Guerra in Siria, reporter e giornalismo

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 maicolengel butac

Credo sia chiaro quanto io ami il giornalismo, quello vero, quello ben fatto. Purtroppo nel mondo sono sempre meno le testate e le redazioni che cercano per davvero di fare giornalismo di qualità, e il giornalismo di guerra è un terreno particolarmente spinoso.

Non so se la colpa sia della rete o se sia di come è cambiato il modo di fare comunicazione negli ultimi anni, ma so che è un problema, grosso. Nei commenti agli articoli sulla Siria presenti su BUTAC, ad esempio, arrivano sempre i lettori convinti che ci siano cose che noi non diciamo e che invece trovano riscontro sulla stampa.

Sputnik News

Nelle ultime 24 ore (oggi 25 aprile 2018) mi è stato linkato via mail, per ben due volte, un articolo di Sputnik News, che titola:

OPCW Finds No Chemical Weapons at Syrian Facilities Bombed by US – Russian MoD

Ovvero, l’ente senza fini di lucro OPCW, che è in Siria per verificare se ci sono armi chimiche nei depositi bombardati, non avrebbe trovato prove della loro esistenza. Fonte? Il Ministro della Difesa russo.

Perché fidarsi?

Sia chiaro, nulla contro il Ministro della Difesa russo, ma perché devo fidarmi della sua parola se non ho conferma da OPCW? Basta una visita sul sito dell’organizzazione per accorgersi che solo oggi (25 aprile) hanno avuto accesso al secondo sito, e che faranno le dovute misurazioni. Da nessuna parte c’è un comunicato che, al momento, certifichi la mancanza di evidenze sulle armi chimiche. E dire che sul sito dell’OPCW esiste una sezione appositamente dedicata al fact-checking. Ma ovviamente se sei un lettore di Sputnik hai letto il titolo e ti sei fermato. Mettessimo più attenzione in quello che leggiamo ci saremmo subito accorti dei fatti narrati:

Chief of the Main Operational Directorate of the Russian General Staff Col. Gen. Sergey Rudskoy has announced that the Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW) had confirmed that there were no chemical weapons found at the Barzeh research center in Damascus despite the US officials’ claims.

Quanto detto nel titolo è la citazione di un militare, il generale Sergey Rudskoy, non una dichiarazione dell’OPCW. Sul sito, la notizia più aggiornata risale a oggi, 25 aprile, e spiega che:

Today, the FFM team carried out a visit to a second location in Douma. It also collected samples at this site. These samples will be brought back, together with other samples, to the OPCW laboratory in Rijswik. They will be split and dispatched for analysis by the OPCW designated labs.

Che tradotto:

Oggi, il team di FFM ha effettuato una visita a una seconda sede a Douma. Ha anche raccolto campioni in questo sito. Questi campioni saranno riportati, insieme ad altri campioni, al laboratorio OPCW di Rijswik. Saranno divisi e inviati per l’analisi dai laboratori designati dall’OPCW.

Ovvero, hanno raccolto campioni oggi ma mancano ancora i risultati, devono essere spediti a Rijswik in Olanda, essere analizzati e solo dopo si potrà dire qualcosa di certo al riguardo.

Questo non significa la certezza di nulla. Perché Il generale russo e Sputnik fanno credere il contrario? Non sto dicendo che non sarà così, non lo posso sapere, come non lo sanno loro.

L’ha detto la tivù, l’ho letto sul giornale

Ma il lettore che si fida come può capire queste cose? Come può districarsi nel labirinto di informazioni corrette e manipolazione delle stesse? Perché dobbiamo essere così poco eticamente corretti? Sia chiaro, sono partito da Sputnik, ma sapete bene, voi che mi leggete regolarmente, che i suoi articoli vengono ripresi senza alcuno spirito critico da svariate redazioni e blog d’informazione come aggiornamenti validi sulla Siria. Come oro colato.

Procediamo oltre.

La TV russa

Sempre in questi giorni sulla TV russa Россия-24 e sull’omonimo canale internet è andato in onda un video, in cui si continua a dare per scontata la storia del bimbo che avrebbe partecipato alla messinscena del lavaggio con l’acqua post-attacco. Qui su BUTAC ne abbiamo parlato giusto pochi giorni fa. Ma oltre a quell’episodio, di cui vi ho spiegato perché non possiamo avere certezze, sfruttano altre immagini, sempre a sostegno della tesi della messinscena.

Certo che quella nelle immagini è una messinscena, è un set cinematografico, risalente a un film girato nel 2016. Nulla di segreto.

Voi direte: ma ti fidi di Abc news? No, ovviamente si tratta di una testata che probabilmente fa un tipo di giornalismo orientato a difendere l’operato degli Stati Uniti. Ma quello che andrebbe dimostrato è che le scene girate in quel cortometraggio siano state usate nei video diffusi dai media legati alle fazioni ribelli.

Invece in tutti i video che ho visto (e, importante, di cui la fonte sia verificata) non ho trovato traccia di quelle scene. Questo, sia chiaro, non prova che siano state usate o meno armi chimiche a Douma, ma solo che una televisione di Stato russa non ha fatto le dovute verifiche e si è occupata di fare del “sano” giornalismo a tesi.

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Sono altre le domande da porsi

Non so chi abbia procurato loro quelle foto, ma le hanno prese come prova valida, senza fare alcuna ricerca, senza approfondire. E i loro telespettatori si fidano. Ci credono. Come fa la grande maggioranza del pubblico televisivo: l’hanno detto al TG, è impossibile che sia un falso, avranno verificato, chi sei tu per dire il contrario?

Nessuno…

Io non sono nessuno, ero un lettore e telespettatore che si fidava, poi un giorno mi sono stufato e mi sono messo a fare le pulci, a cercare d’informarmi meglio, a studiare come verificare usando quel bellissimo mezzo che è la rete. Non ci vuole tanto a fare ricerche incrociate, una fonte non può bastare mai a meno che non rappresenti la comunità mondiale. Ma si può fare, e più il giornalismo a tesi prende il sopravvento sui fatti, più dovremo imparare a tradurre, a verificare, a non fidarci.

Ed è un peccato, perché i giornalisti bravi ci sono, ma non gli è permesso fare il loro lavoro come dovrebbero.

maicolengel at butac punto it

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