La “crispianesità” nel libro di Michele Vinci

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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– “La Frascha e la Scòrca”(pronuncia: L’ Fras’c e l’ Scorc) , questo è il titolo del libro di Michele Vinci, noto artista del nostro paese, autore di racconti, opere teatrali, poesie (riconosciute e premiate nei concorsi regionali), tutto in vernacolo crispianese. Con questo libro che è una raccolta di poesie, di brani comici e satirici, di ricordi e di memorie di eventi locali e di figure di crispianesi, Vinci ha realizzato il suo sogno: traslitterare la parlata crispianese, trascrivere il dialetto crispianese con i segni grafici diffusi in Puglia in modo che “i testi siano accessibili al di fuori dei confini comunali e che la letteratura dialettale di Crispiano si proponga negli stessi termini di quelle limitrofe”, come dice il prof. Giorgio Sonnante, studioso locale, suo valido collaboratore nella realizzazione di un dizionario fonetico, allegato al libro. Il sub Commissario Maria Rita Pollicoro, porgendo il saluto del Commissario Mario Volpe, ha condiviso la necessità di amare il dialetto della propria terra, segno di attaccamento alle proprie tradizioni; i ricordi trascritti in dialetto, ha detto, ci rimandano indietro nel tempo e ci permettono di tramandare alle nuove generazioni i valori che hanno permeato la vita del passato.

Parlare e scrivere in dialetto crispianese è stato sempre un impegno di vari studiosi locali, cultori del dialetto, autori di testi e promotori di iniziative finalizzate a conservare la lingua madre dei crispianesi (All’interno delle attività della locale Biblioteca Civica “Carlo Natale” sono state attuate iniziative in collaborazione con le Scuole e promosse costituzioni di Comitati per documentare e unificare il nostro vernacolo).

Il titolo del libro è metaforico, le foglie si perdono al vento, le bucce le buttiamo. Invece, osserva Luciano De Leonardis, anch’egli valido collaboratore di Vinci, in tutte le sue performances, come le foglie nutrono la pianta e le bucce proteggono il frutto, così certi libri nutrono lo spirito e proteggono la propria identità. Il libro si propone una raccolta “differenziata” di bucce e di foglie. L’opera  è stata presentata nel Centro Pastorale S.Francesco e S. Chiara a Crispiano. Sono intervenuti, oltre a Sonnante, che ha sostenuto la necessità di dare dignità al dialetto, e lasciarne traccia per le future generazioni, ricordando che fino a 10 anni fa’ era lingua comune in tutte le famiglie; De Leonardis, per il quale il dialetto è un segno distintivo di un individuo, lo identifica e lo collega al territorio di origine; la dirigente scolastica delle Scuole Elementari “Mancini”, Anna Sgobbio, nota per la sua passione per il dialetto e impegnata a trovare le modalità per farlo imparare e tutti i bambini della sua Scuola, ritiene l’uniformità linguistica, cioè parlare italiano, una necessità per la penisola di comunicare facilmente da nord a sud, ma sostiene che la crispianesità passa soprattutto attraverso la conoscenza e l’uso del dialetto, orale e scritto, per sentirsi figli di questo territorio, ovunque si vada.

Oggi i ragazzi di Crispiano parlano un dialetto ibrido, “noi siamo la lingua parlata del nostro paese, tocca a noi recuperarla e trasmetterla, ricostruire le radici della nostra identità, per non annullarla”. Michele Annese, ex direttore della Biblioteca “Natale”, si è soffermato sui soprannomi dialettali che nel nostro territorio individuano le famiglie di “appartenenza”, soprannomi derivati da situazioni personali o da pregi e difetti della generazione di un secolo fa, un costume popolare non più diffuso nella nostra società omologata. Annese, soprattutto, ha posto all’attenzione dei presenti la necessità di salvaguardare il patrimonio storico, le tradizioni e i costumi della comunità crispianese, e di impegnarsi a conoscerli e trasmetterli, evitando azioni distruttive, periodicamente verificatesi.

Nel corso della serata, coordinata da Rino Massafra, sono state lette alcune poesie in dialetto, mentre Antonio Vinci e Vittoria Impedovo hanno eseguito brani musicali. A conclusione Vito Santoro, anch’egli noto artista crispianese, ha coinvolto il pubblico con il suo canto e la sua simpatia.

M.A.

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