Altro che abolizione della legge Fornero

Economia & Finanza

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Le pensioni sono il prossimo problema delle finanze italiane

Il dibattito, sempre attuale, si concentra troppo spesso sugli aspetti di breve periodo. Ma non bisogna dimenticare che l’Italia è il Paese che in Europa spende di più per le pensioni dopo la Grecia. Una tendenza che rischia di peggiorare, con conseguenze potenzialmente disastrose

di Simone Tagliapietra, Francesco Chiacchio 

Quello delle pensioni è stato, e continua ad essere, un tema centrale nel dibattito politico del nostro Paese. L’abolizione della riforma Fornero ha rappresentato, ad esempio, un elemento centrale dei programmi elettorali sia del Movimento 5 Stelle che della Lega.

Il dibattito sulle pensioni tende a concentrarsi principalmente sugli aspetti di più breve periodo, trascurando le tendenze strutturali di più lungo termine. Ricordare gli elementi essenziali di queste tendenze sembra essere tuttavia necessario per comprendere al meglio il tema delle pensioni nel suo insieme.

Innanzitutto, bisogna ricordare che l’Italia presenta la più alta spesa pensionistica in Europa dopo la Grecia, essendo pari al 16% del prodotto interno lordo (PIL). Per valutare la sostenibilità a lungo termine di questa spesa, è necessario prendere in considerazione le tendenze demografiche del Paese.

Secondo le più recenti stime del Ministero dell’Economia e della Commissione Europea, in Italia vi sono oggi all’incirca 3 pensionati ogni 10 lavoratori. Entro il 2040, vi saranno invece 6 pensionati ogni 10 lavoratori. Pur nella sua semplicità, questo dato illustra in modo chiaro la sfida demografica che attenderà l’Italia nei prossimi vent’anni.

Sebbene la riforma Fornero abbia portato il sistema pensionistico su una traiettoria di sostenibilità, il rapido invecchiamento della popolazione potrebbe far lievitare la spesa pensionistica a livelli di potenziale criticità.

Il Ministero dell’Economia prevede che la spesa pensionistica rimanga intorno ai livelli attuali fino al 2040 e che diminuisca progressivamente in modo strutturale nei decenni successivi, anche grazie al crescere della quota dei pensionati a regime contributivo. Questa proiezione si basa, tuttavia, su una serie di ipotesi ottimistiche, quali, ad esempio, una crescita economica e un andamento del mercato del lavoro ben superiori a quanto osservato negli ultimi decenni.

Il Ministero dell’Economia prevede che la spesa pensionistica rimanga intorno ai livelli attuali fino al 2040 e che diminuisca progressivamente in modo strutturale nei decenni successivi, anche grazie al crescere della quota dei pensionati a regime contributivo. Questa proiezione si basa, tuttavia, su una serie di ipotesi ottimistiche

Per quanto auspicabile, questo scenario potrebbe non avverarsi. Nel caso in cui, ad esempio, l’andamento demografico ed economico sia peggiore del previsto, la spesa pensionistica potrebbe crescere in modo rilevante nei prossimi vent’anni.

Un recente studio del Fondo Monetario Internazionale ha elaborato due scenari basati su ipotesi più pessimistiche rispetto a quelle del Ministero dell’Economia.

Nel primo scenario, in cui la popolazione invecchia più rapidamente, la spesa pensionistica cresce dall’attuale 16% del PIL ad un livello pari al 20% nel 2040.

Nel secondo scenario, in cui ad esempio il tasso di disoccupazione nel Paese rimane più elevato, la spesa pensionistica raggiunge il 18% del PIL nel 2040.

Questi scenari illustrano che la spesa pensionistica potrebbe crescere ulteriormente nei prossimi vent’anni, raggiungendo un picco intorno al 2040, ovvero quando la maggior parte delle persone nate durante il baby-boom degli anni ’60 andrà in pensione. Dopo il 2040, la pressione demografica andrà progressivamente diminuendo, riflettendo i più bassi tassi di natalità dei decenni successivi al baby-boom.

Questi scenari di crescita della spesa pensionistica rappresentano un considerevole fattore di rischio per le finanze pubbliche, se si considera che attualmente il governo contribuisce alla spesa pensionistica con circa il 30% della spesa pubblica.

A nostro avviso, il dibattito pubblico sul futuro del sistema pensionistico dovrebbe dunque prendere in considerazione diverse ipotesi demografiche e di crescita economica a lungo termine, al fine di riflettere un quadro più accurato dei rischi che potrebbero attenderci nei prossimi vent’anni.

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