Alessio Tacconi, l’ex grillino tenta ritorno in parlamento!

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Alessio Tacconi corteggiato dal Partito democratico? Nell’annuncio di qualche giorno fa su facebook ha scritto di avere accettato la proposta di candidatura del Partito democratico. Come un esterno. Infatti esterno al Pd lo è sempre stato. Quando nel 2007 è stato fondato, Alessio Tacconi era ancora in Italia, a Milano. Ben lontano dalla politica. In Svizzera non ha mai incrociato la politica. Non lo abbiamo mai visto. Insieme a pochi altri “cervelli in fuga” ha scoperto nella rete il movimento di Grillo, i Cinquestelle.

E’ tra gli organizzer del Meetup “Amici di Beppe Grillo di Zurigo. Nella sua presentazione ai grillini afferma di riconoscersi nei principi del movimento.

Partecipa alle selezioni per le candidature nel 2012 e riesce a conquistare un posto il lista. Fa la campagna elettorale in coppia con Filippo Burnelli. Lo riesce a battere per pochi centinaia di voti. E’ l’unico eletto dei Cinquestelle all’estero. 12 mila preferenze su 70 mila voti ottenuti dal M5S. Ma è bufera nel movimento. Tacconi “avrebbe usato metodi e mezzi non conformi a quanto ritenuto idoneo dal pensiero grillino”.

La campagna elettorale e la seguente elezione di Tacconi hanno acceso aspre polemiche, una petizione con richieste di dimissioni e prese di distanza da parte di ex-candidati ed attivisti per le modalità con cui la campagna elettorale è stata condotta”.

Tacconi, insieme a Burnelli e Calissi avevano deciso di inviare a mezzo postale 500 mila lettere agli elettori e alle elettrici in Europa usufruendo della tariffa speciale (L. 515/93) al prezzo di 5 centesimi per ogni busta. Pur spendendo insieme agli altri appena 25 mila euro per la spedizione postale, di fatto Tacconi usufruisce del finanziamento pubblico per la sua campagna elettorale. Infatti, il costo della spedizione (70 centesimi a busta) fu pagata dagli italiani: circa 300 mila euro. Quei soldi che i grillini hanno sempre detto di rifiutare. Ma Tacconi non li rifiutò per tentare di arrivare in Parlamento.

Si litiga all’interno del M5S. Quanti i soldi investiti? Chi contribuì alla campagna elettorale? Perché nei flyer non si citava il sito ufficiale del movimento? Perché non rispettarono l’articolo 4 dello statuto? In una lettera del 21 marzo 2013 firmata da 74 militanti, dal movimento 5S Europa appena 3 settimane dopo il voto, indirizzata al gruppo parlamentare, si chiedeva l’espulsione di Alessio Tacconi, Filippo Burnelli e Daniele Calissi.

A quel punto, la scelta dell’onorevole Tacconi era obbligata. Entrando in conflitto con la propria rete europea, che aveva contributi ad eleggerlo, non restava che l’uscita dal gruppo. E così fu. Anche qui per motivi finanziari.

Prima delle elezioni, tutti i candidati 5Stelle avevano sottoscritto un documento che impegnava i parlamentari a tenersi unicamente 5 mila euro lori mensili. Invece, il Tacconi si trattiene, stando ai documenti pubblicati sul sito del Movimento BeppeGrillo.it Estero, l’intera somma della diaria, oltre allo stipendio di 5 mila euro lordi.

Tacconi giustifica la diaria trattenuta con il fatto che il costo della vita in Svizzera è più alto che in Italia. Però al momento della sua candidatura non lo sapeva? Così, con questa motivazione, il 15 ottobre 2013 Alessio Tacconi viene espulso tramite una votazione del Meetup “Amici di Beppe Grillo Europa” del quale faceva parte al momento in cui è stato eletto come portavoce.

Anche la trattativa con i tesorieri del gruppo parlamentare non porta ad alcun esito in merito alla deroga che chiedeva Alessio Tacconi. L’allora Capogruppo Ricardo Nuti manda una mail per ricordargli le regole sulla restituzione della eccedenza della diaria e sul tetto dei 5 mila euro lori dell’indennità.

Erano i giorni difficili del Movimento 5Stelle. Tanti parlamentari escono (23). Per Tacconi  i 5 mila Euro a Zurigo non bastano. Decide uscire dal gruppo il 27 febbraio 2014 e di passare al gruppo misto.

Cosa resta di Tacconi Cinque Stelle? In campagna elettorale del 2013 il sostegno alla proposta del movimento dell’eliminazione dei Comites e del Cgie, e in Parlamento l’attacco ai Patronati in un’interrogazione del 26 novembre 2013 (Video su Youtube rimosso). Pur riconoscendo il ruolo dei Patronati, in un passaggio dell’interrogazione dell’Onorevole Tacconi grillino si legge: “All’estero, ancora oggi, …. i patronati sono, nella quasi totalità dei casi, legati a logiche partitiche e, ancor peggio, molte volte trasformati in «votifici», dove, oltre a raccattare preferenze per questa o quella lista, si assiste spesso a vere e proprie scalate fino alle poltrone più prestigiose”.

Parole durissime che i dirigenti e i funzionari dei Patronati non avranno sicuramente dimenticato.

Meraviglia, che sia stata una parlamentare del Pd, sostenuta dall’Ital Uil in Italia e in Europa, a portarlo nel Partito democratico nell’aprile 2015. E meraviglia, ancora di più, sapere oggi che la Uim, guidata da Dino Nardi, ex Responsabile del Patronato Uil Europa, sigla più che organizzazione, inviti a sostenerlo.

L’episodio del cambio casacca di Alessio Tacconi non contribuisce a riportare la fiducia dei cittadini nella politica. Chi esce dal gruppo parlamentare nel quale è eletto,  deve dimettersi dal Parlamento. A casa. Il trasformismo è il cancro della politica italiana. Solo  le elettrici e  gli elettori   possono porre rimedio con il loro voto!

Gerardo Petta – Svizzera

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