Non è un male provare piacere durante le estasi

Senza categoria

Di

 
Carmelo Dini
 
Ludwig Andreas Feuerbach scriveva: «Quanto più viene negato il sensuale, tanto più sensuale è il Dio al quale viene sacrificato il sensuale» (L’essenza del Cristianesimo, Ponte alle Grazie, Firenze 1994, p. 87).

Il filosofo Umberto Galimberti, rispondendo ad una mia lettera sull’argomento, scriveva: “Se ci portiamo all’altezza autentica della sessualità che è oltrepassamento dei limiti dell’io per incontrare l’altro da sé (e questa è propriamente la sessualità umana), allora il linguaggio sessuale è il più idoneo, e forse l’unico a nostra disposizione, per incontrare quell’altro da sé che per i mistici è Dio” (D. n° 162 de La Repubblica).

Ho espresso in altre parole gli stessi concetti sul “Blog come Gesù” del sacerdote Mauro Leonardi e sono stato accusato di avere dei pregiudizi. Ma non erano le sante stesse a parlare di piacere non solo spirituale ma anche fisico? Santa Teresa d’Avila:

“In un’estasi mi apparve un angelo tangibile nella sua costituzione carnale ed era bellissimo; io vedevo nella mano di questo angelo un dardo lungo; esso era d’oro e portava all’estremità una punta di fuoco. L’angelo mi penetrò con il dardo fino alle viscere e quando lo ritirò mi lasciò tutta bruciata d’amore per Dio…Il dolore della ferita prodotta dal dardo era così vivo che mi strappava dei deboli sospiri, ma questo indicibile martirio che mi faceva nello stesso tempo gustare le delizie più soavi, non era costituito da sofferenze corporali anche se il corpo vi partecipava nella forma più completa…Nostro Signore, il mio sposo, mi procurava tali eccessi di piacere da impormi di non aggiungere altro oltre che a dire che tutti i miei sensi ne erano rapiti…”

“Il corpo vi partecipava nella forma più completa”. Sesso escluso? Pregiudizio? Sarà.

Santa Gemma Galgani: “Signore mio Gesù, quando le mie labbra si avvicineranno alle tue per baciarti, fammi sentire il tuo fiele…mi disse anche che per premio, perché avevo combattuto assai, baciassi le sue piaghe. Ma per quel poco che avevo passato io, non lo meritavo un premio sì grande. Mi si fece vedere Gesù tutto piaghe, mi fece avvicinare a sé, gliele baciai tutte; quando fui a quella del costato mi parve di non poter resistere. Come ero contenta!”. (Lettera a monsignor Volpi, settembre 1900). E ancora:  “O amore, o amore infinito! Vedi: l’amor tuo mi penetra con troppa veemenza fino nel corpo…Fallo fallo!…Ch’io muoia e muoia d’amore…Calma, calma o Gesù; se no l’amor tuo finirà con l’incenerirmi! O amore, amore infinito! Fa che l’amor tuo  tutta mi penetri; altro da te non vo’. Mio Dio, mio Dio, ti amo…” (Estasi 11 agosto 1902). E ancora: «Quando la mattina mi vieni sulla lingua, che poi discendi nel mio cuore, dimentico tutte le afflizioni… E io gusto te solo. Una volta o l’altra, Gesù, mi farai morire, quando ti sento così palpitare nel mio cuore» (Estasi del 25 ottobre 1901).

Il bacio delle piaghe è comune a diverse sante. Santa Caterina da Siena beveva il pus delle piaghe di donne inferme e il nettare che scaturiva dalle piaghe di Gesù:

“Bevi, o figliola, la bevanda del mio costato, con la quale l’anima tua si riempirà di una tale dolcezza, che ne risentirà mirabilmente anche il corpo che per me disprezzasti”» (Beato Raimondo da Capua).

Lingua, labbra, corpo. Sesso escluso? Pregiudizio?  Ma sì, sarà così, ma se non fosse così che importanza ha? Che male avrebbero fatto le nostre brave sante, giacché il piacere durante le estasi non sarebbe dipeso dalla loro volontà?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube