Rajoy sfiduciato, Sanchez e’ il nuovo premier spagnolo

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Catalogna, procura tedesca chiede estradizione di Puigdemont

Il Congresso dei deputati spagnolo ha sfiduciato il premier conservatore Mariano Rajoy, raggiungendo i 176 voti necessari su 350. Il nuovo capo del governo e’ il leader socialista Pedro Sanchez che parla di ‘pagina nuova nella storia’, promette di guidare il Paese ‘cercando il consenso’ e ‘con molta umilta’ e rassicura il rispetto degli impegni con l’Europa. In Germania intanto la procura generale dello Schleswig-Holstein ha presentato una nuova richiesta di estradizione per l’ex presidente catalano Puigdemont alla corte d’appello del Land.

Ribaltone alla guida della Spagna: con il sostegno di una maggioranza eterogenea che preannuncia un futuro decisamente instabile, il socialista Pedro Sanchez ha disarcionato Mariano Rajoy ed e’ diventato il nuovo capo del governo. Nel voto alla Camera sulla mozione di sfiducia, Sanchez ha ottenuto il sostegno di 180 deputati, 169 i contrari e un astenuto. Il nuovo premier ha gia’ parlato al telefono con re Felipe VI e dovrebbe giurare al piu’ tardi sabato al palazzo della Zarzuela. Rajoy lascia La Moncloa dopo oltre otto anni: e’ stato il premier piu’ longevo dai tempi del regime di Franco ma e’ anche il primo a incappare a cadere per una mozione di sfiducia. Negli ultimi mesi il suo governo era stato indebolito dalla questione catalana e soprattutto dallo scandalo Gurtel, la piu’ grave trama di corruzione e traffici della Spagna democratica che ha al centro il Partito popolare. A succedergli e’ il 46enne Sanchez, un ex professore di economia che non e’ neppure deputato: il “bel ragazzo”, audace per alcuni, sfacciato per altri, si e’ preso una rivincita che sembra impossibile solo due anni fa. Sconfitto nelle ultime due elezioni e poi espulso dalla guida del partito, vi e’ tornato dalla porta principale e ha vinto la sua scommessa piu’ rischiosa: ha promesso di occuparsi con “umilta’ di tutte le sfide che il Paese deve affrontare”, a cominciare dall’”emergenza sociale”, la disoccupazione e l’insicurezza che affliggono il Paese, nonostante la ripresa economica. Sanchez ha anche gia’ promesso il rispetto degli impegni con l’Europa e ascolto nei confronti della Catalogna, verso cui ha un approccio piu’ morbido rispetto a Rajoy. Dopo giorni di braccio di ferro, Rajoy ha riconosciuto la sua sconfitta in Parlamento ancor prima che la mozione di sfiducia fosse approvata con 180 voti a favore, 169 contrari e un astenuto. “E’ stato un onore lasciare una Spagna migliore di quella che ho trovato”, ha detto. Contro di lui si sono schierati, accanto i deputati socialisti del Psoe, quelli della sinistra radicale di Podemos, i nazionalisti baschi e quelli catalani insieme ad Esquerra repubblicana e poi Compromis e Nueva Canarias.

La domanda ora e’ quanto tempo Sanchez sara’ in grado di governare con una maggioranza che appare del tutto instabile. I suoi alleati occasionali hanno tutti sottolineato che il loro voto contrario a Rajoy non e’ un assegno in bianco. Le incognite sono piu’ d’una a cominciare, appena Sanchez avra’ assunto l’incarico, dalla scelta delle persone che lo accompagneranno nel primo governo socialista dal 2011. Si capira’ intanto se, come ha promesso, sara’ un governo esclusivamente del suo partito o comprendera’ anche indipendenti. E si dovra’ chiarire la relazione di Sanchez con Podemos, il cui appoggio e’ stato essenziale perche’ arrivasse alla Moncloa. Il Psoe e Podemos vogliono che il nuovo esecutivo governi almeno un anno e mezzo, non vogliono le elezioni, come invece vorrebbe Ciudadanos, con il vento in poppa dei sondaggi. Ma 84 deputati non sembrano essere abbastanza per garantire la stabilita’ fino al 2020, soprattutto se si vogliono far passare leggi importanti come i bilanci del 2019. Pablo Iglesias vorrebbe entrare in un un governo di coalizione che pero’ il socialista. Anche la vita quotidiana del governo sara’ complicata visto che il Psoe ha solo 84 deputati e al Senato il Pp ha la maggioranza assoluta. Difficile anche la situazione dei Popolari in cui nessuno vuole parlare di successione e tutti insistono che sara’ Rajoy a dover decidere se vuole rimanere alla guida del partito.

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