A testa alta. Federico Del Prete: una storia di resistenza alla camorra’

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di Paolo Miggiano con il contributo di Gennaro Del Prete

“E’ una storia sbagliata. / Storia diversa per gente normale / storia comune per gente speciale / cos’altro vi serve da queste vite / ora che il cielo al centro le ha colpite / ora che il cielo ai bordi le ha scolpite…” Così Fabrizio De André in una delle sue ballate, poesie-canzoni struggenti come a volte accade di esserlo alle nostre vite. Quella di Federico Del Prete, un venditore ambulante nella zona di Casal di Principe in Campania, area ad alta densità camorristica, descritta nei suoi aspetti più intrigati e spietati della criminalità organizzata nel romanzo ‘Gomorra’ di Roberto Saviano. Da quel momento oggetto di minacce e ritorsioni. Perciò provvisto di protezione, ora messa in discussione dal neo Ministro degli Interni, Matteo Salvini,  in un sussulto di resa dei conti. Un Ettore suo malgrado Gennaro, fermo alle Porte Scee di Troia ad affrontare consapevole un nemico che lo avrebbe sconfitto e tolto di mezzo perché di ostacolo alla presa della città. ‘Roberto fuj, vattenne via di qua. Qui al Sud è impossibile vivere come un uomo’, così scriveva a Saviano e alla sua replica del perché non se ne andava lui per primo, perché non emigrava rispondeva che lui era finito: ‘Robbè, io vado avanti sino in fondo o è come se non avessi fatto niente.’ Lo invitava ad andarsene e ‘a non farsi sfottere da questi’.

Federico del Prete non accetta l’illegalità e la condivisione del frutto del suo lavoro e degli altri mercanti ambulanti e si oppone con i mezzi di cui dispone: denunce alle autorità giudiziarie, a Comuni, Prefetto, Questore, Carabinieri… tutti quelli che dovrebbero opporsi alle angherie e ai soprusi dei clan criminali e alla corruzione che alligna negli uffici comunali preposti al controllo e alle autorizzazioni.  Fonda il Sindacato Nazionale Autonomo Ambulanti e apre la sede nel centro storico di Casal di Principe, dove più forte è il malaffare. Fa opera di proselitismo fra gli altri venditori, proclama che non è giusto soggiacere alle ingiustizie e si adopera con denunce e azioni a far cessare atteggiamenti intimidatori nei suoi confronti e della categoria. Incominciano a farsi sentire le minacce, i figli presagiscono il pericolo e cercano di distoglierglielo dal continuare a occuparsi dell’andamento dei mercati. Trova alleanze nella Polizia  e nella Magistratura, in Raffaele Cantore, Pm. Su denuncia di Federico, nel corso di un pedinamento viene colto sul fatto mentre ritira il pizzo per conto della camorra e arrestato un vigile urbano della Polizia Municipale di Mondragone.

Viene allestito il processo contro di lui, poi condannato. Ma la sera prima, il 18 febbraio 2002, Federico viene assassinato con 5 colpi di pistola nel suo ufficio mentre è intento a compilare dei documenti. Viene tolto di mezzo un testimone scomodo e soprattutto un uomo coraggioso che aveva dimostrato con la sua condotta che era possibile opporsi alla vessazione degli enti pubblici corrotti e delle cosche criminali che pretendono in cambio di ‘protezione’ il pagamento del pizzo.

Una morte drammatica che getta lo sgomento fra i figli e butta nel panico gli altri commercianti ambulanti che non partecipano alle esequie funebri e non reagiscono a questa ennesima infamia. Sarà il figlio Gennaro a voler riscattare il nome del padre e a convincere Paolo Miggiano, ex elicotterista della Polizia e coordinatore delle attività della Fondazione Pol.is, un ente costituito dalla Regione Campania  per gestire i beni confiscati alla criminalità organizzata e provvedere alle loro vittime, a realizzare questo libro che rende merito ad un uomo che ha fatto della sua vita uno specchio di legalità, consapevole che il suo inevitabile sacrificio sarebbe servito ai figli e ai giovani che verranno ad alzare la testa e a lottare contro le ingiustizie e le sopraffazioni. Di Girolamo Editore, Trapani, 2013, pp. 217, € 18,00, Prefazione di Raffaele Cantone e Postfazione di Tonino Palmese.

Paolo Rausa

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