Salvini, ‘inchiesta sara’ un boomerang, non voglio immunita”

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Il papa, i profughi della Diciotti accolti a Rocca di Papa 

L’inchiesta sui migranti della Diciotti che lo riguarda sara’ un boomerang, dice il ministro dell’Interno Salvini in alcune interviste, sottolineando di non sentirsi intimorito e di non volere che il Senato dica no all’autorizzazione a procedere: “ho fatto solo il mio lavoro di ministro e sono pronto a rifarlo”. Il Papa fa sapere che i profughi soccorsi andranno in un centro d’ accoglienza cattolico di Rocca di Papa ai Castelli romani. Tre egiziani e un bengalese fermati con l’accusa di essere gli scafisti.

“Da Agrigento verranno tante cose positive e quindi ringrazio il pm perchè sarà un boomerang”. Lo afferma il ministro dell’Interno Matteo Salvini in un’intervista al Messaggero, spiegando che non farà passi indietro perchè non si lascia intimidire. Anzi, va fatta una riforma della giustizia, “ma non per l’inchiesta su Salvini – precisa – ma perchè abbiamo milioni di processi arretrati e questo è uno dei problemi che frenano gli investimenti in Italia. Una riforma dei tempi della giustizia serve. Poi affronteremo la separazione delle carriere e il correntismo della magistratura”.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini e’ indagato per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio, nell’ambito dell’inchiesta sul caso “Diciotti” insieme al capo di gabinetto del ministro. L’ira del ministro, espressa dal palco della festa leghista a Pinzolo: “Essere indagato per difendere i diritti degli italiani e’ una vergogna”, ha affermato. La decisione della procura di Agrigento e’ arrivata al termine della missione romana del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che ha trasmesso gli atti alla procura di Palermo per il successivo passaggio “al tribunale dei ministri della stessa citta’”. Tale procedura di “legge costituzionale 16/1/89 n. 1, permettera’, con tutte le garanzie e le immunita’ previste dalla medesima legge, di sottoporre ad un giudice collegiale specializzato le condotte poste in essere dagli indagati nell’esercizio delle loro funzioni, uno dei quali appartenente ai qualificati soggetti indicati all’articolo 4 della norma costituzionale. Ogni eventuale negativa valutazione delle condotte di cui sopra – spiega – dovra’ essere sottoposta alla autorizzazione della competente Camera”. Decisiva, dunque, la trasferta romana nel corso della quale per tre ore Patronaggio e il suo sostituto Salvatore Vella hanno sentito, come persone informate sui fatti, il capo del Dipartimento Liberta’ civili e Immigrazione, prefetto Gerarda Pantalone, e il vice capo del Dipartimento, prefetto Bruno Corda. Obiettivo di Patronaggio, che nei giorni scorsi era salito su nave Diciotti per una ispezione, era ricostruire la catena di comando per individuare chi ha dato l’ordine di non fare sbarcare i migranti.

“Possono arrestare me ma non la voglia di 60 milioni di italiani, indaghino chi vogliono”, ha detto anche Salvini dal palco della festa della Lega a Pinzolo, “abbiamo gia’ dato abbastanza, e’ incredibile vivere in un paese dove dieci giorni fa e’ crollato un ponte sotto il quale sono morte 43 persone dove non c’e’ un indagato e indagano un ministro che salvaguardia la sicurezza di questo Paese. E’ una vergogna”. “Il procuratore di Agrigento lo aspetto con il sorriso a Pinzolo. Aspetto un procuratore che invece di indagare un ministro indaghi i trafficanti di essere umani e spero che mi stia guardando. Essere indagato per difendere i diritti degli italiani e’ una vergogna”, ha aggiunto, “fuori la politica dalle aule di giustizia”. Il vicepremier incassa la solidarieta’ degli alleati di un centrodestra che, per una volta, si ritrova compatto. Per Giorgia Meloni quello dei pm di Agrigento e’ “un atto sovversivo”, e il governatore della Liguria, l’azzurro Giovanni Toti, chiede addirittura il blocco navale. Da parte degli alleati M5s al momento solo bocche cucite. Nessuno commenta in modo ufficiale, nessun post su Facebook, a dimostrazione dell’imbarazzo che comunque la notizia porta tra i 5 stelle. Lo scontro con i magistrati arriva ad un punto altissimo e nessun pentastellato, ne’ il vicepremier Luigi Di Maio ne’ tanto meno il ministro della giustizia Alfonso Bonafede fanno trapelare nulla. Un silenzio gelido che serve anche, come spesso e’ gia’ accaduto in situazioni difficili in passato, a prendere tempo per concordare una posizione comune.

 

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