Quale futuro per gli Italiani?

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La crescita in Italia sta rallentando, gli ultimi dati Istat evidenziano che oltre cinque milioni di Italiani si trovano in una condizione di povertà assoluta e altri sette milioni in grave deprivazione materiale, cioè nella oggettiva incapacità di sostenere spese per determinati beni o servizi (affitto, bollette, mutuo, pasti adeguati ogni due giorni, riscaldamento della casa, ecc.); in sostanza, oltre dodici milioni di italiani sono marcati ufficialmente come persone disperate. Il tasso di occupazione  (Istat) risulta inferiore al sessanta per cento, ben al di sotto della media europea; il declino demografico si accentua sempre di più al punto che le proiezioni Eurostat indicano che nel giro di una settantina di anni la metà degli abitanti nella nostra amata penisola saranno di origini africane e asiatiche. D’altronde, contrastare le problematiche finanziarie derivanti da una popolazione in declino risulta impresa disperata per l’Italia vista l’impossibilità di seguire autonome politiche monetarie, fiscali e sociali. Mai dobbiamo dimenticare che il nostro Paese è privo di sovranità monetaria essendo legato a una valuta comune -l’euro- nell’ambito di un’unione artificiale priva di concordanza politica; basti pensare agli accadimenti giornalieri che vedono l’Unione Europea senza solidarietà tra i singoli Stati, senza coesione, senza comuni obiettivi geopolitici. Francamente rimango molto perplesso quando sento autorevoli fonti istituzionali e accademiche affermare che la sostituzione della forza lavoro italiana con quella degli immigrati stimolerà la futura crescita economica del Paese. A dir la verità trovo sconcertante che, mentre giovani e preparati italiani applicano le loro competenze trasferendosi all’estero, centinaia di migliaia di immigrati entrano in Italia andando a ingrossare le fila dei nullafacenti o, ancora peggio, delle organizzazioni criminali.

La situazione la vedo sempre più drammatica e la preoccupazione aumenta per il futuro.

Ora l’attuale compagine governativa vorrebbe attuare il suo programma di cambiamento facendo ricorso a un maggior debito; cosa estremamente pericolosa visto che l’Italia opera di fatto con una moneta estera, cioè l’euro. Aumentare ancora il debito pubblico senza avere il controllo della propria moneta è operazione assai rischiosa e fa navigare in acque subdole e ricche di gorghi. Da anni sostengo che stando all’interno dell’euro è impraticabile per l’Italia attuare iniziative economiche difformi dalla desiderata dei nostri controllori di Bruxelles e Francoforte; infatti, qualora non rispettassimo i diktat dei tecnocrati mai eletti da nessun cittadino sarebbe gioco facile per la Banca Centrale Europea chiudere i rubinetti e privarci della liquidità necessaria per far fronte alle nostre necessità.

Peraltro non sarebbero comportamenti insoliti, visto che già si sono attuati nei confronti della Grecia e in parte nei confronti della nostra nazione nel corso della crisi politica del 2011 che portò all’insediamento  del governo Monti strettamente legato agli interessi dei banchieri internazionali.

E proprio su quest’ultimo episodio ci fu la scioccante rivelazione del senatore Massimo Garavaglia durante un convegno a S.Ambrogio il ventuno settembre 2012. In quella circostanza il politico italiano disse chiaramente che alcuni ispettori della Banca Centrale Europea minacciarono di lasciare a secco l’Italia se non si fosse nominato Mario Monti nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri. Insomma, un vero e proprio attentato alle istituzioni del Paese.

Per non parlare dell’incredibile estorsione ai danni del Parlamento Italiano in occasione dell’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione. Ricordate? Mai bisognerebbe dimenticare la confessione dell’ex Ministro della Giustizia Andrea Orlando il giorno tre settembre 2016 durante la festa del Fatto Quotidiano:

“Oggi noi stiamo vivendo un enorme conflitto tra democrazia ed economia. Oggi, sostanzialmente, i poteri sovranazionali sono in grado di bypassare completamente le democrazie nazionali. Io faccio soltanto due esempi. I fatti che si determinano a livello sovranazionale, i soggetti che si sono costituiti a livello sovranazionale, spesso non legittimati democraticamente, sono in grado di mettere le democrazie di fronte al fatto compiuto.

Faccio un esempio. La modifica, devo dire abbastanza passata sotto silenzio, della Costituzione per quanto riguarda il tema dell’obbligo di Pareggio di Bilancio non fu il frutto di una discussione nel Paese. Fu il frutto del fatto che a un certo punto la Banca Centrale Europea, più o meno (ora la brutalizzo) disse: <O mettete questa clausola nella vostra Costituzione o, altrimenti, chiudiamo i rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese>.

Io devo dire che è una delle scelte di cui mi vergogno di più, mi vergogno di più di aver fatto. Io penso sia stato un errore approvare quella modifica non tanto per il merito, che pure è contestabile, ma per il modo in cui si arrivò a quella modifica di carattere costituzionale.”

Insomma, solo due anni fa un Ministro della Repubblica Italiana spiegò come la Banca Centrale Europea avesse compiuto un atto estorsivo a danno del Parlamento Italiano, eppure non mi risulta ci furono prese di posizioni forte da parte dell’allora Governo, non mi risulta una levata di scudi dell’informazione, non mi risulta lo sdegno della élite intellettuale, non mi risultano iniziative da parte di una qualche procura .

Le attuali catene imposte dai vincoli di bilancio, ormai con forza costituzionale, impediscono di attuare una politica di reale sviluppo economico poiché lo Stato può solo indebitarsi attraverso i mercati finanziari regolati dai prestigiatori dell’usura. Mi fa specie che l’attuale governo non sappia che il suo ambizioso programma fa a pugni con la norma sul pareggio di bilancio. I veri pupari hanno lavorato egregiamente, sono riusciti a coordinare i loro burattini in maniera tale da programmarne i movimenti futuri.

E allora, cosa fare? Io penso che i componenti dell’attuale governo per risollevare le sorti di un’Italia sempre più debole, per dare un futuro più sereno agli Italiani, dovrebbero studiare con attenzione gli insegnamenti di un antico connazionale, di un vero maestro della politica, di Niccolò Machiavelli.  La dimensione politica deve riprendersi la sua autentica capacità decisionale iniziando proprio dal riacquisto della sovranità monetaria.

Come non ricordare le parole del prof. Giuseppe Guarino indicate nel suo “saggio di verità sull’Europa e sull’euro”:

“Alla base di ogni moneta vi è sempre una disciplina giuridica. Può essere quella propria di un regime di mercato, quella di un regime di stampo collettivistico, o quella di una economia mista. Queste tipologie, diverse tra loro, hanno un elemento in comune.

ALLA GESTIONE DELLA MONETA E’ SEMPRE PREPOSTA UNA AUTORITA’ POLITICA FACENTE PARTE DELL’ORGANISMO DI VERTICE.

Nei regimi di mercato l’autorità politica è coadiuvata dal responsabile della Banca centrale. L’euro costituisce il primo esempio di una moneta in cui, secondo la disciplina del Trattato, vertici politici, pur partecipando alla gestione della moneta, non ne avrebbero avuto la responsabilità esclusiva.”

Come ben si sa l’euro non è gestito da un’autorità politica emanazione diretta del popolo, bensì da banchieri e loro diretti rappresentanti. Ecco, quindi, che i nostri leader dovrebbero parlare di meno e sforzarsi di seguire i comportamenti dei grandi del passato ed essere, come indicava Machiavelli nel suo Principe: leone e volpe.

Alfred B. Revenge

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