Summit politico in Università per affrontare “Il caso Bergamo”

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Lunedì 2 luglio, il Rettore Remo Morzenti Pellegrini insieme ai vertici dell’Università degli studi di Bergamo Giancarlo Maccarini, prorettore vicario, Paolo Buonanno, Prorettore delegato alla Ricerca scientifica di Ateneo e alla Comunicazione istituzionale, Marco Rucci, direttore generale, Vittorio Mores, dirigente servizi allo studente, hanno invitato tutti i parlamentari bergamaschi e gli assessori e consiglieri regionali bergamaschi per fare squadra verso il futuro di un sistema universitario solido, collocato strategicamente in aree differenti, strettamente connesso al territorio, distintivo sul piano lombardo e nazionale, di eccellenza e dal taglio internazionale. Sette dipartimenti su più sedi tra Bergamo, alta e bassa, e Dalmine.

All’incontro hanno partecipato: Elena Carnevali, deputato PD, Jacopo Scandella, consigliere regionale della Lombardia, Daniele Belotti, deputato Lega Nord, Alberto Ribolla, deputato Lega Nord, Stefano Benigni, deputato Forza Italia, Dario Violi, Consigliere regionale della Lombardia M5S, Guia Termini, deputato M5S, Giulio Centemero, deputato e tesoriere Lega Nord, Claudia Maria Terzi, assessore regionale alla mobilità Lega Nord, Alessandra Gallone, Senatrice Forza Italia.

Sul tavolo, la consapevolezza che il sistema del sapere deve essere al centro di ogni idea di sviluppo e la condizione di sotto finanziamento e sotto dimensionamento in cui sta operando l’Ateneo. Come preannunciato da tempo dallo stesso Rettore che aveva più volte manifestato l’intenzione di incontrare i politici bergamaschi a Roma e in Regione, l’incontro si è svolto nella sala consiliare del Rettorato in un clima disteso e collaborativo. Un utile momento di scambio e confronto al fine di valutare le soluzioni migliori e più efficaci per riequilibrare la situazione di svantaggio subita dall’Ateneo ma soprattutto un appello ai parlamentari bergamaschi per il sottodimensionamento e sotto finanziamento e ai rappresentanti bergamaschi in Regione in materia di diritto allo studio e per un contributo all’edilizia residenziale universitaria, di competenza anche regionale.

Nonostante l’Università degli studi di Bergamo goda di ottima reputazione internazionale, al 94° posto nella prestigiosa Young University Rankings, la classifica delle università mondiali di età pari o inferiore a 50 anni elaborata dalla rivista inglese Times Higher Education e nonostante la riconosciuta qualità della sua ricerca scientifica, come emerso dall’ultima valutazione dell’ANVUR, l’Ateneo si ritrova con un rapporto docenti, personale tecnico amministrativo, studenti tra i più bassi d’Italia: circa il 30% in meno di docenti e il 40% in meno di personale tecnico amministrativo rispetto ad altri atenei con lo stesso numero di studenti. Il numero di matricole, di converso, negli anni, è aumentato significativamente, passando dalle poco più di 4.000 di dieci anni fa alle oltre 6.000 di oggi. Complessivamente, gli studenti iscritti per l’anno accademico 2017 – 2018 sono quasi 19.000 con appena 327 docenti di ruolo e 220 addetti all’area tecnica amministrativa.

Non solo: sebbene l’Ateneo abbia un indicatore di sostenibilità finanziaria al di sopra della media degli atenei italiani, gli attuali meccanismi di assegnazione del fondo di finanziamento ordinario statale hanno solo parzialmente riequilibrato il sotto finanziamento, non risolvendo il problema delle nuove assunzioni di personale docente e tecnico amministrativo, ora indispensabile per la sostenibilità e lo sviluppo dell’attuale offerta formativa. Per tutte le ragioni esposte, infatti, l’Università si è vista costretta a bloccare l’incremento del turnover del personale docente e tecnico-amministrativo, pur disponendo delle adeguate risorse finanziarie.

L’Università degli Studi di Bergamo, che ha in campo circa 50 milioni di interventi senza alcun contributo esterno, si rivolge alla Regione Lombardia affinché individui un percorso che assicuri le funzioni in materia di diritto allo studio. I rapporti in questo ambito sono regolati da due convenzioni, attuative della L.R. 33/04 sul diritto allo studio: la prima sottoscritta il 20 luglio 2006 e scaduta il 19 luglio 2008, la seconda, sottoscritta il 30 settembre 2008 valida sino al 29 settembre 2018. Questi atti normano le modalità di utilizzo dei beni immobili, mobili e delle attrezzature di proprietà regionale e i finanziamenti per benefici economici (borse di studio, contributi mobilità internazionale e premi di laurea); contributo ordinario di funzionamento (gestione degli interventi, delle strutture residenziali e di mensa e costi del personale).

L’Università, unica in Lombardia insieme al Politecnico di Milano, è sempre riuscita a corrispondere la borsa di studio a tutti gli idonei non esigendo interamente le quote della borsa in servizi, di cui si è assunta l’onere, ma destinando lo stanziamento all’erogazione del beneficio in denaro agli studenti bisognosi e meritevoli. Inoltre, a partire dall’a.a. 2012/13, nell’intento di attrarre i migliori diplomati, è stato promosso il Programma “Porte aperte al merito” che  ha consentito di esentare dalle tasse e dai contributi universitari i migliori diplomati immatricolatisi all’Ateneo per gli anni accademici 2012/13 e 2013/14. Infine, dall’a.a. 2014/15 è attivo un programma organico denominato “Top TEN Student Program” a favore degli studenti meritevoli, iscritti o che prendano iscrizione per la prima volta all’Università degli Studi di Bergamo. Il programma esenta totalmente o parzialmente dal pagamento del contributo onnicomprensivo sino al 10% degli studenti iscritti alle lauree triennali, magistrali a ciclo unico e magistrali, che integrino i requisiti soggettivi di merito. Per il corrente anno accademico sono state assegnate 1.011 esenzioni dal pagamento del contributo onnicomprensivo, per euro 1.135.000,00 di minori entrate a favore del bilancio dell’Ateneo. Tali esenzioni si aggiungono a quelle previste per i beneficiari di borsa di studio.

Infine, anche la domanda di residenzialità, in costante crescita. A fronte dei 156 posti letto attualmente disponibili presso le residenze di Bergamo (va Garibaldi, 3/F – 94 posti in camera singola; via Caboto, 12 – 14 posti in camera doppia e 2 in singola) e Dalmine (via Verdi, 72 – 46 posti in camera doppia e 3 in singola) le domande presentate sono state oltre 270, generalmente di soggetti in possesso sia di requisiti di merito che di limitata capacità economica. Nel corrente anno accademico è stato inoltre assicurato l’alloggio ad oltre 300 studenti, sia curricolari che presenti in relazione ai Programmi di Mobilità Internazionale ed Erasmus, attraverso un servizio di accommodation presente sul portale dell’Università che, in forma gratuita, pone in contatto studenti e privati garantendo la stipula di regolari contratti e assicurando una azione di supporto per eventuali difficoltà. Un’emergenza abitativa universitaria in un settore in cui l’offerta condiziona fortemente la domanda a discapito della possibilità di programmare nuovi scambi internazionali e a creare opportunità di crescita culturale tra gli studenti e il Territorio.

Un quadro, come espresso dal Rettore Remo Morzenti Pellegrini, che necessità del supporto del mondo politico: «L’Università ha raggiunto ottimi risultati in termini di spazi per gli studenti, qualità della didattica, riconoscimenti della ricerca e bilanci, rientrando tra i più alti ranking internazionali. Uno studente su due arriva nel nostro ateneo da fuori provincia e in molti casi anche da fuori regione. Qui trovano una città accogliente, servizi collaterali, spazi più che dignitosi e un’offerta formativa al passo con i tempi. A tali nuove attività si è fatto fronte attuando un rigoroso contenimento dei costi di gestione, in particolare delle residenze e del personale, e tramite un diretto intervento finanziario dell’Ateneo. Ma, per fare il salto di qualità e puntare alla vera eccellenza in una regione che beneficia di un contesto unico in Italia, con il Pil pro capite superiore a quello della Germania, abbiamo bisogno di investire ulteriormente nella crescita del nostro Ateneo e per riuscirci serve il contributo di tutti. Vogliamo essere eccellenti per spiegare il sapere, per attrarre risorse, per avere giovani più preparati al lavoro. A 50 anni dalla nascita dell’Università di Bergamo, risorse economiche e spazi non sono più un problema eppure siamo l’ateneo più sottodimensionato d’Italia. Ci servono almeno 130 docenti in più e 90 unità di personale Ata per avere le stesse possibilità degli altri atenei delle nostre dimensioni».

 

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