Ricordare, sempre!

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Ricordare è non solo nostro dovere morale e civile, ricordare è ammettere le nostre colpe e tutte le mani che non siamo riusciti a fermare, per paura, viltà, indifferenza, omertà o cecità.

Il 27 gennaio – data prescelta dalla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite perché in quel giorno del 1945 fu liberato il campo di concentramento di Auschwitz – si celebra la giornata mondiale in memoria delle vittime dell’Olocausto, una delle carneficine più brutali del XX secolo, perpetrata ai danni del popolo ebraico dalla Germania di Hitler e dai suoi alleati, che contò circa 15 milioni di vittime.

La persecuzione fu poi estesa ad altri gruppi etnici e religiosi considerati “indesiderabili” e a categorie di persone invise alla politica di elevazione del Terzo Reich della razza ariana, quali Rom, omosessuali, lesbiche, Testimoni di Geova, sacerdoti cattolici, dissidenti politici, disabili, malati di mente, per cui ad oggi si stima che le morti possano essere non ancora esattamente quantificabili e di sicuro superiore ai 17 milioni di cui 5/6 milioni solo ebrei il cui genocidio viene indicato correttamente con il termine Shoah. 

Irena Sendler, Varsavia, 15 febbraio 1910 – Varsavia, 12 maggio 2008, da nubile Irena Krzyżanowska, è stata un’infermiera e assistente sociale polacca, che collaborò con la Resistenza nella Polonia occupata, durante la Seconda guerra mondiale. Divenne famosa per avere salvato circa 2.500 bambini ebrei, facendoli uscire di nascosto dal ghetto di Varsavia, fornendoli di falsi documenti e trovando loro rifugio in case al di fuori del Ghetto. Nell’ottobre 1943 la Sendler venne arrestata dalla Gestapo, fu sottoposta a pesanti torture (le vennero fratturate le gambe, tanto che rimase inferma a vita), ma non rivelò mai il proprio segreto.

Nel 1965, venne riconosciuta, In Israele, dallo Yad Vashem di Gerusalemme, come una dei Giusti tra le nazioni. Fu proposta anche per il Nobel per la Pace nel 2007 ma il protocollo richiedeva che dovesse aver compiuto atti meritevoli nei due anni antecedenti al riconoscimento (morì a 98 anni).

Teniamo bene a mente le sue parole:

“Non mi sento un’eroina, anzi mi rammarico per tutti i bambini che non sono riuscita a salvare.”

Maria Teresa Infante

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Io vi sento
( Nel giorno della memoria)

Sento l’urlo, muto delle coscienze
il suono silenzioso della bocca
gli occhi che hanno dato l’acqua
le ginocchia prostrate e i corpi dilaniati.

Sento le nefandezze 
urlate sul podio del disprezzo
girare sui cardini dei cancelli di Auschwitz
e i crani di seta levigati 
rotolare tra i giardini di Mauthausen.
Sento
il sangue arrugginire i polsi scorticati dall’odio
numeri primi incisi per errore
sulla lana degli agnelli 
succhiando latte dai mattatoi di Dachau.

Sento il fruscio del vento 
scuotere i crini dei cipressi
mani giunte tra i gradini di Fossoli 
a implorare cieli, lividi di furore.

Sento
i marmi degli altari di ghiaccio 
sciogliere il pianto tra le rotaie
e anonimi diesis intonare un canto 
per chi muore e non ha una ragione:

“Binario 21, signori si scende 
perdete speranza, l’inferno è di casa
né prati né fiori, né trini né onori
ma un puzzo di marcio dai cuori in cancrena 
e il piscio si beve a cena la sera.”

Sento
i bozzoli svuotati dei corpi, camminare 
tra le macerie sventrate dalle lame
i pugni vuoti delle madri
sventolare tra i panni stesi di Berlino
e gli occhi bassi di chi non ha pagato
strisciare tra i marciapiedi della 7th Avenue
mutando pelle ad ogni calar del sole.

Sento le mani tese che hanno spergiurato
il palmo sulla Bibbia e il fango nel costato
vedo issare i vessilli della cieca tirannia
sento su questo tetto l’infamia senza tempo.

Vi sento mentre cantate un inno senza voce.

Vi sento… Oh come vi sento!
Anime silenziose e senza dimensione
anime senza terra, semi in un prato incolto
sgusciare tra le visceri di forni e di camini.

Vi sento vomitare, pregare, supplicare
vi sento perdonare chi non va perdonato
voi che risorgerete sui petti dei potenti
su sterchi decorati fra lauti banchetti.

Ma adesso, per favore, lasciatemi dormire
chiudete la mia porta, ho solo tanto sonno.

Adesso, per favore
lasciate che riposi e creda che sia sogno,
che sia la vostra pace carezza tra i capelli.

Anime senza cielo… dormite insieme a me.

Maria Teresa Infante 
Il Viaggio Oceano Edizioni (2016)

 

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