Notizie d’insegnanti picchiati e un lontano ricordo

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Ho letto la recente notizia: “Non era per nulla d’accordo con il brutto voto dato al figlio, così oggi una mamma si è scagliata contro l’insegnante, con uno spintone che l’ha fatta cadere a terra. La prof, ferita al labbro, è stata costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso. E’ successo all’uscita di una scuola a Caselle di Selvazzano, nel padovano (ANSA)”. Ed è affiorato alla mente un lontano ricordo.

Frequentai solo la prima nella scuola comunale, poi andai dalle monache. Due suore le ricordo bene: suor Solidea, piccola, pelle bianca e occhi nerissimi, un angelo bello che mi portava i panini caldi dalla cucina (c’era la guerra e avevo fame),  e suor Fernanda, alta, rossiccia di pelle, asciutta. Un giorno, arrabbiatissima per il chiasso che stava facendo la scolaresca, con strilli e minacce impose a tutti di non aprire bocca e di non battere ciglio. Poi ordinò al capoclasse di ritirare i quaderni e non so se per mia distrazione o per quella dell’alunno incaricato, il mio quadernetto rimase sul banco. Che fare? Poiché non si poteva aprir bocca, presi il quaderno e lo portai alla maestra, e la maestra sfogò la rabbia repressa sull’incauto diligentissimo tranquillissimo piccolo alunno che aveva battuto ciglio. Botte da orbi, e poi fuori dalla porta: “Stai lì come un cane”. Disse davvero queste parole o le ho sognate? Spero con tutta l’anima che dopo questa mia segnalazione, suor Fernanda sia arrestata in cielo dagli angeli del Signore. Non vorrei che san Pietro, ingannato dall’abito, le avesse aperto le porte del paradiso. Mia madre andò a protestare energicamente, come il solito quando qualcuno metteva le mani addosso ai figli. A quel tempo gl’insegnanti potevano picchiare gli alunni. Difficilmente i genitori protestavano.

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