Vorrei cominciare con le parole dell’odiata-amata Oriana Fallaci: «È un paese così diviso l’Italia. Così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali che si odiano anche all’interno dei partiti, che non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo stesso emblema. Gelosi biliosi, vanitosi, piccini, non pensano che ai propri interessi personali».
Sfido chiunque a non credere che sia così.
Le persone sono andate numerose a votare, chi col cuore, chi con la testa, chi con la pancia gravida di paure, di ansie, di rabbie. Chi ha vinto, non ha però abbastanza numeri da pèoter governare, ma il popolo italiano vuole un cambiamento, un governo per cambiare.
La campagna elettorale ha lasciato uno strascinaccio di odio e di guerra. Raccoglieremo tempesta.
Il popolo vuole i fatti, le soluzioni ai problemi, non retoriche, vanitose comparsate in tv e nelle piazze. Le promesse sono state assai, troppe. E, se non mantenute, esaspereranno gli animi terribilmente. Ne faremo tutti le spese.
Promesse sulle tasse, promesse sul lavoro, promesse di assistenza ai disoccupati e ai disabili. Tutto e, spesso, il contrario di tutto. Un minestrone indigesto e che spuzza.
S’annuncia un’ora di confusa sofferenza. Che Dio ce la mandi buona! E buona Pasqua.
Giovanni Mongelli