Fornero, l’eta’ va alzata, basta mentire al paese

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PENSIONI, AL VIA TAVOLO GOVERNO-SINDACATI

Il premier Paolo Gentiloni e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan hanno fatto bene a impedire il blocco dell’aumento dell’eta’ pensionabile, “perche’ e’ una scelta che risponde a un’esigenza di medio periodo nell’interesse generale, e non elettorale. Si e’ evitato di scaricare sui giovani il costo di un’operazione che avvantaggerebbe solo le generazioni piu’ mature”. Lo afferma Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro, in un’intervista a Repubblica in cui definisce “penosa e vigliacca” la politica che “inganna i cittadini con le promesse anziche’ parlare il linguaggio della verita’”. oggi tavolo tecnico tra Governo e sindacati sull’innalzamento dell’eta’ pensionabile a 67 anni dal 2019: tra gli obiettivi, bloccare lo scatto per i lavori usuranti. La manovra: oggi Padoan ne parlera’ con Moscovici e Dombrovskis all’Eurogruppo.

La politica che “inganna i cittadini con le promesse anziche’ parlare il linguaggio della verita’” e’ “penosa e vigliacca”. Parola dell’ex ministra del Lavoro, Elsa Fornero, che nel giorno del tavolo tra Governo e sindacati in un’intervista a ‘La Repubblica’, dice la sua sull’innalzamento a 67 anni dell’eta’ pensionabile, che deve essere alzata altrimenti si ingannano i cittadini. Per l’ex ministra, lo stop del premier Paolo Gentiloni e del ministro all’Economia Pier Carlo Padoan al blocco dell’aumento dell’eta’, “risponde a un’esigenza di medio periodo nell’interesse generale e non appunto elettorale. Si e’ evitato di scaricare sui giovani il costo di un’operazione che avvantaggerebbe solo le generazioni piu’ mature”, sottolinea. E sull’ipotesi di esentare alcune categorie di lavoratori dall’innalzamento spiega: “Mi pare la strada giusta. Osservo che il Governo Monti dovette realizzare la riforma in venti giorni, mentre sono passati piu’ di cinque anni senza che sia stato introdotto questo giusto correttivo. Dunque penso che sia una buona innovazione che puo’ permettere a categorie sfortunate di non subire l’effetto dell’indicizzazione senza mettere a repentaglio la sostenibilita’ del sistema previdenziale”.

Si preannuncia tutto in salita il tavolo tecnico di oggi a Palazzo Chigi tra governo e sindacati sul tema dell’innalzamento dell’eta’ pensionabile a 67 anni dal 2019. Il primo obiettivo dei sindacati e’ infatti bloccare lo scatto a 67 anni almeno per la platea dei cosiddetti lavori “gravosi” e per la categoria dei lavori “usuranti” e al tempo stesso cercare di allargare il perimetro di tale platea, includendo, ad esempio, le donne con figli. Il governo pero’ e’ in attesa di vedere quali emendamenti alla manovra il Parlamento presentera’. Considerando che le risorse sono limitate, Palazzo Chigi vuole capire quanto costera’ estendere eventualmente la platea. Il termine ultimo per i gruppi per presentare le proposte di modifica alla manovra e’ il 10 novembre. Secondo la leader della Cgil, Susanna Camusso, il confronto non parte “sotto gli auspici migliori” perche’ “la stessa convocazione del tavolo tecnico si e’ dimenticata un po’ di cose”. Ossia “si e’ dimenticata che i temi da affrontare non sono esclusivamente quelli dell’aspettativa di vita ma per noi e’ altrettanto rilevante affrontare il tema della pensione per i giovani e delle prospettive. C’e’ un tema che riguarda la donne e il lavoro di cura”, ha sottolineato Camusso.

Al tavolo tecnico di oggi, che preparera’ la strada al tavolo politico del 13, i sindacati metteranno in discussione tutto il meccanismo di calcolo dell’aspettativa di vita che, aumentando, fa aumentare anche l’eta’ pensionabile, ma se diminuisce non e’ previsto che l’eta’ pensionabile si abbassi. Quindi chiederanno che in caso di abbassamento di aspettativa di vita, si abbassi anche l’eta’ pensionabile. Inoltre i rappresentanti dei lavoratori vogliono che l’aspettativa di vita sia calcolata settore per settore, e che questo avvenga ogni anno e non solo ogni tre anni come adesso. Dal 2019 la legge prevede che si passi a due. “Per noi l’obiettivo ideale sarebbe un sistema pensionistico flessibile e volontario nel quale, a una certa eta’, se qualcuno non ce la fa piu’ puo’ mollare se invece e’ in buona salute, contento del suo lavoro puo’ continuare”, ha detto il segretario confederale Domenico Proietti che rappresentera’ la Uil al tavolo tecnico. Facendo un confronto con altri Paesi dell’Unione Europea, in Italia si va gia’ in pensione in media 4 anni piu’ tardi. Ad esempio in Germania i cittadini vanno in pensione a 65 anni e si arrivera’ a quota 67 nel 2030, 11 anni piu’ tardi che in Italia. In Francia attualmente a 60 anni che diventeranno 62 per quelli nati dal 1955 in poi, con diverse deroghe migliorative.

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