Purtroppo, non bastano le leggi per rendere concreto quello che è un diritto e un dovere per ogni cittadino che considera il lavoro anche mezzo per il progresso socio/economico del Paese. La realtà, di tutti i giorni, è assai lontana da quanto evidenziato. Il continuo proliferare della disoccupazione mette a dura prova lo stesso sviluppo della Penisola.
Ora, senza essere politici di mestiere, ci sembra evidente che il lavoro è correlato a molteplici parametri che ne possono determinare un incremento o l’inesorabile diminuzione.
In Italia, la crisi politica non ha fatto altro che ampliare un fenomeno che ci ha sempre seguito come una maledizione. Le prove di liberalismo economico non hanno fatto che complicare il quadro occupazionale.
Insomma, la disoccupazione non è stata mai un fenomeno casuale e una politica non lungimirante ne ha favorito l’incremento. Gli stessi ammortizzatori sociali non sono più in grado di mantenere, pur se a tempo, un equilibrio accettabile sulla domanda e sull’offerta sul fronte occupazionale. Perché il lavoro non lo s’inventa, né si può disciplinare solo tramite leggi; sempre che non siano quelle del mercato. Il fronte occupazionale è il termometro dell’economia. Quando quest’ultima cala, la disoccupazione aumenta e si arresta anche la possibilità di avviare nuovi posti di lavoro.
Essere in UE non è, sotto questo profilo, una garanzia. Anzi, quando il mercato internazionale è in fibrillazione, sono gli Stati meno competitivi, com’è appunto il nostro, a pagare il prezzo più alto. Senza eccesso di pessimismo, anche questo “difficile” 2018 si evolve con una percentuale di senza lavoro ancora a due cifre. Se non si riuscirà a spuntare una politica sociale più idonea, i disoccupati resteranno una delle realtà negative nazionali.
Indipendentemente dall’Esecutivo che vedrà la “luce”, ci sono troppe incertezze per investire risorse in Italia. Di conseguenza, riteniamo che il profilo occupazionale sia ancora lontano da una sua concreta soluzione. In conclusione, avere fiducia delle intese politiche resta irrilevante. Come da sempre.
Giorgio Brignola