Preghiera del detenuto

Arte, Cultura & Società

Di

di Padre Ignazio Del Vecchio

Signore Gesù, io sono un carcerato.

Avrei più tempo dei monaci certosini per pregarti,

ma Tu sai quanto sia difficile pregare per un carcerato.

E difficile pregare e credere quando ci si sente abbandonati

dall’Umanità.

Anche per Te fu difficile pregare sulla croce

e gridasti la tua angoscia, la tua delusione, la tua amarezza:

«Padre, perché mi hai abbandonato?».

Un “perché” che sulle tue labbra era diverso,

perché Tu eri «l’Innocente».

Anche Tu fosti un carcerato, un torturato, un imputato e un condannato.

Ad un tuo compagno di condanna, pentito e fiducioso in Te,

hai assicurato il Paradiso: lo hai proclamato Santo.

A Te, Signore, vittima viva di tutte le ingiustizie

commesse dalla giustizia umana, rivolgo il mio grido.

Accettalo come preghiera.

 Tu scusi, perdoni, dimentichi.

Io però non voglio essere commiserato da nessuno:

voglio che si creda in me, nella mia rigenerazione.

Signore, io non voglio perdere la mia dignità umana

per il fatto che sono in galera.

 Non voglio rinunciare ad essere:

voglio credere che almeno Tu,

il più giusto ed innocente dei condannati della storia,

sarai capace di capire le mie lacrime, la mia rabbia.

Tu sei l’unico filo di speranza vera.

Signore Gesù, dammi la fede nella vera libertà

che è dentro di me e che nessuno può strapparmi. 

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