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Prima della Primavera, avremo conoscenza di che tipo di Parlamento ci sarà in Italia e di quale Esecutivo guiderà il Paese tra le secche di una crisi che ha assunto, mese dopo mese, dimensioni indeterminate. Non ci sembra proprio il caso, ora, di formulare delle ipotesi anche perché i contendenti si sono organizzati per consentire un dibattito sul destino politico, e non solo, della Penisola. Insomma, la Campagna Elettorale è iniziata in sordina. Anche se non intravediamo posizioni coerenti sul futuro del Paese. In sostanza, le responsabilità saranno di chi avrà il coraggio di prendersele. Ovviamente col “placet” dell’elettorato. Rammentando il detto: ”Chi è causa del suo male pianga se stesso”.

 In linea di principio, le prese di contatto sono state evidenziate e nessuno, per la carità, ammette che non sempre si può vincere. Stare nella“Maggioranza” o all’”Opposizione” è come giocare alle tre tavolette. Quando le “mosse” sono più rapide dell’occhio, le fregature sono dietro l’angolo. E’ un’esperienza che il Popolo italiano ha già fatto e che, ci auguriamo, non sia messo nelle condizioni di bissare. In Italia la politica è un “mestiere” che ha margini assai elastici d’accomodamento.

I “licenziati” saranno pochi, e non ci sono neppure limiti d’età per rappresentare il Popolo italiano. I presupposti per partorire la prossima Legislatura “rinnovata” si contano sulle dita di una mano. Dopo il voto del prossimo 4 marzo, non ci saranno “sorprese” di rilievo nel firmamento politico nazionale. Anche chi si collocherà, numericamente, all’Opposizione, sia da subito chiaro, non si considererà “perdente”, ma baluardo fondamentale per verificare le mosse dell’Esecutivo “vincente”.

La nostra è una Repubblica parlamentare e, come tale, ha i suoi limiti e le sue prerogative. Anche la componente parlamentare dall’estero non dovrebbe, ancora una volta, influire sul fronte del voto. Il nostro Paese supererà quest’ennesima fase di “transizione”? Non è semplice rispondere.  Ora non rimane che ristudiare la politica in un sistema che ha determinato più danni che benefici.

Giorgio Brignola

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