Il caso del messicano Marquez scuote i mondiali di Russia

Sport & Motori

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di Andrea Ranaldo

È un Mondiale agrodolce quello di Rafa Marquez, icona del calcio messicano: scendendo in campo nella sfida contro la Germania, il difensore tricolor ha infatti agganciato due leggende del calcio mondiale come il connazionale Antonio Carvajal e il tedesco Lothar Matthaus in testa alla classifica dei calciatori con il maggior numero di partecipazioni alla competizione iridata, ben cinque.
Tuttavia, negli ultimi giorni Maquez è salito agli onori della cronaca soprattutto per una vicenda extracalcistica molto particolare: l’ex difensore del Barcellona- che ha vissuto anche una parentesi in Serie A con la maglia dell’Hellas Verona – ad agosto del 2017 è stato inserito nella blacklist degli Stati Uniti a causa dell’accusa di riciclaggio di denaro sporco proveniente dal traffico della droga, dopo che il suo nome è stato accostato a quello di Raul Flores Hernandez, uno dei più grandi narcotrafficanti del continente.
Il calciatore, che non è mai stato accusato penalmente, ha sempre respinto al mittente ogni tipo di insinuazione, ma questo non ha impedito al Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti di congelargli tutte le attività finanziare effettuate negli Stati Uniti, o comunque legate al Paese americano, imponendogli severe restrizioni che hanno messo a rischio, fino all’ultimo minuto, la sua partecipazione ai Mondiali in Russia.

CONSEGUENZE DELLA BLACKLIST
“Prendiamo sul serio le azioni intraprese dal Dipartimento degli Stati Uniti” – dichiara un portavoce della Federazione messicana – “e abbiamo organizzato tutto nei minimi dettagli per evitare di infrangere le leggi statunitensi”. L’eventuale violazione delle norme sulla blacklkist verrebbe punita in modo molto severa: si rischia una multa di 1,5 milioni di dollari per quelle involontarie, e di 10 milioni di dollari e 30 anni di carcere per quelle volontarie.In concreto, Marquez non può indossare la maglietta d’allenamento ufficiale, per via dello sponsor Coca Cola, e non può nemmeno bere dalle stesse bottigliette dei compagni, visto che provengono da una multinazionale americana. Non può inoltre partecipare a una conferenza stampa in presenza di giornalisti statunitensi, né essere intervistato ufficialmente, poiché sui tabelloni sono presenti marchi a stelle strisce. Anche qualora offrisse una grande prestazione in campo, Marquez non potrebbe nemmeno essere nominato “uomo partita”, visto che il premio è sponsorizzato dalla birra Budweiser, la cui sede legale è negli States.

La FIFA stessa, che ha dispensato a ogni Federazione 1,5 milioni di dollari per permettere alle squadre di prepararsi al meglio per la competizione, ha dovuto fornire al Messico una parte del premio in euro, attraverso banche europee non collegate agli Stati Uniti, proprio per poter fare avere a Marquez la sua quota.
Per fortuna, il difensore messicano è riuscito comunque a scendere in campo senza particolari escamotage: lo sponsor tecnico della nazionale messicana è l’Adidas, mentre il suo fornitore personale è la Puma, entrambi brand con sede legale in Germania.

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