Salvini indagato per la Diciotti, atti al Tribunale dei Ministri

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Insieme a lui indagini anche su un capo di gabinetto 

Matteo Salvini e’ indagato per le vicende della nave Diciotti e risponde di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. Questo il comunicato con cui la Procura di Agrigento ha dato la notizia: ‘La Procura di Agrigento, al termine dell’attivita’ istruttoria compiuta a Roma, ha deciso di passare a noti il fascicolo, iscrivendo due indagati, un ministro e un capo di gabinetto, e trasmettendo doverosamente i relativi atti alla competente Procura di Palermo per il successivo inoltro al tribunale dei ministri del capoluogo’. Durissima la presa di posizione dell’Anm: Salvini ha ‘rilasciato dichiarazioni tendenti ad orientare lo sviluppo degli accertamenti. Si tratta di una interferenza nelle prerogative dell’Autorita’ Giudiziaria; nessun altro soggetto puo’ sostituirsi ai magistrati’.

Dopo le indiscrezioni, l’ufficialita’. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini e’ indagato per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio, nell’ambito dell’inchiesta sul caso “Diciotti” insieme al capo di gabinetto del ministro. E i migranti della Diciotti sbarcheranno: verranno accolti dalla Chiesa nelle diocesi, 20 di loro andranno in Albania, altri 20-25 in Irlanda, paesi che hanno offerto la loro disponibilita’. In una giornata concitata, scandita dalle posizioni ferme del Viminale sul non far scendere i 177 della nave, resta l’ira del ministro, espressa dal palco della festa leghista a Pinzolo: “Essere indagato per difendere i diritti degli italiani e’ una vergogna”, ha affermato. La decisione della procura di Agrigento e’ arrivata al termine della missione romana del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che ha trasmesso gli atti alla procura di Palermo per il successivo passaggio “al tribunale dei ministri della stessa citta’”. Tale procedura di “legge costituzionale 16/1/89 n. 1, permettera’, con tutte le garanzie e le immunita’ previste dalla medesima legge, di sottoporre ad un giudice collegiale specializzato le condotte poste in essere dagli indagati nell’esercizio delle loro funzioni, uno dei quali appartenente ai qualificati soggetti indicati all’articolo 4 della norma costituzionale. Ogni eventuale negativa valutazione delle condotte di cui sopra – spiega – dovra’ essere sottoposta alla autorizzazione della competente Camera”. Decisiva, dunque, la trasferta romana nel corso della quale per tre ore Patronaggio e il suo sostituto Salvatore Vella hanno sentito, come persone informate sui fatti, il capo del Dipartimento Liberta’ civili e Immigrazione, prefetto Gerarda Pantalone, e il vice capo del Dipartimento, prefetto Bruno Corda. Obiettivo di Patronaggio, che nei giorni scorsi era salito su nave Diciotti per una ispezione, era ricostruire la catena di comando per individuare chi ha dato l’ordine di non fare sbarcare i migranti.

“Possono arrestare me ma non la voglia di 60 milioni di italiani, indaghino chi vogliono”, ha detto anche Salvini dal palco della festa della Lega a Pinzolo, “abbiamo gia’ dato abbastanza, e’ incredibile vivere in un paese dove dieci giorni fa e’ crollato un ponte sotto il quale sono morte 43 persone dove non c’e’ un indagato e indagano un ministro che salvaguardia la sicurezza di questo Paese. E’ una vergogna”. “Il procuratore di Agrigento lo aspetto con il sorriso a Pinzolo. Aspetto un procuratore che invece di indagare un ministro indaghi i trafficanti di essere umani e spero che mi stia guardando. Essere indagato per difendere i diritti degli italiani e’ una vergogna”, ha aggiunto, “fuori la politica dalle aule di giustizia”. Il vicepremier incassa la solidarieta’ degli alleati di un centrodestra che, per una volta, si ritrova compatto. Per Giorgia Meloni quello dei pm di Agrigento e’ “un atto sovversivo”, e il governatore della Liguria, l’azzurro Giovanni Toti, chiede addirittura il blocco navale. Da parte degli alleati M5s al momento solo bocche cucite. Nessuno commenta in modo ufficiale, nessun post su Facebook, a dimostrazione dell’imbarazzo che comunque la notizia porta tra i 5 stelle. Lo scontro con i magistrati arriva ad un punto altissimo e nessun pentastellato, ne’ il vicepremier Luigi Di Maio ne’ tanto meno il ministro della giustizia Alfonso Bonafede fanno trapelare nulla. Un silenzio gelido che serve anche, come spesso e’ gia’ accaduto in situazioni difficili in passato, a prendere tempo per concordare una posizione comune.

 

 

 

 

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