Quando il Colle dice ‘no’: i precedenti

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Mattarella ha detto ‘no’. E la nomina saltata di Paolo Savona a capo del Mef ha chiuso, prima ancora di cominciare, l’esperienza di governo gialloverde. Ma si tratta davvero di una mossa inedita nella storia della Repubblica? La risposta anche questa volta è un secco ‘no’: nel passato, recente e lontano, è più volte accaduto che il Capo dello Stato rispedisse al mittente la nomina di un ministro. Con l’unica ma sostanziale differenza che, allora, il presidente del Consiglio incaricato aveva già pronto un nome per garantire un’alternativa. Ecco, in breve, tutti i ‘no’ del Colle.

1979 – L’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini disse ‘no’ alla nomina di Clelio Darida alla Difesa. A incassare il rifiuto l’allora presidente del Consiglio Francesco Cossiga, che lo sostituì con il Dc Attilio Ruffini.

1994 – Anche la prima ‘discesa in campo’ di Silvio Berlusconi si è scontrata con la volontà del Colle. Ad opporsi alla nomina dell’avvocato Cesare Previti come titolare del dicastero della Giustizia fu Oscar Luigi Scalfaro. Al posto di Previti, ‘dirottato’ alla guida della Difesa dopo le rimostranze del Colle, l’UdC Alfredo Biondi.

2001 – Nel 2001, alla nascita del governo Berlusconi II, il Cavaliere incassa nuovamente un ‘no’ dal presidente della Repubblica. E ancora una volta lo scranno in ballo è quello della Giustizia. Stavolta a saltare è Roberto Maroni, che incontra l’opposizione di Carlo Azeglio Ciampi. Al posto di Maroni – nominato ministro del Lavoro -, un altro leghista, Roberto Castelli.

2014 – L’ultimo caso vede protagonista Giorgio Napolitano e il suo ‘no’ a Matteo Renzi, incaricato al tempo di formare un governo. Secondo le ricostruzioni, Napolitano respinse il nome del magistrato ancora in servizio Nicola Gratteri alla Giustizia. Al suo posto, la nomina del dem Andrea Orlando. 

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