In questi giorni che precedono il Natale, la città di Kyiv s’è addobbata di soffice neve e s’adopera in tutti i modi per coccolare i suoi visitatori, tanto che qualcuno potrebbe anche essere perdonato se dovesse pensare che in Ucraina tutto fili liscio. I cartelloni pubblicitari pubblicizzano un sito Web per la registrazione di nuove imprese, un processo che richiede meno di un’ora. Una birreria artigianale promette la consegna a domicilio, i mercati offrono di tutto, dal formaggio, al pesto, ai vini biologici. Grandi magazzini incarnano vivaci scene di moda. In breve, mentre la guerra ad est, che ha coinvolto più di 10.300 vite, è lontana e praticamente invisibile, abbondano i segni di un cambiamento positivo. Eppure proprio quello potrebbe essere il problema.

L’Ucraina ha ottenuto degli autentici risultati, ha attuato delle importanti riforme. I suoi fondamentali macroeconomici sono buoni; la produzione industriale negli ultimi due mesi si è stabilizzata in positivo. L’Ucraina, nonostante il diretto coinvolgimento della Russia che dispone di forze più potenti, non ha perso la guerra.

Eppure, tra le élite imprenditoriali, diplomatiche, politiche e persino alcuni attivisti pervade un’aria di blanda auto-illusione. Gli ottimisti preferiscono evitare di toccare i problemi più intrattabili del paese, dalla guerra e dal fallito accordo di cessate il fuoco, al fatto che dal 2014 non c’è praticamente nessun vero investimento diretto dall’estero. Inoltre, l’attuale ciclo di riforme è particolarmente duro e richiede un senso di compromesso e maturità politica, virtù che attualmente nella Rada sono assenti. È più facile continuare a ripetere la furbesca linea del governo che il paese ha compiuto di più negli ultimi tre anni, rispetto ai suoi primi 23 anni di indipendenza.

La triste realtà, è che in Ucraina le riforme si sono bloccate e la finestra delle opportunità sta chiudendo, come ha minacciato due giorni fa l’EU andando a toccare la “possibilità di una revoca dell’esenzione dal visto per gli Stati Schengen” – uno dei cavalli di battaglia dell’attuale leadership.
Nessuno dei compari dell’ex presidente Viktor Yanukovych è stato processato. Gli interessi acquisiti hanno bloccato il processo di costruzione di una pulita Corte Suprema. E, anche se l’Ufficio nazionale anticorruzione dell’Ucraina è riuscito a denunciare due funzionari notoriamente corrotti, l’ex parlamentare Mykola Martynenko e l’ex capo del servizio fiscale statale, Roman Nasirov, nelle viscere dello Stato ci sono potenti forze che si stanno costantemente opponendo ai piani di pulizia.

Lo stop alle riforme è un segnale allarmante, a cui il 7 dicembre è stato associato anche il licenziamento da presidente della commissione anti-corruzione del parlamento il laborioso Yegor Soboliev.
Un ex giornalista investigativo e attivista di Maidan è diventato un politico con il partito Samopomich, e anche se il suo fondatore e capo Andriy Sadovyi è tra i politici più popolari dell’Ucraina (è sindaco di Leopoli dal 2006), una delle ragioni principali del successo di Samopomich è l’appassionata ricerca di riforme da parte di Yegor Soboliev, il vicesegretario della fazione parlamentare del partito.

Le sue occasionali risse in Parlamento hanno attirato l’attenzione dei riflettori televisivi, ma il suo più grande contributo alla politica deriva dalla sua presidenza al Comitato per la prevenzione e contrazione della corruzione nella Verkhovna Rada, che è l’apice degli sforzi di lustrazione a cui si oppone l’establishment politico.

Soboliev è stato in prima linea nelle riforme, tra cui quella delle dichiarazioni per i funzionari statali dei loro beni in modo elettronico (e-dichiarazione), l’attuazione dell’Ufficio nazionale anticorruzione dell’Ucraina (NABU) e da solo ha bloccato l’autorizzazione di trecento progetti che nascondevano pratiche di corruzione.
“Soboliev ha dimostrato di essere uno dei driver più efficaci e sinceri della riforma anti-corruzione in parlamento, ha protetto l’indipendenza di NABU, si è opposto alla nomina di un auditor sleale e ha sostenuto la nascita della corte anti-corruzione” ha sottolineato il Centro di Azione Anti-Corruzione dopo il suo licenziamento.

Nella stessa maniera, l’ambasciatore dell’Unione europea in Ucraina, Hugues Mingarelli, ha deplorato la rimozione di Soboliev ed ha applaudito il suo “lavoro molto importante e impressionante”.
Soboliev non è estraneo alle avversità e ha spiegato di non essere sorpreso del suo licenziamento, ma che rimarrà nel comitato anti-corruzione.
“Ora tenteranno di rompere l’indipendenza di NABU, creeranno una finta Corte anti-corruzione, quindi nasconderanno i beni dei funzionari governativi bloccando le dichiarazioni elettroniche”, ha affermato.

Però, ha chiarito, dopo ogni abuso stanno aumentando a vista d’occhio le persone che si lamentano, come anche c’è un aumento d’interventi da parte del Servizio di sicurezza e di altri attivisti.
“La società si sta di nuovo risvegliando e sta realizzando che il lavoro non è finito e che si deve andare oltre la corruzione – ha caldeggiato – Questo è ciò su cui oggi ci si deve concentrare”.

Soboliev ha spiegato che il contrattacco contro le nuove istituzioni e riforme è iniziato nell’estate 2016, quando la cleptocrazia s’è resa conto che la combinazione tra forza di polizia e Corte anti-corruzione avrebbe potuto mettere la maggior parte dei suoi addetti dietro le sbarre o li avrebbe spediti in Russia dove si nascondono tutti gli ucraini corrotti.
“…Proporranno una nuova legislazione per ridurre l’indipendenza di NABU. Proveranno a liquidare il capo di NABU [attraverso i] tribunali mentre il Procuratore Generale ha avviato un’indagine nei suoi confronti. Ma la principale battaglia si svolgerà attorno alla istituzione di una Corte anticorruzione indipendente e il suo risultato definirà il futuro dell’Ucraina”, ha sospirato il russo Soboliev, ora cittadino ucraino.

“Se non dovesse venir realizzata la Corte, considerato che l’Ucraina è in guerra con la Russia e nello stesso tempo sta lottando per la sua indipendenza, non vedo altre soluzioni che una nuova azione destabilizzante”.
Nel frattempo, la pressione degli attivisti e dell’Occidente continuano a rallentare la controffensiva oligarchica. Il 6 dicembre, una proposta di legge per sfoltire NABU ha suscitato un enorme clamore internazionale e condanna da parte dei partner occidentali ed è stata ritirata dall’agenda giornaliera del parlamento, anche se il disegno di legge rimane registrato e gli attivisti temono un suo ritorno nel 2018. Purtroppo, il giorno dopo Soboliev è stato licenziato e ciò ha contribuito a minare ancora di più l’indipendenza di NABU.

“Soboliev è stata l’unica persona che ha bloccato la nomina di un auditor NABU non indipendente”, ha osservato Yuriy Levchenko in un discorso parlamentare del 7 dicembre.
“Sono orgoglioso di far parte di un movimento che porta la giustizia in un paese che non l’ha mai avuta. È una grande ragione di gioia – ha affermato – Vivo in un piccolo appartamento nel centro di Kyiv. Questo è indice che le autorità preposte possono instaurare un governo di persone oneste senza eleggere rappresentanti che derubano la gente. Sono molto orgoglioso di condividere il mio lavoro con altri colleghi che puntano solamente a migliorare il futuro del paese”.
Soboliev però, è conscio dei pericoli.

“Ogni mattina, prima di accendere l’auto la controllo tutta e prego sempre che i miei figli possano essere al sicuro – ha spiegato Soboliev – ma allo stesso tempo sento un enorme sostegno da parte della società e mi sento uno dei privilegiati sapendo che sto portando a compimento la mia missione. Rimango un ottimista, come lo ero nel 2014 quando sono entrato in parlamento”.

Il suo ottimismo è aumentato, parallelamente a quello della folla che ora protesta per gli abusi della polizia contro gli attivisti. Vogliono anche un Procuratore Generale indipendente, l’eliminazione della pubblicità politica da parte degli oligarchi, la fine dell’immunità parlamentare e la riforma elettorale.

“Gli ucraini si sono sempre ribellati contro l’oppressore – ha espresso Sobiolev – L’arresto degli attivisti, dei quali alcuni sono ancora in carcere, per molti ucraini rappresenta un forte momento emotivo. Loro non cercano una semplice libertà, ma la vogliono ottenere con dignità”.

Gabrielis Bedris