La Russia nell’Artico

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I temi caldi che ultimamente il Cremlino sta cercando di amplificare sono la “conquista dell’Artico e dei suoi territori”. Ma a volte, o la dura realtà, o il voler fare oltre le proprie forze, interferiscono con la conquista del Nord.

L’incidente di giovedì scorso 26 ottobre dell’elicottero Mi-8 a Svalbard, la più grande isola dell’arcipelago Spitsbergen, nel quale hanno perso la vita otto persone, è una delle tante occasioni che ancora una volta ci hanno dimostrato l’avventatezza russa. La Norvegia ha avviato l’operazione di salvataggio nell’arco di 30 minuti, mentre i funzionari russi dopo cinque ore stavano ancora discutendo sulle cause poco chiare dell’incidente. Mosca ha dato inizio alle attività di soccorso e ricerca solo domenica, ben tre giorni dopo l’incidente.

Il viaggio dell’elicottero verso il centro minerario di Piramide, trattandosi di un villaggio abbandonato che raccoglieva sull’isola fino a poco tempo fa una comunità di russi, aveva ben poco senso, se non quello di insistere per avere un’attiva presenza nell’arcipelago norvegese. Il ministro degli esteri Sergei Lavrov, durante una recente riunione del Consiglio di Barents, mentre discuteva delle modalità cooperative con la Norvegia, ha utilizzato i temi a lui cari per accusare Oslo che sta “impedendo liberi movimenti alla parte russa” e principalmente nei “passaggi di elicotteri”. Nello stesso giorno, il ministero della difesa russo, ha colpevolizzato la Norvegia perché sta minacciando gli interessi russi nell’Artico e in particolare sull’arcipelago Spitsbergen.

La persistente esagerazione russa per le minacce esterne serve per dare una giustificazione, sia in casa che all’estero, agli sviluppi e alla creazione di capacità e infrastrutture militari nell’Alto Nord. La flotta settentrionale ha dimostrato la sua forza di fuoco durante le esercitazioni Zapad 2017, che sono ancora in fase di valutazione e di studio presso la sede centrale dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico. Le operazioni anfibie supportate dai lanci missilistici, sono state la principale caratteristica dei giochi di guerra di quest’anno, che si sono estesi dalla nuova base sull’isola di Kotelny, nel Mare Siberiano orientale, a Novaya Zemlya e Franz-Josef Land, nel Mare di Barents.

Il comando Artico russo, istituito nel dicembre 2014, cerca di dimostrare la sua capacità di difendere la navigazione lungo la via del Mare del Nord (NSR); ma il suo problema principale non è la pirateria, ma le obsolete infrastrutture. Rosatom, che ha in carico la flotta di icebreakers nucleari russi, sta cercando di prendersi il controllo amministrativo di NSR, ma il ministero dei trasporti, sostenendo che i nuovi finanziamenti dovrebbero andare a progetti che non hanno contenuto nucleare, sta difendendo a spada tratta il suo terreno.

La scorsa settimana, durante gli esercizi notturni delle forze strategiche russe che hanno coinvolto la triade aerea a lungo raggio, i missili balistici intercontinentali (ICBM) e i sottomarini nucleari strategici, Mosca ha messo sotto esame l’esercito strategico del teatro Artico. I bombardieri non si sono avventurati lontano, ma hanno puntato i loro missili verso i bersagli posti nel sito di test di Pemboi; l’unico ICBM che è stato testato era un vecchio Topol, lanciato dal cosmodromo Plesetsk, nella regione Arkhangelsk; un sottomarino ha sparato un missile dal mare di Barents verso Kamchatka, mentre un altro ha lanciato due missili dal mare di Okhotsk verso il Mar Bianco. I sottomarini che sono stati coinvolti nelle esercitazioni non sono stati nominati, quindi non è chiaro nemmeno se sia stato testato il missile avanzato Bulava – infatti le sue prove sono private e super controllate. Il Cremlino ha reso noto, che lo stesso presidente Vladimir Putin avesse lanciato personalmente quattro missili balistici. Anche se l’affermazione sembra molto dubbia, perché un sottomarino sommerso può lanciare i suoi missili solo in seguito all’ordine del suo comandante.

Putin evidentemente ha percepito la necessità d’affermare il suo ruolo di comandante in capo, ma quando il video televisivo rilasciato dagli organi militari addetti russi, ha presentato un Putin in tuta da ginnastica militare che eseguiva alcuni esercizi, e altre inquadrature lo hanno mostrato mentre osservava i lanci con un binocolo ad almeno 50 metri dal sommergibile, l’effetto ricevuto ha posto tutti in uno stato di sgomento. Molto probabilmente il Cremlino con la sua dichiarazione ha cercato di fare presa sulla sua controparte cinese, sul presidente e segretario generale del Partito Comunista, Xi Jinping, che dagli intrighi ben nascosti del 19° Congresso del Partito è emerso trionfante incrementando ancora di più la sua forza. Xi ha prestato particolarmente attenzione a mettere in evidenza la sua leadership nella riforma delle forze armate cinesi, per cui Putin potrebbe aver calcolato la validità di un suo gesto forzato.

La Russia è consapevole che la Cina, cercando occasioni per rompere il monopolio dei cinque Stati litorali, si sta adoperando per imporre una propria impronta simbolica nell’Artico e sta investendo in progetti di ricerca e infrastrutture nell’alto Nord. L’investimento più grande di Pechino è finora la parziale proprietà del progetto Yamal-LNG, che il mese prossimo dovrà spedire ai clienti cinesi la prima cisterna di gas naturale liquefatto (LNG). L’anno scorso, un generoso afflusso di capitali da Pechino ha salvato dal fallimento questo progetto, e ora la Cina sta esercitando una lieve pressione per assicurarsi un taglio fiscale sui dividendi. La Russia, solo dimostrando i suoi militari può sperare di contrastare la costante espansione cinese nella sua vasta, ma trascurata, frontiera artica.

Tuttavia, è altamente incerto se nel prossimo futuro la Russia sarà in grado di contare sui suoi strumenti di politica militare, perché al suo posto sta imperversando la stagnazione economica. Il progetto di bilancio statale per il 2018-2020 prevede una profonda riduzione delle spese e, nonostante la pesante lotta del “comandante superiore”, anche le dotazioni di fondi per la difesa saranno ridotte. Le uniche voci di bilancio che riceveranno importanti aumenti di finanziamenti sono programmi guidati direttamente dal presidente. Questi potrebbero includere il progetto enormemente costoso della costruzione del ponte che collega l’isola di Sakhalin con la terraferma, proposta da Arkady Rotenberg, l’oligarca che ha uno speciale accesso alle porte “nere” del Cremlino. Nel frattempo, la pulizia ed il recupero delle vecchie bombe nucleari del bomber Tu-95 che si è schiantato nei pressi di Sakhalin nel 1976, o il trattamento della colossale quantità di rifiuti nucleari nella penisola di Kola, sembra che non godano di nessuna particolare attenzione presidenziale.

Il problema di tutti gli sforzi artici è che attualmente non sono redditizi e dipendono dall’assegnazione di fondi provenienti dal bilancio statale. E, nonostante che i soldi siano pochi, non sono state nemmeno adeguate le ambizioni politiche – infatti, i militari continuano a richiedere attività dimostrative, come esercitazioni a “basso costo, perché l’importante è dimostrare”. La logistica e la manutenzione sono tipicamente gli obiettivi primari dei tagli, e la tragedia di Spitsbergen è un esempio dei rischi che arrivano con tali risparmi.

Questa è una situazione caratteristica dei militari russi, basta vedere gli incidenti della base aerea di Himeimin in Siria (dove un bombardiere Su-24 si è schiantato in ottobre), o nell’area aerea di Shaykovka, nella regione di Kaluga (dove un bombardiere Tu-22M3 si è schiantato durante Zapad 2017), ma non generano copertura da parte delle notizie rilasciate dallo Stato. Ciò che rende l’Alto Nord particolarmente vulnerabile è l’ambiente duro, che durante l’inverno espone a rischi, oltre la straordinaria concentrazione di armi nucleari, reattori e rifiuti sulla penisola di Kola.

Putin può avere sentimenti, almeno a voce, per una natura artica incontaminata, ma il suo desiderio di mantenere lo status russo “di superpotenza artica” sta mettendo in pericolo molte vite.

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