L’appello ai politici: “Alleatevi con la scienza”

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

Di

Lo scienziato Alberto Mantovani, Humanitas

La scienza non ha colore. E in ogni Paese, qualunque sia l’Esecutivo che lo regge, dovrebbe essere coinvolta da attrice co-protagonista in una mobilitazione trasversale e apartitica che abbia come obiettivi “il rispetto dei dati” e “il sostegno alla ricerca, perché senza ricerca non esiste futuro per i nostri giovani”. In questi giorni giornali e tv si riempiono di cartine dello Stivale diviso in 3 tinte – il giallo del Movimento 5 Stelle, il blu della coalizione di centrodestra e il rosso del centrosinistra – ma l’immunologo Alberto Mantovani lancia un appello all’unità: “Serve un’alleanza fra la politica, tutta, e la scienza”, dice il direttore scientifico di Humanitas, in un’intervista all’AdnKronos Salute in occasione dell’uscita del suo nuovo libro ‘Bersaglio mobile’ (Mondadori), in cui descrive il presente e il futuro delle cure anticancro rivoluzionate dall’immunoterapia.

VACCINI OBBLIGATORI – Lo scienziato italiano più citato nel mondo, docente di Humanitas University, non entra nel merito dei risultati elettorali, ma “comunque vada” si augura “due cose. La prima è che si prendano decisioni sulla base dei dati, dell’evidenza scientifica“, spiega riferendosi in particolar modo al caso vaccini e al dibattito sull’obbligo, che ha visto più volte su posizioni critiche proprio le forze politiche uscite vittoriose alla prova delle urne. Mantovani invita a “guardare ai dati della California, dove attraverso le vaccinazioni obbligatorie in 2 anni si è riusciti a ripristinare la cosiddetta immunità di gregge. Non ci si dimentichi mai dei più deboli“, è l’invito accorato rivolto ai partiti di casa nostra: “Ogni anno – osserva l’immunologo – in Italia ci sono 1.500 bambini che si ammalano di cancro e che possiamo proteggere dal morbillo solo se garantiamo adeguati livelli di copertura nella popolazione generale. Ricordiamoci che di questi bimbi ne abbiamo già persi, proprio per il crollo delle vaccinazioni”.

SOSTENERE LA RICERCA – Il secondo auspicio riguarda la ricerca: “Penso e mi auguro per il Paese – confida Mantovani – un accordo fra le tre principali forze politiche e il sistema scienza. Non si tratta di inventare niente di nuovo“, precisa: solo per fare qualche esempio, “negli Stati Uniti Repubblicani e Democratici hanno votato insieme sul sostegno alla ricerca scientifica. E nella Germania della grande coalizione Merkel-socialdemocratici”, che ha appena permesso al Paese di uscire da sei mesi di impasse politica, “se c’era un punto sul quale tutti si sono sempre trovati d’accordo era proprio la necessità di portare la spesa in ricerca dal 3 al 3,5% del Pil”. Nella Penisola, oggi a quota 1,29%, “forse potrebbe servire da modello”.

DIFENDERE IL SSN – Un’altra riflessione Mantovani la riserva al Servizio sanitario nazionale, al suo “valore riconosciuto a livello internazionale” e al suo “carattere universalistico che andrà salvaguardato” da chiunque riuscirà a formare un Governo per l’Italia.

Oggi, ricorda lo scienziato che anche in questo caso sottolinea la necessità di “ragionare sui dati”, il nostro Ssn “fa sì per esempio che un malato di cancro italiano abbia un’aspettativa di vita superiore alla media europea. In tante cose facciamo peggio, ma in questa facciamo meglio. E anche se guardiamo all’aspettativa di vita dei nostri pazienti su scala nazionale e la paragoniamo in particolare con quella dei Paesi del Nord Europa, che per la sanità spendono molto più di noi, vediamo che il dato è confrontabile, anzi a volte superiore”. Secondo l’immunologo, “questo accade per almeno due ragioni: abbiamo un Servizio sanitario nazionale e possiamo contare su realtà come l’Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, che aiuta a far sì che in Italia oggi si faccia buona ricerca. E dove si fa buona ricerca, si cura meglio“.

LE SFIDE DEL FUTURO – “Tutto questo va detto ai cittadini e va ricordato ai decisori”, ribadisce Mantovani che nel futuro vede “due grandi sfide sul piano sociale: la prima cosa fondamentale è che gli italiani possano continuare a preoccuparsi di avere un cancro, ma non dei costi che dovrebbero affrontare per curarlo nel caso si ammalassero; la seconda è una sfida di sostenibilità da un lato e di condivisione dall’altro”. Perché se “da una parte c’è bisogno di ricerca per individuare i pazienti che da una determinata terapia potranno trarre reale beneficio (il che significa vantaggi per malati e risparmi per il sistema), dall’altra dobbiamo ragionare su scala internazionale sull‘accesso alle cure, che è un diritto di tutti coloro che ne hanno bisogno”. Un’urgenza soprattutto alla luce di “una previsione allarmante: presto – avverte Mantovani – ci troveremo ad affrontare un’epidemia di cancro nei Paesi in via di sviluppo. E’ lì che nel 2030 colpirà il 70% dei tumori, il doppio rispetto a oggi”.  vaccinazioni

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