Salvini e di Maio pronti a non entrare nel governo

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 Il leader del carroccio vuole un leghista al viminale.

Pronti al ‘passo di lato’ da Palazzo Chigi se serve per fare il governo e mettere nero su bianco un programma di cambiamento. Salvini e Di Maio fanno la stessa dichiarazione a distanza di pochi minuti. Il leader del Carroccio Lega, pero’, chiede un leghista al Viminale per garantire ‘i rimpatri’ dei migranti e si lancia in un’offensiva sull’Europa: ‘Meglio barbari che servi’. ‘Vediamo se oggi chiudiamo, poi passeremo ai nomi’, aggiunge. Intanto, continua a soffrire Piazza Affari a -1,8% sull’incertezza per la linea del governo giallo-verde. Lo spread si muove intorno a quota 140, l’euro perde ancora terreno.

Per quel che riguarda il ‘contratto’ tra Lega e M5S per un possibile governo “credo che siamo arrivati oltre i trenta punti, ora pero’ non vorrei sbagliare, comunque e’ un indice molto corposo, c’e’ da lavorare per cinque anni”. Luigi Di Maio, capo politico M5S, lo dice lasciando la Camera.

“La nostra posizione sull’euro non cambia, conoscerete il contratto e vedrete qual e’ la nostra politica europea che vogliamo attuare”. Cosi’ il leader del M5s Luigi Di Maio ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano della posizione dell’eventuale nuovo governo rispetto alle questioni europee. E sulle preoccupazioni all’estero, ha aggiunto: “Guarda caso appena abbiamo fatto l’ipotesi di un governo M5s-Lega cominciano le fibrillazioni. Vedo una certa paura da parte di alcuni eurocrati ma non mi spaventano”. In un eventuale governo a guida Lega-M5s, aggiunge, “tutti i nomi saranno politici perche’ saranno scelti da due forze politiche e non calati dall’alto”. Di Maio ha anche ringraziato “i parlamentari della Lega e del Movimento che insieme ai tecnici hanno lavorato al tavolo perche’ in tempi record hanno messo giu’ tanti risultati”.

“Per quanto riguarda il nome” del presidente del Consiglio del possibile governo Lega-M5S “non si chiude finché non si è chiuso veramente”, dice Di Maio lasciando il palazzo dei Gruppi alla Camera. “Per questo voglio dirvi anche che qualsiasi indiscrezione stia circolando, qualsiasi staffetta, io o Salvini premier, sono tutte questioni che secondo me appartengono ai retroscena e che in questo momento non corrispondono alla realtà”, aggiunge Di Maio. “Qualsiasi nome stia girando secondo me è bruciato”, sottolinea.

Nelle ultime ore prende piede l’ipotesi di un governo M5S-Lega guidato da un 5 Stelle che non sia il leader Luigi di Maio. Sia Salvini che il capo politico del Movimento sarebbero in squadra, a capo di due ministeri importanti, e con ogni probabilità, con due posti da vicepremier. Stando alle voci che circolano nel Palazzo in queste ore, due nomi nelle file grilline sarebbero in pole per la premiership. Si tratterebbe dei ‘pretoriani’ Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. Quest’ultimo, da sempre nel totoministri per un posto da Guardasigilli, siede al tavolo tecnico con i leghisti. Fraccaro, questore anziano della Camera, ha avuto in queste settimane decisive un ruolo più defilato, ma in realtà – a quanto apprende l’Adnkronos – sarebbe impegnato in prima linea nella partita del governo, tant’è che in questi ultimi giorni ha avuto anche incontri ristretti con alcuni esponenti del Carroccio. Altro nome dei 5 Stelle che filtra (ma stavolta da ambienti leghisti) quello dell’uomo ‘ombra’ di Di Maio, Vincenzo Spadafora. Ma l’indicazione del suo nome, ragionano nel M5S, rischierebbe di spaccare il gruppo. Tant’è che i boatos sulla sua presenza nella sua squadra di governo – da molti data per scontata – sta creando già parecchi malumori nelle file pentastellate. Resta comunque in campo l’ipotesi di una staffetta tra esponenti delle due forze politiche diversi dai due leader e che si avvicenderebbero al timone di Palazzo Chigi. In calo invece l’ipotesi di una staffetta tra Salvini e Di Maio, anche se la situazione relativa alla premiership rimane ancora ingarbugliata.

Di Maio e Salvini assicurano che il tavolo tra M5S e Lega sul contratto di governo è a buon punto, anzi, di più, dovrebbe chiudere oggi e i due leader potrebbero salire al Colle entro la settimana. Il leitmotiv è che vengono prima i punti concreti che interessano gli italiani e solo dopo i nomi, ma intanto ‘il Capitano’ fissa le proprie condizioni. “Salvinipremier sarebbe per me l’onore più grande del mondo”, rimarca parlando su Facebook al suo popolo, ma è disposto a rinunciare: “Se serve faccio anche un passo di lato”. Certo, però, che con l’arrivo dell’estate torna il rischio che ricomincino gli sbarchi, e allora “un ministro della Lega che si occupi di sicurezza e di difesa dei confini sarebbe garante che in Italia entra esclusivamente chi ha il permesso”. Quindi il Viminale, ma non solo. “L’emergenza è il lavoro, per questo mi piacerebbe che se questo governo nascerà la Lega si occupi di quello per cui siamo nati, al di là dell’autonomia: del lavoro, dei servizi sociali, del futuro”. E poi una strizzata d’occhio a quella che è sempre stata una parte forte del bacino elettorale del Carroccio, a partire dalla battaglia contro le quote latte europee. Sull’agricoltura e sulla pesca “l’impegno della Lega è sacro, e anche qua mi piacerebbe con un uomo o con una donna della Lega che si occupino direttamente di questo settore”. Altro punto messo a segno il cavallo di battaglia, l’invisa legge Fornero, su cui Salvini assicura che è stato trovato un punto di incontro con i 5 Stelle.Il leader del Carroccio sa che nelle cancellerie straniere un governo ‘antisistema’ suo e di Di Maio è vissuto con allarme, tema a cui è sensibile anche il capo dello Stato, ma di fronte ai segnali critici che vengono dall’estero non mostra alcun timore. Anzi. “Avete visto che rifanno questo giochetto? Dicono che sale lo spread. Vi ricordate come è andato a casa l’ultimo governo legittimamente eletto, quello di Berlusconi di cui anche la Lega faceva parte? ‘Sale lo spread’, ‘preoccupazione a Washinghton’, ‘preoccupazione a Berlino’. Se in questi salottini sono preoccupati vuol dire che stiamo facendo bene”. E al Financial Times, che definisce lui e Di Maio barbari, replica: “Meglio barbari che servi”. L’elenco dei media critici, secondo Salvini, include pressochè tutti i quotidiani, “anche ‘Il giornale’ di casa Berlusconi mi insulta”, ma ‘il Capitano’ non è certo facile allo scoraggiamento. “Più ci minacciano e ricattano, più mi viene voglia di partire con questa sfida”, rimarca, e il messaggio vale anche per il Cavaliere, con cui l’alleanza non è in discussione “perchè il tradimento – mette il punto Salvini – non è nel mio Dna”.

 

 

 

 

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