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L’Italia è stata, da sempre, terra d’Emigrazione. Oggi, per tentare un futuro differente, è tornato ad esserlo. Un fenomeno sociale, che si era ridimensionato, è riapparso; soprattutto in Area UE e sotto una veste più specifica. Ciò che risalta, se si escludono i soliti “fuochi di paglia”, è il disinteresse delle forze politiche, nella generalità, nei confronti dei Connazionali stabilmente fuori della Penisola. Eppure, i conti non tornano. A dispetto di tante promesse, il loro “peso” elettorale conta poco. Perché parte dei Partiti nazionali. Tuttavia, gli italiani nel mondo, con diritto di voto, sono oltre quattro milioni. Una “forza”politica che, se fosse meno dispersa, potrebbero influire tangibilmente sulla governabilità del Paese.

Con una modifica della legge elettorale, chi vive oltre confine potrebbe essere votante autonomo dai partiti nazionali. Nonostante qualche presa di posizione per le quali abbiamo condiviso le nostre tesi, non c’è stato seguito concreto. Insomma, da noi manca una normativa che armonizzi con i requisiti degli italiani oltre confine; con un meccanismo che evidenzi le stesse opportunità degli italiani residenti nello Stivale. Invece, piaccia o no, esiste tuttora un confine, magari meno netto che per il passato, che rileva un “distinguo” tra chi vive all’estero e chi, per sua ventura, è nel Bel Paese.

Presa in esame anche la nostra situazione politica, gli italiani nel mondo potrebbero rappresentare un arricchimento a vantaggio della democrazia nazionale. Se sono, come sembra, le istituzioni che non funzionano, o funzionano a scartamento ridotto, si cambino gli sviluppi “inceppati”. Non ci sono altre percorribili scelte. Il problema non è più quello di inserire l’Emigrato nel tessuto socio/politico nazionale ma, semmai, estendere questo tessuto direttamente nella realtà nella quale i nostri Connazionali oltre confine vivono.  Una Tesi che Di Maio e Salvini non hanno neppure preso in esame.  Insomma, è maturato il momento per correggere le “regole”. Facile a scrivere, ma difficile, purtroppo, a realizzare. L’intoppo, tanto per assegnare un nome all’irreale, è che il Regolamento per definire le norme di voto è complicato e non prevede deroghe del tipo proposto. E’ mai possibile? Un interrogativo che, ovviamente, rafforza la nostra nota d’apertura.

Giorgio Brignola

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