Le promesse elettorali, possiamo fidarci?

Politica

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La campagna elettorale attuale, come le precedenti, è caratterizzata da promesse mirabolandi ma irrealizzabili. Se fosse possibile rispettare le previsioni programmatiche proposte dai vari leader politici, il nostro Paese diverrebbe una Bengodi. Soprattutto in tema fiscale, le balle che ci vengono raccontate sono così evidenti che possono essere “bevute” solo da un elettorato sprovveduto.

Ma veniamo al dunque.

Qualcuno promette di eliminare la progressività delle imposte dirette con l’introduzione nel nostro sistema di un’unica aliquota. Le loro proposte, ammaliatrici, affascinanti, ma molto pericolose per il nostro Paese, che ha un debito pubblico immane, ci fanno ricordare le sirene di Ulisse C’è chi propone il 23 per cento e chi, addirittura, il 15 per cento. Rispetto a tali proposte sono da fare due considerazioni: a) l’art. 53 della Costituzione afferma che tutti devono concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, per cui il sistema tributario italiano è informato a criteri di progressività; b) dall’esame delle aliquote previste dall’attuale normativa, appare chiaro che i beneficiari di una simile riforma (che prevede un’unica aliquota) non sarebbero certo i titolari di redditi bassi.

In riferimento al principio di progressività dell’imposta ricordo che la nostra Costituzione è rigida, per cui le norme costituzionali non possono essere rivedute o modificate che con particolari procedure diverse da quelle in vigore per le leggi ordinarie. Queste ultime (le leggi ordinarie) devono conformarsi alle leggi costituzionali. Inoltre, una legge di riforma di una norma costituzionale deve seguire lo speciale iter previsto dall’art. 138 della Costituzione, secondo il quale il relativo disegno di legge deve essere “adottato da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi”. Il che significa che la legge di modifica di una norma costituzionale deve ricevere una doppia approvazione da parte di entrambe le Camere e tra la prima e la seconda approvazione deve intercorrere un intervallo non minore di tre mesi ed èapprovataamaggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazioneInoltre, le leggi costituzionali sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge costituzionale sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. La Costituzione aggiunge: non si fa luogo a referendum se la stessa è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

In riferimento alle aliquote, considerate quelle previste dall’attuale normativa, si capisce chiaramente che con una aliquota unica, così come proposta da alcuni politicanti, i lavoratori dipendenti non avrebbero alcun vantaggio. Per rendersene conto, basta osservare che: le aliquote previste dall’attuale normativa sono del 23 per cento sino a euro 15.000 di reddito, del 27 per cento oltre 15.000 euro e fino a euro 28.000, del 38 per cento oltre euro 28.000 e fino a euro 55.00, del 41 per cento oltre euro 55.000 e fino a euro 75.000, del 43 per cento per redditi superiori a euro 75.000. Se consideriamo le detrazioni previste per i redditi da lavoro dipendente, notiamo che attualmente la maggior parte dei contribuenti italiani (in particolare i lavoratori subordinati) non trarrebbero alcun vantaggio da una riforma del genere, mentre grande beneficio andrebbe in favore dei redditi alti. Pertanto, non lasciamoci incantare dalle sirene.

Per ovviare alle illusioni che simili proposte producono, sarebbe opportuno che i mezzi di informazione (stampa e televisione) promuovessero un dibattito volto anche a evidenziare il grosso rischio sui conti pubblici, soprattutto in relazione ai servizi sanitari, scolastici e assistenziali, che subirebbero una drastica riduzione con conseguente ulteriore impoverimento delle classi lavoratrici. Il che potrebbe non escludere altre intenzioni incoffessabili sul piano del riconoscimento e della tutela dei diritti che la Costituzione riconosce a tutti i cittadini, privandoli della dignità riconosciuta a ogni essere umano.

Raffaele Vairo

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