Strumentalizzare un treno che deraglia: l’ultima frontiera degli sciacalli da tastiera

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Usare un treno deragliato, con 3 morti e 46 feriti, per fare campagna elettorale? Fatto. Ecco il peggio della politica italiana e delle sue emanazioni mediatiche. Da Berlusconi a Salvini, da Toninelli a La Repubblica, viaggio in dodici ore di sproloqui, con un unico scopo: strumentalizzare tutto

di Francesco Cancellato

Tre morti e quarantasei feriti a causa di un treno deragliato alle porte di Milano. Questo sappiamo, a ventiquattr’ore dalla tragedia di ieri mattina. Ancora nulla, più o meno. Per tutto il resto – la dinamica, le responsabilità, le colpe – la Procura di Milano ha aperto un’indagine. Un Paese che vorrebbe assomigliare a qualcosa di normale e civile si fermerebbe qua, tanto più all’inizio della campagna elettorale, per evitare la piena dell’onda emotiva, le strumentalizzazioni dei cadaveri, i processi sommari a mezzo stampa, televisione e social network.

Evidentemente l’Italia non è un Paese normale. L’Italia è un Paese in cui Silvio Berlusconi, dopo nemmeno due ore dalla tragedia, dalle cause ignote, ha già identificato il problema nel gap infrastrutturale del Paese: «Purtroppo – dichiara a Rtl 102,5 – siamo in debito rispetto alle infrastrutture. Abbiamo un distacco con la Spagna e la Francia di almeno il 50 per cento. Dobbiamo migliorarle». Neanche il tempo di bere il caffè ed è già surrealismo puro, col saggio Cavaliere – l’argine al populismo, dicono – che imputa al gap di chilometri di alta velocità – perché a questo si riferisce la classifica che cita a caso – un incidente su una linea ferroviaria pendolare.

Un tempo la sparate del Cavaliere sarebbe rimasta un atto isolato. Oggi ha il solo effetto di rompere gli argini: «Ogni volta che si parla di interventi economici a Roma, c’è una riga sui tagli al trasporto pubblico locale – rintuzza Matteo Salvini pochi minuti dopo – magari questo evento è fortuito ma forse prima di tagliare sulla sicurezza e sulla manutenzione bisognerebbe valutare dove tagliare: in Italia gli sprechi da tagliare sono tanti», ignorando – come spesso accade – che il Governo che più di tutti, negli ultimi sette anni, ha sforbiciato i trasferimenti al trasporto pubblico locale è stato quello guidato da Silvio Berlusconi e sostenuto dalla Lega Nord, in particolare tra il 2010 e il 2011. E, per inciso, che ammettere l’esistenza di tanti sprechi da tagliare fa leggermente a pugni con l’idea di dover alzare il deficit e prendere soldi a debito a dismisura, come qualche giorno prima aveva candidamente ammesso di voler fare.

“Salvini fa campagna elettorale vergognosa” twitta indignata Alessandra Moretti, rovinosa candidata Pd alla Regione Veneto, ma poi ci casca pure lei: “scaricando responsabilità su governo quando la competenza è della regione”. Qualcuno le spieghi che se il problema è l’infrastruttura la Regione non c’entra un bel nulla.

«Ogni volta che si parla di interventi economici a Roma – rintuzza Salvini – c’è una riga sui tagli al trasporto pubblico locale. Magari questo evento è fortuito ma forse prima di tagliare sulla sicurezza e sulla manutenzione bisognerebbe valutare dove tagliare: in Italia gli sprechi da tagliare sono tanti», ignorando – come spesso accade – che il Governo che più di tutti, negli ultimi sette anni, ha sforbiciato i trasferimenti al trasporto pubblico locale è stato quello guidato da Silvio Berlusconi e sostenuto dalla Lega Nord, in particolare tra il 2010 e il 2011
Già, l’infrastruttura. Per Luigi Di Maio «bisogna fare le infrastrutture che servono davvero ai cittadini. E su questo il 3% lo sforeremo». Colpa dell’Europa, quindi, ça va sans dire. E in ogni caso delle infrastrutture, non sia mai che si aspetti la fine delle indagini, da questa parte delle Alpi. E fa niente che contemporaneamente Barbara Meggetto, presidente dei Legambiente Lombardia e responsabile del Rapporto Pendolarqia dichiara che »la cosa che stupisce è come si tratti di una linea che è stata recentemente ammodernata con sistemi di sicurezza di ultima generazione che hanno anche funzionato», seguita a ruota dal ministro Carlo Calenda. Quindi la colpa è delle infrastrutture, ma anche no. Di sicuro non lo è di Sala, peraltro incapace di resistere al mantra del deficit infrastrutturale. Ma già che ci siamo, Danilo Toninelli, portavoce alla Camera del Movimento Cinque Stelle, se la prende pure con lui: «“Sala si deve vergognare! – spiega Toninelli – Tre morti e tanti feriti, anche gravi, sono un’enorme tragedia che si poteva e si doveva evitare! Chieda immediatamente scusa alle famiglie delle vittime e ai feriti e impari a tacere». Ecco, per l’appunto. Impari pure Toninelli, già che c’è.

L’emotività del momento, la necessità di dire qualcosa lì per lì, l’ansia da agenzie, si dirà. No, perché il peggio di noi dovevamo ancora darlo: “Pendolari disprezzati. Viaggiano e muoiono come bestiame”, titola Libero, che evidentemente la sa lunghissima. E pazienza se Andrea Giuricin, uno dei più brillanti esperti di trasporto pubblico locale in Italia, racconti esattamente il contrario, cioè che le nostre linee sono tra le più sicure al mondo e che il treno, più in generale, sia il mezzo di trasporto più sicuro che c’è. O Il Giornale che parla di modello Lombardia in ginocchio, nonostante sia a Rete Ferroviaria Italiana (Stato, non Regione) a occuparsi della manutenzione della rete. E ancora, Repubblica, che in un impeto di retorica politicamente corretta parla di “strage delle donne”, per rimarcare il fatto che le vittime fossero, del tutto a caso, di sesso femminile. Qualcuno dica al fato che è appena stato accusato di femminicidio. E, dulcis in fundo, La Verità che vince il primo premio riuscendo addirittura a titolare su Renzi e Gori che scappano dai talk show quasi come si dovessero nascondere dalla furia del popolo, presumendo una chissà quale loro colpevolezza. Gori che, nonostante fosse quello che più avrebbe avuto interesse a strumentalizzare la tragedia, è riuscito a scrivere l’unica cosa sensata della giornata: «Sono ore di angoscia e di dolore per il grave incidente ferroviario di Pioltello. Vanno accertate le cause, ma prima di tutto voglio esprimere la mia vicinanza ai familiari delle vittime e alle persone ferite». Fine. Ci voleva tanto?

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