marchigiani   vil razza dannata?

Troppa gente si è accalcata nel palco di prima fila della serie B. Troppa gente in testa anche se è vero che alcuni non reggeranno allo spettacolo da quella posizione. Il Bari che ormai bene o male ci sta dentro deve tenerne conto.

Dopo la prova horror di Brescia sabato nella tranquilla prateria del San Nicola vogliamo vedere il galletto barese brucare tranquillo e determinato nei verdi Ascoli marchigiani. Come sette giorni prima è accaduto salvo qualche piccolo batticuore contro il Cittadella. E’ questo il programma che d’ora in poi deve rispettare il Bari. Tutti i mezzi per una recita di lusso non gli mancano.

E’ vero che ci sono anche gli avversari in campo ma il Bari l’unico invisibile avversario che può avere sino alla fine del campionato è solo la paura di non farcela. Come a Brescia. Una paura che deve scacciare al più presto. Insieme alla presunzione di essere il più bravo, senza dimostrarlo in campo.  Senza abbandonarsi ad inutili acuti o patetici do petto. 

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