Essere un morto di serie Z

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L’Italia ha raggiunto un altro picco di civiltà. Il 6 agosto a Ripalta (FG) un furgoncino contenente 15 braccianti si è schiantato contro un tir proveniente dalla direzione opposta provocando la morte di 12 di loro. Una strage colma di inciviltà per come sono stati trattati i corpi dei giovani ragazzi di ritorno da una giornata lavorativa sui campi di pomodori. Come riportato da Fanpage.it, i corpi sono stati lasciati sull’asfalto per ore senza essere subito portati in obitorio per le operazioni di riconoscimento da parte dei conoscenti e/o familiari. “Sono morti di serie Z”, questa è stata la risposta degli operatori alla domanda sul perché fossero stati lasciati in quelle condizioni.

Questa lezione di civiltà è l’ennesima dimostrazione della poca considerazione che godono coloro che lavorano per portare sulle nostre tavole prodotti alimentari rappresentativi dell’orgoglio italiano come pomodori, uva, arance e molto altro; prodotti che noi siamo disposti a pagare sempre meno e che si riflette sulla condizione economico-lavorativa dei braccianti impiegati nel settore agricolo. Minore è il prezzo di vendita, minore è il salario.

Lavoratori senza tutele contrattuali, con una paga oraria tra i 2 e i 3 euro, costretti a vivere in alloggi di fortuna spesso ricavati in edifici abbandonati o in vecchie auto (come la baraccopoli di Rignano, nel foggiano, che ospita circa 1000 persone). Le condizioni di vita di questi lavoratori stagionali sono ai limiti della civiltà, spesso senza acqua potabile, fognature, gas o elettricità.

Nonostante la consapevolezza generale di questa condizione disumana, il caporalato continua a lucrare sulla vita e sul bisogno di questi individui, anzi con la consapevolezza di essere protetti da un sistema parallelo allo stato che garantisce la persistenza di questa situazione nonostante tutti quanti, dalle forze dell’ordine alla società civile, ne siano a conoscenza.

Per la giornata odierna sono convocate due manifestazioni di protesta: una indetta dall’Usb con partenza proprio dal ghetto di Rignano fino alla prefettura, la cosiddetta ‘marcia dei berretti rossi’, proprio quelli che i braccianti agricoli portano sul capo mentre raccolgono i pomodori; l’altra a cui hanno aderito Cisl, Cigil, Uil e una serie di associazioni che si terrà nel pomeriggio.

Per il ministro degli interni Matteo Salvini gli obiettivi da perseguire nel breve termine sono “aggredire i patrimoni dei mafiosi che campano di caporalato e di sfruttamento dell’immigrazione clandestina” e “svuotare progressivamente i ghetti”. Il sindacalista Aboubakar Soumahoro intanto invita su Twitter i politici e in particolar modo il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio e quello delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio: “mettetevi gli stivali e venite ad ascoltarci, venite qui nei campi per capire quello che i braccianti stanno vivendo”.

L’incidente del 6 agosto, preceduto da un altro solo 48 ore prima nel quale sono morti 4 braccianti, è una tragedia simbolo dell’istituzione del caporalato che sfrutta i più deboli e le loro necessità per arricchirsi. Questa è la triste realtà che si cela dietro una bella insalata di pomodori che compriamo a 0.40 €/Kg: sfruttamento e povertà.

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