Il “Metodo Rondine” per la trasformazione dei conflitti

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Giovedì 5 luglio a Roma presso la Camera dei Deputati la presentazione del progetto di ricerca sul “Metodo Rondine”

a cura dell’Università Cattolica di Milano e dell’Università di Padova e le sue nuove frontiere applicative nell’ambito delle elezioni presidenziali in Sierra Leone

Da Arezzo ai confini del mondo in un viaggio lungo quasi 20 anni scaturisce un modello di convivenza unico tra “nemici”. E’ quello sviluppato dall’Associazione Rondine Cittadella della Paceche, dopo aver ricevuto la candidatura al Premio Nobel per la Pace nel 2015, in occasione della presentazione del Rapporto Annuo 2017 giovedì 5 luglio, a Roma dalle ore 11:00 presso la Camera dei Deputati presenta i risultati del progetto di ricerca “Studio e divulgazione del metodo Rondine per la trasformazione creativa dei conflitti” realizzato dalle Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Università degli Studi di Padova con il contributo di Fondazione Vodafone Italia.

Un metodo oggi codificato e riconosciuto a livello accademico, pronto per essere condiviso e applicato sui contesti più vari dal livello interpersonale al conflitto sociale fino ai contesti bellici o postbellici.

Un metodo, sperimentato per 20 anni nel laboratorio di Rondine, nella Cittadella della Pace di Arezzo dove si sono formati circa 180 ragazzi provenienti da luoghi di conflitto in tutto il mondo (dal Medio Oriente al Caucaso, dall’Africa sub-sahariana al subcontinente Indiano, fino ai Balcani e all’America) attraverso un percorso unico che per due anni li ha visti convivere con il proprio nemico, imparando ad affrontare il conflitto e a gestirlo, sviluppando nuovi modelli relazionali e competenze specifiche, fino alla definizione di un nuovo modello di governance e di leadership, che oggi consente loro di intervenire nei vari contesti di provenienza di conflitto o post conflitto, come agenti di cambiamento attraverso azioni e progettualità concrete.

Questo studio scientifico, che sarà presentato dai coordinatori universitari della ricerca, prova oggi l’efficacia del Metodo Rondine e dimostra concretamente come sia possibile comprendere le dinamiche stratificate che stanno alla base del “conflitto” offrendo strumenti essenziali per la sua gestione e il suo superamento.

L’iniziativa vedrà la presenza di Ettore Rosato, Vicepresidente Camera dei Deputato, Elisabetta Belloni, Segretario Generale del Ministero degli Aff­ari Esteri, di Maria Cristina Ferradini, Consigliere Delegato di Fondazione Vodafone Italia, Susan Allen, Direttore del Center for Peacemaking Practice, George Mason University e Maurizio Milan, Presidente Associazione Italiana Formatori oltre che del Presidente di Rondine, Franco Vaccari.

Il caso concreto della Sierra Leone. A ulteriore testimonianza delle nuove frontiere applicative del Metodo Rondine nel corso dell’incontro del 5 luglio ci sarà anche la presentazione dei risultati del progetto “Initiative for democratic and peaceful elections” che rappresenta la prima applicazione concreta del Metodo Rondine nei luoghi del conflitto.  Un progetto di formazione e sensibilizzazione, realizzato dai giovani che si sono formati a Rondine, ha fortemente contribuito a evitare episodi di violenza in occasione delle recenti elezioni presidenziali in un paese ancora fortemente instabile come la Sierra Leone che dopo una sanguinosa guerra civile che dal 1991 al 2002 ha visto 50.000 morti, una faticosa ricostruzione su cui si è abbattuto l’Ebola con altri 4.000 morti infine, lo scorso anno ha subito l’ultima tragedia del fiume di fango, che ha sommerso centinaia di vite umane alla periferia della capitale Freetown.

Un progetto avvalorato dalla testimonianza di alcuni dei giovani coinvolti provenienti dalle tribù locali, insieme ai giovani di altri conflitti di tutto il mondo, che hanno operato nel contesto africano, in collaborazione con l’Università locale di Makeni sperimentando una vera e propria trasformazione sociale secondo le linee guida del Metodo. 

 

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