Legge elettorale, l’indignazione degli italiani del Regno Unito

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“Cosa cambia? Prima di questa riforma, per candidarsi nei collegi esteri era necessario essere residenti all’estero e iscritti all’Aire. Sembra ovvio. Una condizione di buon senso, considerando che gli eletti entrano in Parlamento proprio per rappresentare gli interessi dei connazionali che hanno lasciato l’Italia. Una condizione tanto piú importante se si considera che il voto dall’estero in qualche modo “conta meno” di quello in Italia, dato che il numero di seggi non è proporzionale al numero dei votanti (i 5 milioni di italiani all’estero hanno diritto solo a 18 parlamentari).
Con il Rosatellum (con il quale andremo a votare già alle prossime elezioni politiche nel 2018) il vincolo della residenza viene meno. I partiti potranno candidare all’estero anche chi non ha mai messo piede fuori dall’Italia, non conosce lingue straniere e non ha alcuna affiliazione con i connazionali che hanno lasciato il Belpaese. E non è difficile immaginare che, in questo contesto, la circoscrizione estero possa diventare la destinazione di ripiego per tanti politici italiani, protetti o trombati, in cerca di un facile seggio in Parlamento.
Nel rimettere mano al voto dall’estero sarebbe stato piuttosto auspicabile andare in una direzione opposta, creando dei collegi piú piccoli per garantire maggiore rappresentatività. Oggi, infatti, esiste un’unica circoscrizione europea all’interno della quale vengono eletti cinque deputati e cinque senatori. In pratica, tutti i voti europei da Lisbona a Kiev finiscono in un unico calderone, e tutti possono votare per gli stessi candidati.
L’effetto, perverso, è che una comunità numerosa come quella degli italiani di Londra e del Regno Unito non ha oggi un suo rappresentante diretto in Parlamento, essendo stati eletti candidati residenti in altri paesi europei (in realtà, Guglielmo Picchi nel 2013 era residente a Londra – ndr). Un controsenso che, considerando quanti sono gli italiani in UK e pensando alla Brexit, avrebbe meritato una riflessione ben diversa. Con il Rosatellum invece di migliorare le cose potranno peggiorare, e gli italiani di Londra potranno trovarsi ad essere rappresentati da un parlamentare che vive a Crotone (con tutto il rispetto per i crotonesi) e ha usato il passaporto solo per andare in vacanza.
L’altro rammarico della nuova legge elettorale è legato all’assenza di interventi per ridurre il rischio di brogli elettorali, difficili da prevenire con l’attuale processo di voto postale dall’estero.
“La legge elettorale estero andava modificata per dare maggiore rappresentanza e correttezza procedurale nonché sicurezza del voto” è il commento di Roberto Stasi, segretario uscente del PD Londra, “ma invece si è fatta una modifica che serve solo ai partiti, snaturando il compromesso politico del 2001 in cui si istituiva la rappresentanza Estero, ovvero un manipolo di deputati e senatori rappresentativo di comunità e aree geografiche di italiani all’estero”.
Ancora piú dura Maria Iacuzio, vice presidente del Comites Londra, che definisce “scellerata” l’approvazione dell’emendamento sulla residenza. “Purtroppo l’errore di tanti politici è dimenticare di essere stati eletti e pensare di essere stati consacrati. Questo è un caso che farà scuola di quando l’ingiustizia diventa legge” commenta amareggiata.
Forte delusione anche nelle parole di Luigi Reale, membro del Comites e consigliere comunale a Bedford, località dove è presente una storica comunità italiana “È una vergogna immensa. Noi stiamo qui a difendere giustamente il riconoscimento dei diritti acquisiti dei circa 600mila italiani residenti in GB dopo la Brexit, tra cui il diritto di voto locale. Mentre in Italia, stasera ed in un sol colpo, ci hanno con una nuova legge elettorale, ridotto e sminuito il nostro diritto di voto come residenti all’estero”.
Per gli italiani del Regno Unito, che già devono difendere con le unghie i propri diritti di residenti, il Rosatellum è un colpo basso. Una legge che crea, per citare ancora ItalUK Comites, “un solco profondo tra comunità vera all’estero e coloro che vorrebbero rappresentarci politicamente. O meglio usarci solo politicamente””.

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